L’ottava di Messina

Il punto di Oscar Eleni sulla nostra pallacanestro dopo la vittoria dell'Olimpia Milano nelle Final Eight di Coppa Italia giocate al Forum di Assago...

15 Febbraio 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sul lago siberiano ai confini con la Mongolia per sentire i suoni cosmici che non riusciva a decifrare nel brusio del Forum di Assago dove Gandini e Petrucci, i numeri uno del basket de noantri, sembravano davvero innamorati, anche più degli italiani per sua santità Draghi. Meglio mangiare pesce affumicato sulla rocca dello sciamano con i nomadi buriati che mettersi in coda per sapere dagli agenti assiepati ad Assago come si uscirà da questa crisi. Di soldi, certo, ma anche di idee.

Rinunciando al viaggio con Azzurra Fremebonda verso la bolla di Perm, fresco ai piedi degli Urali, settimana per partite che non saranno indimenticabili contro la Macedonia del Nord (?) ed Estonia, preferiamo rileggere bene i notturni di Peterson che fa girare nel nostro villaggio l’anatema di Mushnick sul New York Post per il basket schiavo del mostro di Frankenstein che si chiama tiro da tre. Secondo Daniele da Evanston questo il primo motivo per considerare il  peggioramento del gioco, con la creazione di giocatori limitati in troppe cose che se la tirano in faccia quando vanno in contropiede.

Questa del tirarsela in faccia è la  giostra del secolo, dal tennis degli italiani che si insultano ai calciatori che la passano spesso ai fantasmi sulle tribune vuote,  ai politici che qui lo dicono e qui lo negano e poi si sentono dire che sono i nostri pilastri perché soltanto i cretini non cambiano mai opinione. Un po’ come chi ci fa sapere che il fastidioso tampone per nasi sensibili è meno utile di quello salivare. Ci informano sempre troppo tardi e confessiamo ai nostri nomadi che siamo più spaventati di chi stava aprendo piste e ristoranti e si trova il cartello ‘Vietato rischiare’.

Aspettando di capire il voltafaccia degli arbitri di calcio per il Nicchi sostituito a sorpresa abbiamo mandato qualche spia al Forum per sapere se Petrucci doveva essere chiamato ancora presidente o magari ministro, considerando i trascorsi comuni nel famoso liceo romano dei gesuiti. Ci hanno detto che sarà  sempre e soltanto O presidente. Lui, prima di tutti sapeva, che nel nuovo consiglio dei ministri sarebbe stata “dimenticata” la scelta di uno capace di far arrabbiare Malagò e il popolo del CONI appena liberato dalle ultime catene. Sarebbe notizia interessante immaginare che  Draghi considera il CONI un vero ministero dello sport, ma sappiamo tutti che il ministro Giorgetti ha una mappa per l’invasione che da tempo cerca di far digerire a quelli del palazzo acca.

Dal lago siberiano sentiamo appena l’eco dei consensi per come Sacchetti ha costruito la Nazionale mentre Elettrino Dalmonte ricostruiva la Fortitudo che lo aveva esiliato. Per togliergli il gusto della ripicca il Totè da lui convocato, per farci sapere che erano altri e volerlo sul mercatino della Montagnola, si è infortunato e allora avanti Simone Zanotti, scoperto davvero quando a Pesaro c’era Boniciolli, ora speranza nel regno di re Gelsomino. Per fortuna il Meo errante ha potuto spiegare ai colti e anche a quelli che pensano di capire tutto che il Tonut non è certo stato escluso. Sa benissimo chi è e cosa può dare. A  Perm spazio per esperimenti e scoperte. Come giusto.

Come saggio sarebbe guardare bene dentro la settima Coppa Italia dell’Armani, l’ottava di Messina, vinta lasciando a sedere Roll, Tarczewski, Micov e Brooks. Certo se avesse perso come l’anno scorso a Pesaro avrebbe patito la gogna dei principi neri del sistema, ma, dopo un anno di tormenti, maneggiando patate altrui, con una squadra pensata a sua immagine insieme a Christos Stavropoulos, qualcosa è davvero fiorito nel giardino di re Giorgio. La coppa torna a Milano dopo quattro anni. Tormentati, confusi gli avversari anche sapendo che i vincitori hanno qualche debolezza come ci dice l’eurolega. Questa volta al muro del pianto ci sono andati altri e Milano ha lasciato tutti ad un bella distanza. Il campionato lo aveva già detto.

Ora si sa che anche nei faccia a faccia questo Messina graffia come ha fatto molto spesso dalla Virtus a Treviso, dalla Nazionale a Mosca, con unica parentesi triste a Madrid dove ha pure divorziato da quel galantuomo che si chiama Lele Molin. Si è capito da come ha strapazzato Venezia che non poteva regalare i suoi centri di riserva senza patire. Contro Reggio Emilia in pezzi, dentro e fuori dal campo, una passeggiata, nella finale contro la Pesaro delle meraviglie di Repesa gli è bastato far sapere ai fumosi del gruppo che non avrebbe tollerato oltre certe scelte e certe facce. Tutto bene nel giorno in cui Ettorre e Galliani cercavano consolazione, per il Milan, per il Monza, mentre Bergomi se la godeva tutta la volata Olimpia prima del sorpasso interista. Certo atmosfera diversa a Varese dove il recupero contro la Fortitudo ha detto a Bulleri, a tutti, che se ci sarà una retrocessione allora la candidata è  fra giardini dove un tempo festeggiavano scudetti e coppe europee.

