Basket
Lo scudetto di Djordjevic
Oscar Eleni 08/04/2020
Oscar Eleni dal lago salato dove si diventa nervosi per il solito pio pio dei servi più sciocchi, narcisi che pur non sapendo come sarà il giorno dopo, contagiati o ancora liberi, sparano alle anatre pensando che siano tigri, leoni. Guarda e passa, diceva l’accompagnatore di Dante all’Inferno. Inutile discutere. Meglio occuparsi, purtroppo, del basket che giustamente ha chiuso la sua stagione.
Doloroso, ma necessario. Logico. Lo avevano detto in molti, ma non ne faremo i nomi per paura di dimenticare le ghette dei generali che lo hanno detto prima degli altri. Si cercano medaglie a qualsiasi prezzo, una battaglia che esaurisce le pile mentali, ma ora siamo davanti ad una delle tante situazioni drammatiche create da questo nemico invisibile, anche più dell’ignoranza e della malafede.
Il basket senza fondi per cominciare da dove si era fermato molto tempo fa: coltivare l’orto di casa, i giocatori, gli allenatori, staccarsi dalle mammelle dei mecenati proponendo loro di tornare quando avranno sistemato le società come si deve fare quando mancano risorse e la carestia fa scappare non soltanto i mercenari a cottimo, ma anche le persone che dovevano essere protette per prime. Salvare le radici come a Las Nubes quando l’incendio aveva bruciato tutte le vigne e distrutto un vino straordinario. Con quella recuperata nella cappella votiva fu ricostruita un azienda diventata storica anche lontano dai vitigni nobili della Francia e dell’Italia.
Vedremo se la Lega saprà farlo, capiremo subito se Petrucci è riuscito davvero a convincere il ministro Spadafora a pulire la lavagna da un professionismo soffocante, sapendo tutti che i governi non durano tanto se anche adesso si litiga per capire chi ha speculato e su cosa, chi ha tagliato i fondi alla sanità pubblica privilegiando il privato, ben conoscendo i nomi degli “eroi” di latta in quel mercato dove l’inchino profondo è sempre stato fatto all’evasore furbissimo che il suo capitale proteggeva nelle contrade dove i soldi non hanno odore e non si da dove vengono. I famosi paradisi fiscali, i mefitici paradisi dei ricchi mai solidali.
Speriamo in bene. Ma, come dovranno fare in tanti dopo questa epidemia, cerchiamo di capire cosa ci è rimasto in casa per poter vivere, magari anche mangiare. Niente sarà più come prima, dicono tutti. Anche gli agenti dei professionisti che vivono con lo sport? Ne dubitiamo. Quelli sono come quel famoso banchiere che in tempo di guerra diceva a tutti: se per le strade scorre il sangue è ora di comprare. Lo sanno e lo temono tutti.
Mentre il sale del lago entra nelle ferite, sarà ora di chiudere i conti anche con questa stagione, aspettando, speriamo non invano, che anche l’Eurolega abbassi la saracinesca sulla norcineria che produceva stuzzicanti paragoni con la macelleria NBA, rendendosi conto che non avrebbe senso finire in estate una stagione travolta da questa pandemia. Rassegnarsi e cercare soluzioni. Sono ben pagati i generali delle Leghe, di questo consorzio europeo. Ci dimostrino che sono davvero i migliori, che sono più logici delle federazioni nascoste dietro ideali che non hanno mai difeso davvero, ideali tipo il valore del risultato sportivo, tipo la difesa delle professioni legate allo sviluppo sano di una disciplina.
La Lega ci pensi bene, perché tutti sanno che il basket è soltanto un piatto di contorno nel palinsesto sportivo di televisioni che mangerebbero a tutte le ore la stessa minestra chiamata calcio. Gioco universale. Tutti pazzi. Non tutti savi ed intelligenti, ma neppure chi si propone come alternativa ha dato prova di essere migliore. Quando poteva, spesso, si è mostrato anche peggiore, soprattutto nel basket.
Chiusura della stagione senza assegnare lo scudetto. Era successo per la guerra, due li hanno tolti a Siena sapendo di punirla perché faceva meglio degli altri quello che quasi tutti avevano pensato inventandosi i famosi contratti con diritto d’immagine. Non finire la stagione vorrebbe dire anche lasciare in sospeso ogni giudizio. I playoff, le partite dentro fuori, lo sappiamo, hanno spesso cambiato lo scenario. Chi avrebbe previsto la Reyer campione d’Italia arrivata a 6 punti dalla Milano di mister Pi che poi non si guadagnò neppure il posto in supercoppa? Chi avrebbe scommesso su Venezia vincitrice della Coppa Italia di quest’anno dopo averla vista perdere la supercoppa contro Sassari, sapendo che era entrata nel ballo pesarese come ottava damigella ?
