L’ultimo tuffo di Greg Louganis
16 Dicembre 2010
di Stefano Olivari
Arrivano i Giochi. Al trampolino nelle qualificazioni non è il miglior Louganis, al nono tuffo quasi si spacca la testa contro il trampolino: inevitabile che gli venga in mente l’amico Shalibashvili, il sovietico che cinque anni prima alle Universiadi di Edmonton è morto in un incidente analogo (alla piattaforma, però). Greg sanguina, quasi nessuno conosce il suo segreto e per lui è un bene. Gli applicano 4 punti al viso, lo fa un medico senza guanti: sta rischiando di infettare avversari e collaboratori, è il momento peggiore di una vita che di momenti difficili ne ha avuti tanti (soprattutto lontano dalla vasca, fra riformatorio e tentativi di suicidio). Louganis si fa forza e porta a casa il passaggio in una finale, che il giorno dopo stravincerà.
Altro dramma, ma solo sportivo, alla piattaforma. Prima dell’ultimo tuffo il baby-fenomeno (14 anni) Xiong Ni lo precede di 3 punti, anche l’ultima esecuzione del cinese è perfetta. Anche per il miglior Louganis sarebbe argento, ma per l’ultimo tuffo della sua carriera c’è un ‘miglior Louganis’ ancora più forte e determinato. Sorpassa Xiong Ni per 1.14 punti, praticamente niente. Poi scompare, per combattere la sua battaglia e dedicarsi al cinema (poche cose) e agli amati cani: solo nel 1995 racconterà in pubblico della sua malattia, solo con sette anni di ritardo tante persone capiranno il rischio che hanno corso quel giorno a Seul. Grande campione, Louganis, ma in quell’occasione uomo a metà: con l’interesse personale anteposto alla salute del prossimo.
Stefano Olivari
(pubblicato sul Guerin Sportivo)
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