I saggi, dall’inizio, avevano chiesto di rivedere formula e di non  torchiare i disperati con lo spettro della seconda serie. Niente. Ora la speranza più del Petrucci, inamovibile, sembra Gandini con il nuovo formulario per ammettere una società nel professionismo. Tortona, che prepara addirittura la sua cittadella dello sport,  e Forlì vorrebbero subito chiarezza. Meglio se faranno un viaggio in Siberia. Qui si brinda pensando che  se Cantù ha potuto regalare alla Nazionale uno come Procida allora c’è ancora qualche speranza, augurandosi che chi va fuori trovi la guida giusta, come Fontecchio a Berlino e il nuovo Polonara in Baskonia con Ivanovic.

Felici di aver ritrovato la firma del Pedrazzi sul Corriere nel ricordo di Rubini a 10 anni dalla morte, brindando al ricordo del barone Schull, eccoci fra i coriandoli del Forum mentre si premiano a distanza  i protagonisti di una Coppa Italia che non vorremmo davvero fosse l’unico trofeo della stagione come accadde l’anno scorso, ma la terza ondata sta facendo crollare la certezza di avere ancora pubblico ai palazzi e per molti vorrebbe dire banca in rotta.

Pagelle con mascherina anti banalità in un mondo dove c’è ancora chi vorrebbe tirarsi coriandoli per il carnevale senza aver letto il vangelo del geniale Luca Bizzarri che insieme al suo cane anaffettivo non soffre per mancate cene di gruppo, feste con l’obbligo del divertimento anche se ti girano e continui a preferire il Moro di Ricci alla barca di Prada che va verso la gloria neozelandese.

10 A Gigi DATOME perché ha trovato il modo  per far capire come un buon giocatore sa entrare in scena. Prima uscita da meditare, poi crescendo, padrone del cuore di due partite che contavano.

10 bis a Gelsomino REPESA che ha infilzato avversari che pensavano di metterlo su un moscone. Lui, invece, a Pesaro, è arrivato con la sua barca e adesso tutti ci vogliono salire. Due capolavori e una resa logica per chi non poteva reggere tre partite in tre giorni.

9 A MESSINA che sta scoprendo uomini dietro a giocatori ben pagati. Chi continuerà a fare il bulletto del quartiere prima o poi siederà in tribuna. Anche la scelta del polacco scoperto dalla Treviso creativa dieci anni fa potrebbe sorprendere. Ora gli serve la fata Mab per l’eurolega e la stagione diventerà come la sognava.

8 Roccia HINES, vecchio a chi? Per il messaggio di speranza verso chi non crede che un giocatore possa fare il finto pivot e il finto regista. Geniale.

7 A Carlos DELFINO nel nome di tutta Pesaro, del Robinson che resta e di quello che pur sapendo di andarsene ha fatto cose importanti, per quella battuta sulle tre mutande che si era portato a Milano. Lui ci credeva nel miracolo e quasi riusciva dove spesso gli argentini diventano dei.

6 A RAI ed EUROSPORT per come hanno regalato al basket quattro giornate di basket puro, con telecronisti appassionati e commentatori di qualità.

5 A VENEZIA costretta ad abdicare perché senza cambi veri per Watt aveva una debolezza evidente. Felicità per il Tonut passato al livello bel giocatore, tristezza nel vedere Daye sfuggire a se stesso. Reyer da tenere sempre nel mirino.

4 A REGGIO EMILIA dove l’opera di bonifica doveva essere fatta molto prima. Sostenere Antimo Martino e il progetto, mandare al diavolo i mercenari senza cuore e talento.

3 A POZZECCO che le murene le trova spesso dentro casa, nella sua mente. Gli arbitri saranno anche permalosi, ma lui esagera quando pensa di  essere al centro della scena invece della sua squadra.

2 A TRIESTE se dovesse pensare troppo alla figura modesta fatta contro Brindisi. Ci sarà tempo per tornare a graffiare.

1 A BRINDISI se qualcuno dovesse far capo agli stupidi che ricordano le finali perse, questo viaggio a vuoto. Se perdi per infortunio uomini base non ce la fai, anche se hai trovato la nuova dimensione di Gaspardo e stai valorizzando bene Visconti che avrà pure sbagliato l’ultimo assalto a Pesaro, ma ci piace come giocatore e come giovane speranza.

0 Alla VIRTUS come squadra se dovesse sentirsi assolta perché giustamente il Baraldi ha detto che la colpa del flop di Assago è anche della società. Tutto vero, ma ora Djordjevic deve chiarire bene con i suoi marrani chi merita di avere quella gloriosa maglia. Astenersi dall’assoluzione dei lavativi. Troppi.

 

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