Luca Carboni apre il pop-up

16 Ottobre 2015 di Paolo Morati

Luca Carboni

Quanto c’è in Pop-Up del Luca Carboni di… intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film? Sono passati quasi 32 anni dall’esordio di quel 22enne bolognese dalle orecchie grandi e l’aria stropicciata della notte, diventato famoso così di colpo con Ci stiamo sbagliando, quindi la risposta richiede alcune riflessioni. Quelle che spuntano da questo nuovo album sono infatti pagine che confermano quel modo sussurrato e timido di raccontare le storie con cui era stato capace di catturare gli allora suoi coetanei, oltre a convincere Gaetano Curreri a coinvolgerlo nel ‘giro’ di Lucio Dalla, rivestito però dal sound che oggi va per la maggiore (si sente la mano di Michele Canova, in tal senso, uno dei riferimenti della musica contemporanea italiana in fatto di produzioni).

Luca è lo stesso, singolo di lancio, è sostanzialmente l’espressione primaria di questa commistione di due mondi che sta permettendo a Carboni di ritrovare il posto che gli compete in un universo nazionale sempre più figlio dei talent show che sfornano voci, anche belle, ma non autori che donano storie. E per chi è appunto più scrittore di canzoni (da leggere, se vi va, quanto ci aveva raccontato Mario Castelnuovo su questa definizione), la tradizione di un testo immediato, comprensibile ma al contempo pensato, che si basa su narrazione, è più che salutare. Rimane in testa, c’è poco da fare, senza effetti speciali, così come quasi ogni brano di Pop-up.

Le nostre preferite dell’album? Dio in cosa crede e la chiusura affidata a Invincibili. Ma tutto scorre bene per intero, tra il suono moderno che non annega però lo stile personale dell’autore. Certo non c’è una nuova Silvia lo sai, o Farfallina, non c’è Mare mare. E nemmeno l’indimenticabile Fragole buone buone, La mia città o Ci vuole un fisico bestiale. Oppure Inno nazionale…. Per non parlare di splendidi racconti scritti per la musica e la voce d’altri. Solo per citarne un paio: Allo Stadio (con Curreri per gli Stadio) e Solo con l’anima mia (con Ron per Marco Armani). O almeno non c’è ancora. Perché quando esce la novità il passato già sedimentato dovrebbe anche lasciare tempo di crescere ai nuovi arrivati. Nell’epoca del tutto subito, consumato rapidamente e poi gettato non è certo facile, ma noi staremo comunque a vedere ed ascoltare. Silenziosi.

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