L’originale

26 Luglio 2007 di Stefano Olivari

Nella seconda fase del Mundial 1982 la Francia è capitata nella “poule” sulla carta più agevole, soprattutto se confrontata al micidiale triangolo Italia-Brasile-Argentina, ed esordisce al Vicente Calderon di Madrid il 28 giugno 1982 alle 17.15 contro l’Austria, qualificatasi come seconda del girone di Gijon-Oviedo: l’arbitro della partita sarà l’ungherese Palotai. Le conseguenze della partita di quattro giorni prima contro la Cecoslovacchia costringono Hidalgo a fare delle sostituzioni: Amoros, squalificato per somma di ammonizioni, viene rimpiazzato da Battiston; Platini, dopo il duro colpo alla coscia ricevuto da Panenka nel finale di partita, non riesce a recuperare; al suo posto esordice Jean-Amadou Tigana, rimasto in panchina nelle prime tre partite manifestando una certa insofferenza; anche Lacombe non è al meglio, ma parte titolare al fianco di Soler e Didier Six.
L’Austria del quinquennio 1978–1982 è una squadra povera di fantasia ma molto ben organizzata e solida, con almeno 5/6 giocatori di ottimo livello; si può tranquillamente affermare che, con due passaggi di primo turno in due mondiali consecutivi, quella che scende in campo allenata da Schmidt e Latzke contro la Francia sia la miglior Austria dell’ultimo mezzo secolo. La coppia d’attacco è una delle meglio collaudate del vecchio continente; l’esperienza e il senso del gol di Hans Krankl, centravanti di Barcellona e Rapid Vienna, sono perfettamente integrati dalla velocità del giovane talento Walter Schachner, di proprietà del Cesena. A centrocampo il regista è l’interista Herbert Prohaska, in procinto di passare alla Roma con la quale, dopo il mondiale, vincerà uno scudetto storico; al suo fianco giocano Hattenberger, Hintermaier e Jara. La difesa è guidata da un campione assoluto, il libero Bruno Pezzey, che gioca in Germania, i marcatori sono Krauss, Obermayer e Degeorgi (l’unico che otto anni dopo ritornerà a Italia 90). Ma il vero fuoriclasse l’Austria lo schiera in porta, è l’estremo difensore dell’Austria Vienna (squadra per cui abbiamo un debole), il biondo Friedrich Koncilia. Nel corso di questa partita Koncilia compirà una serie infinita di miracoli, una prestazione al livello di quella di Banks contro il Brasile nel 1970, e grazie a questa partita verrà eletto miglior portiere del Mondiale davanti anche ad una leggenda come Dino Zoff.
Fa caldo a Madrid, ci sono 35 gradi, ma la Francia priva di Platini gioca che è una meraviglia; Tigana, che occupa la zona destra del centrocampo, si integra benissimo con Giresse e Genghini ed in generale la squadra di Hidalgo gioca a calcio in maniera scintillante. Dopo un quarto d’ora Lacombe chiede il cambio e quindi entra Rocheteau, rimasto ai margini dopo la prestazione pessima contro l’Inghilterra all’esordio: l’angelo blu appare completamente trasformato rispetto al pessimo esordio con l’Inghilterra…Pezzey prova a tenere alta la difesa ma Giresse e Genghini con meravigliosi passaggi filtranti armano le tre punte liberandole spesso sole davanti a Koncilia, che con un coraggio ed una classe infiniti esce tempestivamente a chiudere lo specchio della porta agli attaccanti avversari. Le occasioni per i francesi non si contano, solo questo fantastico portiere riesce ad impedire alla sua squadra di capitolare. Al 39′ minuto Rocheteau, davvero incontenibile, viene steso poco fuori dal limite dell’area, sul lato destro dell’attacco francese. È la zona preferita di Bernard Genghini, specialista di questo tipo di giocate. Koncilia lo sa, e piazza in barriera quattro giocatori, da sinistra a destra Obermayer, Hattenberger, Hintermaier e Prohaska…il regista del Sochaux ed il suo magico piede sinistro compiono un capolavoro: la palla, colpita con una forza e una precisione impeccabili scavalca la barriera e va a terminare esattamente all’incrocio dei pali, rimbalzando sul palo interno alla sinistra di Koncilia che si getta eroicamente ma senza successo contro il montante della porta. Il gol di Genghini è un vero gioiello e permette alla Francia di andare al riposo con un vantaggio più che meritato.
Nella ripresa ci si aspetta la reazione dell’Austria, ma è ancora la Francia a dominare. In questa partita, proprio per il gioco spumeggiante della squadra di Hidalgo, nasce il leggendario appellativo “Calcio Champagne”, che rende benissimo l’idea di come i Galletti interpretassero il calcio sempre proiettati all’attacco. Giresse e Genghini, liberati da compiti di copertura grazie alla presenza di Tigana, sicuramente più adatto a questo ruolo rispetto a Platini, fanno girare la squadra in maniera meravigliosa, Rocheteau è in giornata di grazia, un suo gol viene annullato per fuorigioco, uno strepitoso Koncilia gliene nega altri quattro. Qualcuno, ricordando il match con i cecoslovacchi potrebbe temere un calo nel finale, il vantaggio di un solo gol non è sufficiente per essere tranquilli. Ma Ettori oggi rimane praticamente disoccupato, non ci sono pericoli, un’occasione di Baumeister termina in nulla, manca poco, e finalmente arriva il fischio finale… la Francia ha battuto l’Austria, e lo ha fatto in maniera così netta che tutta la stampa internazionale riconoscerà il giorno dopo che i gol di scarto sarebbero potuti essere addirittura una decina, se a difendere la porta austriaca non ci fosse stato il fenomenale Koncilia.
