I conti con Mancini e Vialli

8 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

I conti offshore di Mancini e Vialli, rivelati dai Pandora Papers così come quelli di altri sportivi (Ancelotti, per stare in Italia, da poco è venuto fuori Guy Forget) e di migliaia di personaggi con cilindrata superiore, possono tranquillamente essere stati aperti nella legalità (fra l’altro Mancini aveva richiesto lo scudo fiscale e Vialli è anche cittadino britannico) ma il punto non è questo, bensì che non faranno scattare l’indignazione in nessuno. Nemmeno in noi che di conti offshore non ne abbiamo. Domanda non tendenziosa per i cultori della flat tax, di cui facciamo parte: se l’aliquota IRPEF massima in Italia fosse meno del 43%, diciamo il 20, Mancini e Vialli avrebbero tenuto tutto qui? Non è solo calcio, al di là del link fra una delle società in cui aveva investito Vialli e la cordata a cui a inizio 2021 gli Zhang avevano quasi venduto l’Inter, prima di farsi illudere dalla Superlega.

2. Domenica scorsa eravamo al Palalido per il Palalido stesso, uno dei pochi posti in cui ci siamo sempre sentiti a casa (prima presenza da spettatori nel 1974, era la Mobilquattro di Jura e del professor Guerrieri), ma anche per Urania Milano-Bakery Piacenza, prima giornata del campionato di A2. Una realtà che faticosamente aveva creato un suo pubblico, citiamo quella dei Cremascoli ma potremmo fare mille altri esempi anche uscendo dalla pallacanestro, adesso si è trovata a ripartire con poche centinaia di persone soffocate (perché al chiuso è così) dalla mascherina, con le altre che hanno dimenticato la via dello sport dal vivo o che semplicemente non hanno voglia di affrontare tutti gli aumentati disagi. Non si tratta di essere pro o contro il green pass, è semplicemente che non tutti hanno voglia di andarsi a cercare complicazioni per partite che non sono Lakers-Nets. Comunque la capienza al 60% è una buona notizia, al di là del fatto che difficilmente ci saranno esauriti.

3. Mino Raiola nell’intervista a Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport ha fatto la sua solita parte, a costo di smentire se stesso dicendo che l’addio di Donnarumma è stato colpa anche del Milan: fino a ieri affermava proprio il contrario, cioè che fosse stata una scelta di carriera a prescindere dalle offerte di Gazidis e Maldini. Ma al di là di questi giochetti mediatici, cosa rende il caso Donnarumma diverso dal milione di altri analoghi in mille squadre diverse? Proprio la versione del Raiola 1, confermata dalle cifre: il fatto che il portiere della Nazionale, nonché miglior giocatore di Euro 2020, sia andato al PSG non per soldi, perché ne prende meno di quanti gliene aveva offerti il Milan (che già lo pagava tanto prima), ma per ambizione personale e voglia di essere protagonista nella squadra con maggiore visibilità al mondo. Forse è stata una scelta sbagliata, questo lo dirà il tempo, di sicuro è stata una scelta fatta secondo parametri incomprensibili alla maggior parte dei tifosi, per non parlare di noi: cosa c’è di più comodo nel guadagnare più soldi in un ambiente dove sei un idolo e dove non sei obbligato a vincere? Ma comunque i fischi, pur senza senso, se rimangono fischi fanno parte del gioco: meglio avere tifosi che avere clienti. Donnarumma guadagna così tanto per merito del calcio e non del prodotto calcio.

4. Facciamo nostra (in altre parole: copiamo) una considerazione di Claudio Plazzotta di Italia Oggi sulla pubblicità televisiva legata alle partite di calcio. Che nonostante il crollo del mercato pubblicitario costa ancora tantissimo, perché gli investitori alla ricerca di un target maschile non hanno più programmi a cui legarsi e ormai se ne lamentano apertamente: l’intrattenimento, non solo quello in prima serata, è ormai palesemente rivolto ad un target femminile o LGBT. Insomma, senza avere grandi meriti il calcio si è ritrovato senza concorrenti per quanto riguarda le pubblicità rivolte a uomini. Alla fine i soldi veri arrivano dalle vituperate auto, non dai prodotti per depilarsi o per il contorno occhi.

5. Tutti noi abbonati a tutto, quindi anche a Sky, abbiamo ricevuto una mail in cui ci viene ricordato ciò che già era noto: da ottobre Sky Calcio, “senza nessun blocco e nessun buffering” (così viene velenosamente precisato nel comunicato), costerà 5 euro invece di 15,20 al mese dopo essere costato zero nei tre mesi estivi. Certo può non fregare niente di Premier League, Bundesliga e Paris Saint-Germain, ma il discorso vale per tutto: se non te ne importa niente il prezzo giusto è zero. Noi 5 euro, meno di metà del prezzo della pizza mangiata l’altro giorno da Sorbillo (pesto e pomodorini, non aragosta e caviale), li mettiamo.

6. Valery Podluzhnyi è il quindicesimo sovietico medagliato nell’atletica ai Giochi di Mosca a morire prima dei 70 anni, come ha fatto notare Atletica Live. Con la scomparsa del bronzo nel lungo si può dire che il 30% dei medagliati sovietici non sia diventato vecchio, posto che diventare vecchi a tutti costi sia un valore. Lo sport di alto livello è per i giovani, ma non è che faccia diventare giovani (cit.).

(17.00 di venerdì 8 ottobre 2021, appuntamento forse a lunedì)

Share this article