L’ultimo treno dell’Ambrì Piotta

19 Aprile 2012 di Igor Lario Novo

Non è ancora finita la stagione dell’Hockey Club Ambrì Piotta (HCAP), costretto come già l’anno scorso allo spareggio con la promossa dalla Lega Nazionale B e ringraziando il salvagente ancora offerto da regolamenti francamente discutibili. Campionato 2011-2012 iniziato invero con un minimo di buoni risultati, che avevano anche fatto intravedere la possibilità di stare sopra la riga e qualificarsi ai playoff. Nei quali forse l’Ambri non avrebbe potuto vincere nulla (o anche senza forse) ma nei quali nulla sicuramente gli sarebbe stato chiesto di vincere. 50 partite di regular season nella quale, almeno da gennaio in poi, la luce è andata invece spegnendosi. Fino al buio totale e il penultimo posto.

Alla metà esatta (49) dei punti dalla vetta. Con il secondo peggior attacco (+102) e la terza peggior difesa (-153). Numeri che non han detto nulla di buono nemmeno nei play out. Conclusi con due serie in bianco. 4 a 0 la prima con il Langnau. 4 a 0 la seconda con il Ginevra Servette. Serie al meglio delle 7 partite. Sconfitte ai supplementari, ai rigori, lottate, immeritate e onorevoli quanto si vuole, ma che sempre sconfitte sono. Dal 3 aprile sarà quindi spareggio con il Langenthal, che ha fatto fuori il Losanna alla sesta partita, dopo essere stato sotto 2 a 0 nella serie.
Per capire bene di cosa si scrive e soprattutto del perché se ne scriva, bisogna chiarire (e chiarirsi) bene cosa sia l’Hockey Club Ambrì Piotta. Perché quello biancoblu non è un club qualsiasi. Senza presunzione, infatti, si tratta del club sportivo professionistico più originale del mondo. Oltre che fuori dal mondo, sia geograficamente che economicamente. Per la geografia, Ambrì e Piotta sono due frazioni di un paesino di 1000 abitanti circa (Quinto) ai piedi del massiccio del Gottardo. È prima di tutto la squadra di una valle (la Leventina), nel nord del Cantone Ticino. E prima di qualsiasi altra cosa è la squadra dei ragazzi del posto. Tanto che sulle maglie si leggono ancora spesso i cognomi delle famiglie patrizie: Celio, Gobbi, Pestoni (qualcuno vede un futuro in NHL per l’attuale #18, Inti Pestoni, ma noi siamo scettici). Anche se poi non sono mancati i grandi nomi (notare l’uso del passato): Marco Baron e Pauli Jaks, tra i portieri. Dale McCourt, Paul DiPietro, Oleg Petrov, Valeri Kamenski, senza dimenticare Peter Jaks (al quale va un nostro pensiero particolare).
Società radicata nel territorio, che però ha sostenitori in tutta la Svizzera e in tutta Europa. Unico club al mondo (crediamo) a disporre di un aeroporto militare privato ad uso parcheggio, per le auto degli spettatori delle partite casalinghe. Gli unici ad avere la propria sede nella ex stazione ferroviaria del paese (tagliata dalle Ferrovie Federali nel 1995 e solo recentemente riaperta per corse speciali per i tifosi). L’unico club professionistico a giocare ancora in uno stadio semi aperto, vetusto e anacronistico, per lo sport professionistico. E agibile ormai solo in deroga a tutti i regolamenti. Malgrado la pista della “Valascia” sia comunque anche lei qualcosa di unico. 7000 posti, di cui solo 2000 a sedere, ne fanno infatti una delle piste più calde e intimidatorie d’Europa. Molti atleti, soprattutto quelli che arrivano dal Nord America, rimangono sorpresi.
A supporto di tutto questo citiamo Klaus Zaugg, che a proposito della Valascia e dei tifosi biancoblu, che intonano “La Montanara” dopo una vittoria, ha detto: “Non c’è gioia più grande per occhi e orecchie nel mondo dell’hockey – e questo include la NHL”. E aggiungiamo anche un articolo apparso sul canale informativo della International Ice Hockey Federation (IIHF), ormai tre anni fa, che dell’HCAP diceva: “Resiste all’urbanizzazione e ai trend economici dell’hockey moderno”. Anche se economicamente, aggiungiamo noi, resiste ormai davvero a stento. Come è facile capire, infatti, si parla di qualcosa che è fuori da ogni logica di business. Qualcosa per cui i paradigmi che si applicano di norma ad un club sportivo professionistico di alto livello in questo caso non valgono. E non diciamo alto livello a caso. Perché il contesto geografico ed economico è quello che è, ma l’Hockey Club Ambrì Piotta (che compie quest’anno 75 anni, gli ultimi 27 dei quali giocati stabilmente in Lega Nazionale A) non ha nulla da invidiare ad alcuno dal punto di vista sportivo. Se anche è vero, infatti, che non è mai riuscito a conquistare un titolo nazionale, altrettanto vero è che non ci sono altre squadre che possano vantare 2 IIHF Continental Cup e 1 IIHF Super Cup (vinte a fine anni Novanta) battendo avversari come Ak Bars Kazan e Metallurg Magnitogorsk.
Storia e passato (anche recente) di tutto rispetto, quindi. Ma presente dell’Ambri che non ci piace nemmeno un po’. E futuro (con l’attuale dirigenza) tutto da verificare. Questa è la seconda stagione consecutiva nella quale la squadra è costretta allo spareggio salvezza. Rimanere in Lega Nazionale A è un imperativo. In caso di sconfitta e conseguente retrocessione i rischi per la sopravvivenza del club sono secondo noi serissimi. Dovesse finire, sarebbe la fine di una bellissima storia, prima e sopra a tutto, di sport. Cosa che tutti dovrebbero volere evitare.

Igor Lario Novo, 29 marzo 2012

Share this article