Dopo il difficile girone, in cui la pressione dei media e la dura preparazione premondiale hanno impedito di giocare al meglio, i Francesi si sono sciolti e stanno incominciando a mostrare delle qualità tecniche importanti. Un altro aspetto da considerare è che proprio nella partita in cui è mancato per infortunio Michel Platini, fuoriclasse, capitano e leader indiscutibile della squadra, tutti gli altri giocatori hanno reso al massimo ed il centrocampo Giresse–Genghini–Tigana ha letteralmente sovrastato quello austriaco…forse che per poter andare avanti è necessario rinunciare a Platini? Dopotutto la migliore partita giocata dai Bleus è coincisa con la sua assenza…in realtà non si può pensare di rinunciare ad un giocatore del genere: Platini è e rimane uno dei migliori calciatori del pianeta, ed è privo di significato dire che Giresse e gli altri hanno giocato meglio perché più responsabilizzati; è vero però che la Francia è riuscita a far fronte in maniera assai brillante a questa mancanza, dimostrando che il lavoro di Hidalgo come commissario tecnico è di altissimo livello al di là del talento dei singoli di cui dispone. E proprio Hidalgo, figlio di uno spagnolo di Catalayud, e la cui nipote Paloma è impiegata nell’organizzazione del Mondiale, fa innamorare tutti i giornalisti presenti con la sua intelligenza, con la sua capacità comunicativa fuori dal comune e con dichiarazioni ed aforismi sempre interessanti: “Le grandi squadre, come i grandi giocatori, nascono durante la competizione” oppure “Una grande squadra è quella che comincia nell’amicizia e finisce nell’ambizione”…e quel giorno a Madrid, i Bleus di Hidalgo hanno mostrato al mondo che per la Coppa, ambiziosi come non mai, ci sono anche loro.
Nella seconda partita del girone la Francia è spettatrice della sfida tra Austria e Irlanda del Nord. Due importanti assenze, una per parte, caratterizzano la partita; per gli austriaci già praticamente spacciati non può scendere in campo Hans Krankl, mentre gli irlandesi devono rinunciare al capitano e leader Pat Jennings, fortissimo portiere dell’Arsenal, che sarebbe stato bello vedere nella sfida a distanza contro Friedrich Koncilia. 1 Luglio 1982: al Vicente Calderon, ci sono 38 gradi e di conseguenza i giocatori non possono rendere al meglio; passano i Verdi con Hamilton alla mezzora, ma ad inizio ripresa Bruno Pezzey e Hintermaier ribaltano il risultato. L’Irlanda del Nord reagisce ancora e con Hamilton pareggia per il 2-2 finale. La Francia esulta, basta non perdere nell’ultima gara in programma tre giorni dopo contro i nordirlandesi e si qualificherà alle semifinali. Inoltre i Galletti possono far ben fruttare i tre giorni in più di riposo rispetto ai r

ivali, il cui gioco generoso ma dispendiosissimo anche per via del caldo torrido, presenterà il conto nell’ultima partita a livello di risorse fisiche. Un altro colpo di fortuna per la Francia, ma la fortuna, si sa, presenta poi il conto in maniera crudele…
4 Luglio 1982, tardo pomeriggio al Vicente Calderon di Madrid, dalla partita tra Francia (cui basta un pari) e Irlanda del Nord uscirà la prima semifinalista del Mundial spagnolo. Hidalgo restituisce a Manuel Amoros, che ha scontato la squalifica, il posto di terzino destro richiamando Battiston in panchina, un Rocheteau in condizioni smaglianti viene confermato centravanti (anche perché l’infortunio di Lacombe è piuttosto serio) mentre il vero interrogativo è capire se il recuperato Platini rientrerà in squadra da titolare, andando a toccare un meccanismo che contro l’Austria si era rivelato perfetto, e nel caso, al posto di chi. Hidalgo non ha paura di schierare giocatori di qualità, così Giresse, Tigana e Genghini sono pienamente confermati, e Platini rientra prendendo il posto di Didier Six; quattro centrocampisti dalla classe sopraffina in campo contemporaneamente: ancora nessuno lo sa ma il 4 luglio 1982 nasce il “Carrè Magique”, il quadrato magico (prima maniera, perchè poi Fernandez diverrà titolare al posto di Genghini) della nazionale francese degli anni Ottanta. I nordirlandesi, allenati da Billy Bingham, recuperano in porta Pat Jennings (fondamentale per la sua grande esperienza e leadership) e scendono in campo con un 4-4-2 super-britannico (ovviamente). Linea difensiva con Jimmy Nicholl, McClelland, Chris Nicholl, e Mal Donaghy, centrocampo con McCreery, John O’Neill, Sammy McIlroy e Norman Whiteside (il mancuniano a 17 anni è il più giovane giocatore della storia dei Mondiali, record tuttora valido), e davanti i prestanti Armstrong e Hamilton. Squadra dallo stile di gioco tipicamente britannico, l’Irlanda del Nord mette in campo spirito combattivo ed agonismo come nessun’altra, tuttavia, alla quinta partita in pochi giorni in queste condizioni di caldo arriva a sfidare la Francia praticamente allo stremo delle forze.
