Lo stile di Cristiano Ronaldo

31 Agosto 2018 di Stefano Olivari

Partiamo dalla fine: Cristiano Ronaldo, il giocatore per i giornalisti italiani più forte del mondo, forse dell’universo, non è stato ritenuto da giornalisti e allenatori di tutta Europa il giocatore più forte d’Europa. Ma il secondo posto non è un disonore, vincere non è l’unica cosa che conta: diversamente la Juventus dovrebbe giocare la serie A da sola, contro la sua Under 23. Ma quando l’egocentrismo di un fuoriclasse si salda con l’atteggiamento standard della squadra più amata d’Italia e dei suoi lacchè i risultati possono essere ridicoli. Come nel caso di un premio UEFA di cui pochi, anche fra gli appassionati di calcio, conoscevano l’esistenza prima del gran rifiuto di CR7 di presentarsi a Monte Carlo, per l’imbarazzo di Marotta e Nedved che hanno inventato una difesa d’ufficio (ma non è una questione di Juve: lo stesso numero il giocatore lo aveva fatto ai tempi del Real, una delle volte in cui non aveva vinto) e anche di quei media che da due mesi hanno trasformato uno dei più grandi campioni della storia del calcio in una specie di santo, con le immancabili foto da famiglia tradizionale. Quando invece Cristiano Ronaldo ha in molti sensi rotto gli schemi, con coraggio e perché se lo può permettere.

La stizza del giocatore e del suo procuratore Jorge Mendes per la mancata assegnazione del premio di miglior giocatore UEFA della scorsa stagione era davvero degna di miglior causa e non solo perché Luka Modric a questo livello non è certo un intruso. Il fuoriclasse portoghese non andando a Monte Carlo ha soltanto fatto una brutta figura, visto che l’anno scorso ad applaudire lui (pur rosicando, come è logico fra campioni) c’erano Messi e Buffon che pure quel premio l’avrebbero meritato. Altro stile, evidentemente, o forse ci siamo persi qualcosa: adesso che è stato accompagnato alla porta Buffon è ancora un maestro di vita, un uomo vero dal quale i Balotelli di questo mondo dovrebbero adorare l’immaginetta? Boh, vedremo.

Bisogna comunque ricordare diverse cose. La prima e forse la più importante è che questo premio non è assegnato dalla politica sportiva, da Ceferin o da chi per lui, ma dai voti di 55 giornalisti di 55 paesi diversi (quelli che compongono l’UEFA) e dagli 80 allenatori (32 più 48) della squadre che la scorsa stagione scorsa hanno disputato Champions ed Europa League. Diamo per scontato che i giornalisti siano incompetenti (ma lo erano anche quando votavano per CR7, allora) o prezzolati dal Real Madrid (Modric negli ultimi 6 anni è stato in realtà al Rayo Vallecano), come si è letto su siti con un target socioculturale più basso rispetto a Indiscreto. Ma gli allenatori di squadre dell’Europa che conta qualcosa di calcio sapranno, forse, e molti di loro Cristiano Ronaldo e Modric li hanno osservati a pochi metri di distanza.

Il secondo aspetto da ricordare è che il Men’s Player of the year della UEFA non è un premio al rendimento in Champions League, dove peraltro Modric ha giocato in media meglio di Cristiano Ronaldo ed ha alzato la stessa coppa, pare, ma un premio complessivo al miglior giocatore di club affiliati all’UEFA. Nel regolamento del premio c’è scritto chiaramente che i giocatori sono giudicati per tutte le loro prestazioni, comprese quelle con le nazionali. E qui è difficile sostenere che il Mondiale 2018 della Croazia di Modric sia stato inferiore a quello del Portogallo di CR7, pur non dimenticando che il portoghese aveva compagni molto più modesti, per quanto (incredibilmente) campioni d’Europa.

Il terzo aspetto da tenere presente è che il premio, nato nel 2010 per differenziarsi dal Pallone d’Oro ai tempi fuso con il premio FIFA (l’idea di Platini era quella di diventare il ‘vero’ Pallone d’Oro), ha sempre cercato di smarcarsi dai premi più conosciuti. Questo non ha impedito di dare il primo posto due volte a Messi e tre a Cristiano Ronaldo in otto edizioni, perché effettivamente stiamo parlando di fuoriclasse che hanno segnato la storia del calcio e che come continuità ad altissimo livello sono anche superiori a Maradona o Pelé. Nelle zone alte ci sono stati come vincitori anche Ribery, Iniesta e Modric, più Xavi, Neuer, Robben, Bale, Suarez, Griezmann, Buffon e Salah sul podio. Insomma, un minimo (giusto un minimo) di respiro in più rispetto al Pallone d’Oro. La quarta cosa da considerare è il calcio, il mitico campo. Cristiano Ronaldo nella scorsa stagione, soprattutto nella Liga, si è sostanzialmente gestito, mentre in Champions è stato al meglio fino al quarto di finale contro la Juventus: non scintillante con il Bayern e addirittura anonimo nella finale, ha pagato qualche problema fisico anche al Mondiale dopo lo strepitoso inizio contro al Spagna. Non è lesa maestà dire, soprattutto di un trentatreenne, che in altre stagioni ha giocato meglio. Piccolo particolare: nella votazione è arrivato secondo, non duecentesimo. Ma da uno che non esulta quando segna un compagno non ci si poteva aspettare un comportamento diverso.

La nostra modesta idea è che Cristiano Ronaldo sia ancora un fenomeno e che il suo acquisto sia in ogni caso stato un affare, ma anche che non c’entri nulla con la cultura della Juventus. Dove puoi, anzi devi, essere arrogante ma nel quadro dell’arroganza del club, non come singolo a seconda di come ti gira. Nessuno, per quanto grande sia stato, all’interno della Juventus è mai stato una provincia indipendente, in grado di stabilire anche modalità della propria presentazione: nemmeno Sivori, nemmeno Platini, nemmeno Baggio. Forse Cristiano è superiore a loro calcisticamente, se ne può discutere, ma di certo ha una testa diversa.

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