L’Italia di Radio Deejay

12 Febbraio 2020 di Stefano Olivari

Il Festival di Sanremo 2020 è stato fra le altre cose anche il Festival di Radio Deejay. Amadeus presentatore e direttore artistico, Fiorello a tutto campo, Nicola Savino all’Altro Festival, Jovanotti come grande assente. La Radio Deejay non di adesso ma di fine anni Ottanta, quella di Claudio Cecchetto prima della vendita, nel 1994, al gruppo Espresso e di Linus direttore, carica che conserva ancora oggi dopo 26 anni.

Una radio che molti adolescenti dell’epoca ricordano con nostalgia, spesso senza mai davvero averla ascoltata visto che per motivi di frequenze si sentiva soltanto a Milano e dintorni e che assunse una dimensione nazionale solo grazie alle reti Fininvest. Una delle intuizioni di Cecchetto fu infatti quella di trasformarla quasi subito in un prodotto anche televisivo, per Canale 5 e Italia 1, convincendo un Berlusconi che da quel mondo era lontanissimo e in ogni caso riteneva che la musica in una tivù generalista non funzionasse.

Stiamo parlando di tante trasmissioni ma soprattutto di Deejay Television, appuntamento fisso del primo pomeriggio (alle 14, di solito) appena tornati da scuola, che oltre ai nomi già citati lanciò Gerry Scotti e Kay Rush, oltre a un numero impossibile da ricordare di gruppi e cantanti. Molti della scuderia Cecchetto e molti no, ma tutti rimasti nel cuore. Soprattutto quelli che fuori da quel mondo non avrebbero avuto riscontri: da Sandy Marton a Taffy, da Tracy Spencer ai Via Verdi, per non dire Sabrina Salerno (anche lei presente a Sanremo 2020) che Cecchetto lanciò nel 1986 con Sexy Girl e il suo memorabile video.

Ognuno ha il suo conduttore di Radio Deejay del cuore, il nostro è Albertino con il suo Deejay Time e non abbiamo ancora digerito il passaggio, sia pure mantenendo una finestra su Deejay, alla cugina M2O. Ma l’unicità di Radio Deejay risiede secondo noi nel fatto noi non essere più da tanto tempo una radio per giovani, come è chiaro dai riferimenti culturali di tanti suoi personaggi. Si può dire che sia una radio cresciuta con i suoi ascoltatori, non ancora così decrepiti da essere un cattivo target pubblicitario.

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