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Lontani da Doncic

Oscar Eleni 03/02/2025

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Oscar Eleni in catene dentro il cratere tanzaniano di Ngorongoro, pianura del Serengeti, prigioniero nell’area conservativa dove anche fra i 25 mila animali di grossa taglia si fatica a capire chi preferisce la guerra all’amore, chi assalta tifosi su un treno, chi dedica due righe soltanto per ricordare una grande storia nel mondo del basket. È accaduto proprio sotto il portone di casa, cortile italiano. Gente di Udine mischiata a gente di Salisburgo in caccia di “nemici” che  seguono il Venezia calcio messo anche peggio di una Reyer basket che al momento è fuori da tutto. Coltellate a go go. Giorni senza memoria, lo abbiamo visto e capito  mentre si litigava fra le pietre d’inciampo, piangendo per la mancanza di coreografie al derby  di San Siro, fra terrapiattisti e negazionisti, confusi dal viavai nei giardini di chi comanda nel mondo e sghignazza ordinando armi promettendo che ci sarà comunque pace o, magari, un resort di alto livello dove oggi ci sono profughi e macerie.

Ci siamo meritati le catene per non aver trovato la forza di arrivare fino  al Forum nel giorno in cui l’Armani ha fatto entrare nella sua casa della gloria Olimpia il Toni Cappellari  che ha difeso il castello di Bogoncelli e Rubini, ricostruito una società che aveva perduto tutto svegliandosi con Peterson al telefono: scudetti, coppe, un modo di vivere. Una storia vera che certo meritava più di due righe come elemosina in cronaca, che di sicuro avrebbe  gradito il nostro sacrificio anche se è difficile camminare in queste nuvole. Per fortuna Curierun e Prealpina lo spazio lo hanno trovato

Rimpiangendo le albe tristi o felici al Torchietto, i giorni belli e quelli dove era tutto aceto, ci siamo nascosti anche quando sul Domenicale campaniano hanno dedicato storie meravigliose alla Caserta  tricolore della reggia Maggiò. Ci sarebbe piaciuto anche qui aggiungere qualcosa, come avrebbero meritato Sarti, Tanjevic, Maggiò, la sua famiglia, Marcelletti, Giannone, Oscar, gli scugnizzi con la cazzimma. A proposito di scugnizzi, avremmo scritto anche la tua storia caro Dell’Agnello appena battuto da uno dei Gentile a Milano dove l’Urania di super Amato, del Cardani giovane mago, ha fermato la capolista Rimini che tu guidi con stile bosciano, ma, come capitava nella nostra modesta vita sul campo, da giocatore, allenatore, non abbiamo mai trovato il tempo giusto e quindi anche le parole adesso che siamo davvero giornalisti nel mistero come dice il Pedrazzi appena azzoppato. Saremo perdonati? Chiedetelo agli elefanti nel cratere, ai leoni, agli sciacalli e ai babbuini della pianura meno simpatici delle giraffe e dei ghepardi che ci ricordano meglio i balletti sugli scenari del vero basket, ma anche del vero calcio adesso che il nostro mito Guardiola passa più giorni a a dare testate che a fare festa nella Manchester avvilita sia dove gioca il  City sia nell’arena storica dello United.

Per giustificare le assenze abbiamo detto che volevamo scoprire la rampa di lancio dove Jacobs sta preparando un nuovo viaggio fra mondiali, europei e olimpiadi. Lo aspettavamo nella indoor di Boston. Non ci ha fatto una grande impressione andando più o meno come il ragazzo di Thiene, Yassin Bandaogo classe 2004, che ad Ancona ha corso gli stessi 60 metri sempre in 6”63, sfiorando il record degli under di Tortu, altro campione che da tempo è in sofferenza, ma per fortuna chi li sogna e li vorrebbe imitare questi campioni della nostra atletica si sta muovendo bene come la velocista Valensin della Pro Patria, marchio protetto dai figli storici del Mastropasqua. Pure lei in armonia come Guignard e Fabbri, splendida coppia  di danzatori suo pattini campioni d’Europa.

Aspettando il terzo mandato di Gravina nel calcio dove pretendono dagli allenatori sacrifici enormi mentre i maneggioni vendono e comprano, tenendo svegli quelli che invece dovrebbero soltanto allenarsi, giocare, senza pensare  ad altro. Un mondo dominante, giornali al servizio, persino pagine per il fantacalcio, cosa  vi lamentate se poi il cornuto è sempre chi dirige e vediamo spettacoli osceni soprattutto nelle giovanili e l’educazione sportiva va a farsi friggere, bisogna pur fare qualcosa per non perdere altre copie e altre edicole, territorio dove  tutti  danno la colpa agli altri, partendo, ovviamente dall’allenatore o dall’arbitro, qualche volta anche o presidente. Inferno ben pagato, si capisce, ma non ha senso.

