Luis Miguel e la tentazione di Mariah Carey

5 Novembre 2021 di Stefano Olivari

La terza ed ultima stagione di Luis Miguel, la serie televisiva appena finita di guardare su Netflix, non è stata all’altezza delle prime due ma è stata lo stesso molto interessante, visto che nel continuo palleggio fra presente e flashback sono state toccate altre parti notevoli della vita e della carriera di uno dei più grandi cantanti latinoamericani di sempre, su tutte il controverso rapporto con Mariah Carey. Non soltanto quello sentimentale e/o sessuale di fine anni Novanta, ma anche quello musicale.

Che si lega all’alternanza di attrazione e repulsione che il cantante messicano ha sempre avuto non per gli Stati Uniti, che anzi ama al punto di essersi stabilito prima a Los Angeles e poi a Miami, ma per il mercato musicale angloamericano mainstream. Poi Luis Miguel ha venduto tantissimi dischi anche negli USA, con innumerevoli soldout ai concerti, ma rimanendo il ‘Sol de Mexico’ e riducendo al minimo quel crossover fra generi che invece ha fatto la fortuna di, per dirne uno, Enrique Iglesias. Mariah Carey pur essendo in parte venezuelana c’entra zero con il latin pop, per questo le era incomprensibile l’ostinazione di Luis Miguel nel voler rimanere in un ghetto anche linguistico, sia pure di lusso, rifiutando proposte cinematografiche e musicali.

Negli anni Novanta un Luis Miguel ancora giovane (è nato nel 1970) avrebbe potuto con facilità effettuare il salto, come tanti cantanti latinoamericani molto meno popolari di lui, ma non volle tradire sé stesso e i suoi gusti personali che con un aggettivo potrebbero definirsi ‘vecchi’: la parte in cui si commuove per i mariachi è una delle più vere e commoventi di una terza stagione piena di mezze verità e anche di incredibili omissioni, come quella riguardante i suoi ultimi due figli o vicende legali solo accennate. Bella comunque l’idea di inserire nella serie una parte della genesi e del making della serie stessa, stra-autorizzata da Luis Miguel (sempre interpretato da Diego Boneta, a sua volta cantante di successo in Messico) e quindi ovviamente di parte.

Va detto che come nelle prime due stagioni di Luis Miguel l’ex quindicenne di Ragazzi di oggi (scritta da Toto Cutugno e Cristiano Minellono, seconda a Sanremo 1985) non fa sconti a sé stesso e si racconta come un cattivo padre, semi-alcolizzato, egoista, assurdamente duro con i fratelli minori e con i pochi che gli sono davvero stati amici. Se la storia fosse inventata sarebbe una grandissima serie, ma affrontando fatti e personaggi reali ha secondo noi qualche buco e qualche sottostoria lasciata incompleta. Certo è magnetica e ben recitata, e tutte le sue 27 puntate di circa un’ora l’una sono assolutamente da binge watching, in spagnolo con i sottotitoli a volte necessari per districarsi fra i vari coño e cabron.

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