La prima mezzora dei Francesi è di studio: non è necessario scoprirsi, il pari è sufficiente e l’Irlanda del Nord è una squadra che merita rispetto, dopotutto dieci giorni prima ha battuto la Spagna padrona di casa al Luis Casanova di Valencia. Al 34′ però Rocheteau serve Platini sulla trequarti, che con una finta evita McIlroy e parte in accelerazione verso l’area di rigore sul lato destro; con un movimento perfetto Rocheteau gli porta via C.Nicholl, Platini riesce ad arrivare sul fondo ed a crossare rasoterra all’indietro per Giresse, il piccolo numero dodici controlla la palla e si gira incrociando rapidamente di destro verso il secondo palo, prendendo Jennings e J.Nicholl (appostato sulla linea) in contropiede: è il gol che apre la partita. Il primo tempo finisce, la Francia ha dominato ma conduce con un solo gol di scarto; in tribuna i Bleus iniziano ad essere chiamati “il Brasile d’Europa” per il modo tutto brasiliano di giocare il pallone rasoterra con rapidi tocchi di prima, prerogativa tecnica della squadra di fenomeni in maglia verdeoro. È pur vero che i Nordirlandesi possono sempre ribaltare con due accelerazioni e un traversone l’azione che la Francia costruisce faticosamente con una paziente rete di passaggi; per evitare qualsiasi rischio bisogna continuare ad attaccare per fare il gol della tranquillità.
Passano due minuti della ripresa: l’Irlanda del Nord si riversa in avanti, un intervento sontuoso di Tresor libera la difesa servendo sulla propria trequarti sinistra Dominique Rocheteau. L’angelo verde alza la testa, è il giocatore più avanzato della sua squadra, alla porta di Pat Jennings mancheranno sessanta, sessantacinque metri, non importa, Rocheteau parte, evita subito con una veronica Dave McCreery, passa la metà campo, avanza, Chris Nicholl lo affronta rinculando lentamente, sa che qualsiasi movimento faccia Rocheteau lo salterà con una finta, deve aspettare il rientro del compagno, ma l’accelerazione dell’attaccante francese è devastante, ormai siamo al limite dell’area, McCreery ha recuperato, è alle sue spalle ma Rocheteau ha già deciso, si sposta la palla sull’esterno e spara un sinistro strepitoso a mezz’altezza sul primo palo centrando un angolo che praticamente non esisteva…Pat Jennings non può fare nulla: è il meraviglioso due a zero francese, un gol da fuoriclasse assoluto di Dominique Rocheteau. Passano venti minuti e la Francia sta gestendo facilmente la partita, Six ha sostituito Soler, c’è una punizione in zona d’attacco per i Bleus, Platini la batte corta per Rocheteau che ha davanti quattro avversari, con un passo magico “destro-sinistro-destro” evita i primi due ed entra in area, altri due gli si fanno incontro ma li anticipa colpendo con una “puntatina” di destro cogliendo tutti in contropiede, la palla si infila delicatamente alla destra di Jennings, è il 3-0. Purtroppo Rocheteau in quest’azione viene toccato duro da Jimmy Nicholl ed è costretto a chiedere il cambio a Couriol, ma il gol, fantastico anche questa volta, rimane eccome…Non è finita: ad un quarto d’ora dalla fine Armstrong accorcia le distanze (solita esitazione di Ettori), ma nessuno si illude: minuto 80′, Platini serve al limite Giresse, Giresse si gira e serve Jean-Amadou Tigana sulla fascia destra, il cross del maliano di prima intenzione è perfetto, Giresse anticipa tutti sul primo palo e dal basso del suo metro e sessantatre fulmina Jennings per la quarta volta sotto la traversa.
È il trionfo: la Francia si qualifica per le semifinali in maniera sontuosa, gli avversari stessi applaudono il gioco frizzante di Platini e compagni, i tricolori sventolano sulle tribune (insieme agli striscioni promozionali del Mondiale 1986 da giocare in Colombia, che dopo il terremoto la Fifa cancellerà assegnandoli al Messico). Sono passati 24 anni da quando Fontaine e Kopa hanno affrontato in una semifinale mondiale il Brasile di Pelè e la generazione di Platini, Rocheteau, Bossis e tutti gli altri è pronta a raccoglierne l’eredità. La partita sarà a dir poco leggendaria…

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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