Lo sceriffo di Rambo

17 Aprile 2020 di Indiscreto

La morte di Brian Dennehy, dopo una bella carriera da caratterista al cinema e in televisione, e una da protagonista a teatro, è per noi dichiaratamente un pretesto per una riflessione sul personaggio più forte da lui interpretato: lo sceriffo Will Teasle, che nel primo Rambo (First Blood) prende di mira il veterano del Vietnam interpretato e parzialmente ammorbidito (rispetto al libro di David Morrell) da Sylvester Stallone, fin dal suo arrivo nel paesino di Hope, nello stato di Washington.

Nella risposta a John Rambo-Stallone quando questi gli chiede dove si trova il più vicino bar, c’è tutto l’imbarazzo dell’America rimasta a casa nei confronti di chi in Vietnam ha combattuto. Non perché quella guerra iniziata da Lyndon Johnson e chiusa da Nixon fosse totalmente sbagliata, cosa su cui si può discutere, ma perché fu persa. Non per colpa di chi era in prima linea come Rambo, ma fu persa. E agli Stati Uniti non era mai capitato.

Comunque Teasle non è un personaggio totalmente negativo, anzi è un poliziotto non simpatico ma che tenta di far rispettare le regole prima di tutto agli altri poliziotti. Lo stesso Rambo è lontano dalla violenza fine a se stessa, anzi alla fine causa la morte soltanto di uno dei suoi inseguitori e nemmeno direttamente.

La curiosità è che Dennehy, che per la parte di Teasle era stato in concorrenza con Gene Hackman (davvero anche lui adatto), si era fatto a suo tempo cinque anni nei Marines, mentre l’esperienza bellica di Stallone si riduceva a qualche mese in un liceo militare del Maryland. Di sicuro lo sceriffo Teasle rappresenta l’America a cui nel finale si rivolge Rambo, pur parlando con il colonnello Trautman: “Non era la mia guerra. Lei me l’ha chiesto, non gliel’ho chiesto io. E ho fatto quel che dovevo fare per vincerla, ma qualcuno ce l’ha impedito”.

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