Con questi tormenti  andiamo alle  pagelle per il basket che in settimana spreme ancora le sue reduci nelle coppe, ma che presto troverà respiro con la Coppa Italia agganciandosi alle finestre con le nazionali per darci l’illusione che ci sia davvero un lavoro alla base per rendere difficili le convocazioni che faranno Capobianco per le donne e Pozzecco con i masculi al momento  sempre gregari nel campionato dominato da altre scuole tecniche.

10 A CAPPELLARI che al basket ha fatto veramente tutto. Una vita dedicata all Olimpia  e allo sport imparato nella grande scuola del Lamber, gesuiti da corsa come diceva il nostro amico Sales nato coi Viganò proprio in quella culla. Toni che sarà con noi oggi ricordando commossi anche il Dino COSTA che al basket bolognese ha dato tanto, insegnando, soffrendo, allenando, facendo bene il dirigente.

9 Al TANJEVIC ritrovato nella bella intervista al servizio delle fantastiche visioni del gruppo din don nel ricordo della  Caserta che ha vinto lo scudetto. Con Boscia, Bianchini e magari  Recalcati il Petrucci potrebbe vivere giorni  sereni e costruttivi, sapendo di per rifondare in un deserto tecnico evidente e non per farsi votare.

8  Al LAMB che ha tenuto le aquile di Trento in testa alla classifica.  Lui e Ford, con capitan FORRAY per dare magia al lavoro di una società che davvero meriterà ogni premio anche se al momento della verità  scoprirà avversarie più complete, più ricche, più tutto.

7 Alla coppia PANGOS e TOTÈ “rinnegati” e forse rimpianti da Milano e Fortitudo perché l’accoppiata con 22 punti a testa tiene Napoli e il coraggioso VALLI nella zona dove la salvezza non è più impossibile come ai tempi  del zero partite vinte.

6 Al GRAY di SCAFATI che ha riportato il sereno dove c’era tempesta e dove RAMONDINO cercava di capire se davvero la sua scelta era stata soltanto follia.

5  A TRAPANI se non darà giusto valore alla partita ben giocata per un tempo e mezzo a Trento perché questi passetti falsi fanno sapere al basket che REPESA è pronto ad affrontare tutti in campo aperto già dalla Coppa Italia come direbbero ROBINSON e ALIBEGOVIC

4 All’EUROLEGA che  giustamente (?) va dove offrono di più ma non può pretendere che tutti siano felici e in grando di raggiungere gli emirati per vedere la loro squadra del cuore. Vedere in televisione è un’altra cosa.

3  Al DONCIC che in una notte si è trovato fuori dalla porta dei DALLAS Mavericks portato in carrozza nel regno di LEBRON ai LAKERS da dove si è sganciato Anthony Davis. Lui, loro, si lamentano, anche se allo sloveno i 335 milioni per 5 anni dovrebbero togliere il mal di denti, ma in molti dicono che da tempo i due non facessero più squadra.

2 Allo SCOPONE TELEVISIVO dove le dirette per il basket si scontrano nei momenti chiave. Colpa di partite che anche iniziando molto prima si allungano per queste soste premio davanti a monitor che sembrano non chiarire mai anche se mostrano l’immagine dieci volte.

1 Al  PALADOZZA, vero tempio di Basket City, la Bologna porelliana e seragnolista, perché nei giorni in cui avremo le dirette (le avremo?) per le finali di coppa Italia di A2 e  di serie B, ci verrà il magone. Come diceva l’avvocato, che nel palazzo non voleva pubblicità, quello è il vero posto per l’anima dei Lucio Dalla che stanno dentro di noi.

0 Al MESSINA dispettoso che al momento in cui tutti lo mandavano giù, all’inferno, chiedendone la testa, si è preso soddisfazioni importanti alla faccia dei famelici agenti che dopo i troppi infortuni si presentavano al Forum con l’album delle figurine. Ora certo dovrà anche spiegare il divorzio  di tanto tempo fa con il LEDAY meravigliao di questi giorni e anche  i minuti che finalmente ha dato al CARUSO che in campo sembra poterci stare adesso che assaggia carote dopo tanto bastone.

 

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