Lo scudetto cagliaritano dei Moratti

5 Marzo 2011 di Stefano Olivari

Nel 1964 il Cagliari sale in serie A per la prima volta nella sua storia. In sole tre stagioni dalla C alla A. Curioso per una squadra di calcio di un’isola povera e semisconosciuta nel centro del Mediterraneo. O no? Intanto l’anno successivo, il 1965, entra in funzione la raffineria della Saras…  

Nel maggio del 1962, lo stesso anno di costituzione del Consorzio Costa Smeralda, il cosìdetto Piano per la Rinascita della Sardegna, diviene legge dello Stato italiano. E’ in quell’anno che comincia la costruzione della raffineria della Saras a Sarrocch e del complesso chimico della Sir a Porto Torres. Nello stesso anno il Cagliari arriva primo nel girone B di serie C e viene promosso in serie B. Nel 1964 il Cagliari sale in serie A per la prima volta nella sua storia. In sole tre stagioni dalla C alla A. Curioso per una squadra di calcio di un’isola povera e semisconosciuta nel centro del Mediterraneo. O no? Intanto l’anno successivo, il 1965, entra in funzione la raffineria della Saras.
Qual è il nesso tra questa escalation e il Piano di Rinascita? Probabilmente nessuno, almeno apparentemente.

Ma tra lo scudetto del Cagliari nel 1970 e la chimica in Sardegna scaturita da quel piano, un nesso c’è eccome. Perché per vincere uno scudetto, in quegli anni come oggi, c’è bisogno di una squadra competitiva. E per allestire una squadra competitiva c’è bisogno di grandi disponibilità di denaro. E’ così che nel 1967 “due gruppi industriali, la Saras e la Sir, acquistano 140 milioni in azioni, e ottengono la maggioranza della Società”, come recita la storia del Cagliari nel suo sito ufficiale. Insomma, allora come oggi, dove c’è calcio c’è denaro e dove c’è denaro c’è politica.
La Saras appartiene ad Angelo Moratti, all’epoca proprietario e presidente dell’Inter.
La Sir (Società Italiana Resine) è invece di proprietà di Angelo Rovelli, detto Nino. Entrambe hanno sede a Milano. Nel 1967 la Sir, termina la costruzione della raffineria Sardoil di Porto Torres e oltre al Cagliari, acquisisce la Rumianca di Machiareddu e il quotidiano La Nuova Sardegna. Infine, sul finire degli anni ’60, i due “Angeli del Varesotto” (entrabi sono nati in due paesini della provincia lombarda), attraverso Giuliano Salvadori del Prato, acquistano il quotidiano L’Unione Sarda. Insomma, la Saras e la Sir, si comprano letteralmente la Sardegna. Con i soldi dei sardi. Perché tutto quel denaro proviene in gran parte dal Credito Industriale Sardo. Per fare un esempio la sola Sir, sino al 1966, assorbe il 65% dei mutui erogati dal Cis per la provincia di Sassari.
Finisce il decennio di colonizzazione e si arriva al 1970.
A quel punto la chimica e il turismo hanno bisogno di pubblicità e la politica ha bisogno di edulcorare la colonizzazione con una parvenza di integrazione e assimilazione della Sardegna all’Italia. Serve una fava per due piccioni: lo scudetto al Cagliari. E lo scudetto arriva sulle sponde del “Golfo degli Angeli del Varesotto” a far uscire dall’anonimato quell’isola semisconosciuta. Il Cagliari conquista le prime pagine di tutti i quotidiani italiani, non soltanto quelli sportivi.
Ma era sicuramente la prima pagina dell’Informatore del Lunedì” scive Franciscu Sedda nel suo libro La Vera Storia Della Bandiera Dei sardi
“l’inserto sportivo dell’Unione Sarda, il principale quotidiano dell’isola , ad esprimere il discorso più coerente. Sotto l’occhiello con la scritta ‘Il Cagliari ha vinto lo scudetto’ campeggiava l’enorme titolo su due righe ‘Campioni d’Italia’, affiancato dal disegno di un tricolore. E sotto, ad esprire l’interpretazione dominante, un fondo dal titolo ‘Un’affermazione della Sardegna’, che non poneva solo l’equivalenza ‘Cagliari/Sardegna’ , ‘vittoria del Cagliari/riscatto dei Sardi’, ma faceva l’apologia dell’integrazione riuscita, attraverso l’idea del non essere più italiani di serie B”.
A conferma di ciò, il grande Gianni Brera, il decano dei giornalisti sportivi italiani, qualche tempo dopo scrisse
: “Lo scudetto del Cagliari rappresentò il vero ingresso della Sardegna in Italia. Fu l’evento che sancì l’inserimento definitivo della Sardegna nella storia del costume italiano. Questa regione rappresentava fino agli anni Sessanta un’altra galassia . Per venirci, bisognava prendere l’aereo e gli italiani avevano una paura atavica di questo mezzo di trasporto. La Sardegna aveva bisogno di una grande affermazione e l’ha avuta con il calcio, battendo gli squadroni di Milano e Torino, tradizionalmente le capitali del football italiano. Lo scudetto ha permesso alla Sardegna di liberarsi da antichi complessi di inferiorità ed è stata un’impresa positiva, un evento gioioso. La Sardegna era fino ad allora nota per la brigata “Sassari”, ma le sue vicende furono un massacro”. Insomma, i due piccioni erano in trappola. Soltanto sei anni più tardi, nel 1976, la Sir di Rovelli sarà indebitata fino al midollo e il Cagliari tornerà in serie B.

Articolo tratto dal sito Cagliarifornia
Link alla versione integrale

(Grazie a Luca per la segnalazione) 

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