Certo quelli che ne sanno sempre di più vi diranno che dove c’è buon governo, buona società, buoni tecnici, capita di fare miracoli, pensiamo al Sacchetti di Sardegna, al Buscaglia di Trento, al Menetti di Reggio Emilia, ovviamente alla Reyer di De Raffaele, insomma a tutti quelli che combattevano il Leviatiano milanese ai tempi di Banchi, Repesa, mister Pi, tutti allenatori con scudetto al primo anno, tutti fortunati caduti sul campo che hanno potuto godersi il sabbatico stando a casa loro.
Non avendo questa qualità, non riuscendo più a vedere allenatori in palestra, tenuti fuori dai nuovi nani e dalle loro ballerine, continuiamo a giudicare in base ai risultati del campo, riservandoci il diritto di amare chi fa giocare le sue squadre in un certo modo, chi non accetta ogni compromesso col narcisismo e l’individualismo, insomma con chi avrebbe fatto di tutto per tenersi un Melli, per ingaggiare un Datome, per fare un piano che avesse un senso e non fosse una rumba tecnica tanto per far rumore, con quelli che ti dimostrano con i fatti cosa vuol dire valorizzare i giocatori di una scuola, senza avvilirli, senza lasciarli andare alla deriva perché tanto i punti te li danno i campioni presi al boario cestistico.
Con la stagione chiusa, però, possiamo dire le sensazioni che ci hanno lasciato le 17 protagoniste di una serie A che l’anno prossimo potrebbe essere a 22 squadre, anche se l’idea giusta per tutti sarebbe a 14, anche se i conti li farà il solito oste, quello che in carestia ruba sul vino. Dispiace che la Virtus Bologna non possa raccogliere il buono fatto fino al giorno della chiusura. Qualche buccia sotto i piedi, ma gran lavoro sui campioni, coi campioni, ma anche sui giovani. Partiremmo da questa Virtus per dare gli ultimi voti:
VIRTUS BOLOGNA 7.5 – Ci sarebbe piaciuto vedere Djordjevic nell’arena per l’assalto decisivo all’’Europa che le Vu nere meritano e al titolo, ricordando, però, che nel faccia a faccia di Coppa Italia le hanno prese. Per Djordjevic summa cum laude.
SASSARI 8 – Protagonista sempre, qualche peccato, qualche sbaglio, ma in accoppiata con la TORINO capolista in A2 una stagione super. Pozzecco bravo e in miglioramento.
BRESCIA 7 – Stile Esposito, bella società, tanto lavoro, peccato che ora questa crisi possa scoprire lati resi deboli dalla carestia. Esposito è da 7 in pagella.
MILANO 5 – Tutto sbagliato, tutto da rifare. La squadra, i concetti che la tengono insieme. Messina presidente ha lavorato per ridare un senso alle cose in una società che ha vinto sempre tanto. Ci è riuscito in parte. Come allenatore-presidente sa di aver avallato acquisti sbagliati e qui la responsabilità la dividerà con l’abilissimo Stavropoulos, mago dell’Olympiacos, come tecnico avrà molte cose da rivedere: la sua difesa era finta, il suo attacco spesso inguardabile e uno squadrone di milionari da 70 punti scarsi non si giustifica davvero.
BRINDISI 8 – Bel lavoro, ma con Vitucci si va sul sicuro. Bella società, Marino è migliorato molto, ora servono un palazzo nuovo e una spinta decisa. Vitucci summa cum laude.
CREMONA 7 – Pensavamo che dovesse lottare sul fondo classifica, ci ha stupito. Sacchetti è così, il ruvido che piace. Per lui 8 in pagella.
VENEZIA 8 – In maschera per nascondere cosa teneva nella tasca nobile di una società guidata come dovrebbero fare tutti se vuoi un vivaio fiorente, uomini e donne, se hai in serie A squadre di questo calibro. De Raffaele oltre la laude, ha stravinto quando pensavamo che lo avrebbero incatenato ai Piombi.
FORTITUDO BOLOGNA 7.5 – La squadra che ci ha sorpreso di più. Antimo Martino entra sul cavallo bianco nella serie A vissuta da esordiente, si merita un bel voto.
TRENTO 6 – Hanno fatto il massimo con quello che avevano. 7 al giovane allenatore Brienza che ha talento, 8 alla società.
VARESE 6.5 – Bravissimo Caja, per lui 8 fisso, ha fatto il massimo.
CANTÙ 7 – Gloria a Pancotto e alla Brianza da combattimento. 7 a tutti.
REGGIO EMILIA 5 – 6 soltanto a Buscaglia, il resto tutto da rivedere.
TREVISO 7 – Bella cavalcata anche se il pony nulla poteva contro i destrieri dei veri sciuri. Menetti 8 come sempre.
ROMA 5 – Si salva soltanto Bucchi. Per gli altri sasso al collo e Tevere profondo.
TRIESTE 4.5 – Una grande delusione e ci dispiace per Dalmasson che non merita la sufficienza.
PISTOIA e PESARO senza voto: una battaglia da fare con le spade di latta non la si augura a nessuno.
Chiusura con zero scarabocchio per l’Eurolega che ancora tentenna e non chiude il negozio.