L’Italia degli ex giovani

28 Febbraio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni senza voglia di niente come tanti in giornate buie, ma con un desiderio per provare a sentirsi meglio. Invitare la moglie di Bianchini, la figlia del grande Locchi, doppiatore che andava oltre James Bond, compagna del grande Valerio, appassionata di teatro, a vedere Marina Massironi al Carcano di Milano, per vedere insieme la Verità di Bakersfield. Omaggio ad un a brava attrice, ex moglie di Poretti, che con Aldo, Giovanni e appunto Giacomo ha fatto cose bellissime.

Sulla scena  si deve cercare di capire chi deve giudicare se un quadro, in questo caso un Pollock, è vero o falso. Già, sembra l’opera giusta per ragionare su questo mondo folle che si sbriciola, si fa la guerra, si avvelena ogni giorno mentre nei palazzi diabolici fanno festa i venditori, le bande armate che sanno armare il peggio. Sappiamo chi si arricchisce seguendo il detto che quando c’è sangue nelle strade è il momento d’investire, sangue o un’epidemia direbbe Bertoldo ai tanti re del pianeta.

Siamo confusi, spaventati e anche  ridicoli perché nel lutto ci ostiniamo a cercare nello sport  qualcosa che si possa definire vero, sapendo che a gestirlo sono molti falsari, una cricca di venditori del peggior fumo sulla terra, oracoli impiastricciati che possono fare i loro comodi, vendere tutto, organizzare tanto, pazienza se poi chi va in campo scoppia, non conta se per avere sempre di più chi cerca premi dorati è disposto anche a pagare i Mefisto con la pozione magica.

Sulle barricate con la base? Sarà vera o falsa pure questa base decantata dei presidentoni federali: chi ha vinto a Tokyo e Pechino giura che sono tantissimi i ragazzi rubati al computer e al sofà dai bandi di reclutamento delle società. Sarà vero o falso che Jacobs, Datome, Tamberi, Paltrinieri, corrono, nuotano e saltano in mezzo a tanti ragazzini che preferiscono campi mal tenuti, custodi arroganti, al rito di casa, di classe, fra genitori che se li seguono al campo è soltanto per insultare, gli arbitri, i giudici, gli avversari, meglio se facilmente individuabili perché vengono da posti lontani?

Parli con chi lavora alla periferia e ti ride in faccia se pensi di aver visto emozione presidenziale al momento del successo di Jacobs nella passeggiata di Ancona, unica pista indoor italiana da tempo: lo sapranno quelli che poi portano i campioni  alle varie premiazioni, meglio se in autobus scoperti. Perché ride? Be’, certo la televisione inquadra meglio se lasci la tribuna e vai a bordo campo per stringerti al petto un campione olimpico. La stessa televisione che non sembrava privilegiata agli Assoluti. Seguire la telecronaca fra vocalizzi di presentatori urlanti ci ha fatto venire  il mal di mare come ai giudici sulla pedana dove Larissa Iapichino, al momento, deve spiegare quasi soltanto salti nulli. Certo poteva pensarci la RAI ad isolare la coppia in postazione, ma forse avevano già problemi a darci, ogni tanto, qualche risultato,  anche per leggere un ordine d’arrivo dovevi essere Superman, un po’ come  quando si deve attraversare ai semafori Bolt, in un attimo si va al rosso.

In questa baraonda figurarsi se quelli del calcio sono riusciti a trovare un presidente di Lega, se hanno capito come farà la Juventus del bomber Vlahovic e dell’Allegri cucinato in tutte le salse del mondo critico, a riprendere Milan, Napoli o Inter che fino a ieri erano le tenutarie nella festa giornaliera del fantacalcio.

Fra vero e falso abbiamo assistito anche al “riscatto” della nazionale di basket contro i terribili islandesi. Bologna sa abbracciare il campioni del baloncesto, c’erano tutti, da Prodi a Mancini, da Villalta alla nomenclatura federal legaiola. Siamo riusciti a pareggiare il conto in questa classifica geyser anche senza i “migliori”, chiesti a gran voce, con minacce presidenziali da tempi in cui la Federazione mandava al rogo qualsiasi dissidente, dai giorni in cui i giocatori  dovevano anche lavorare o studiare per garantirsi un domani che oggi viene assicurato da stipendi e premi molto ricchi.

Certo da Petrucci, costretto dall’ignoranza degli interlocutori a ricordare sempre il suo grande curriculum, dal calcio al basket,  per non parlare del Coni, tralasciando la parentesi al Circeo come sindaco, non ci aspettavamo reazione diversa. Lotta da sempre per convincere ragazzi ben istruiti dai manager, dalle famiglie, a considerare la Nazionale l’unica vetrina che li farà qualificare come campioni. Lo dicevano anche ai tempi oscuri di presidenti che si credevano padroni, dando ai loro capi tecnici il potere assoluto quando magari Milano, Varese, Cantù, la bella Bologna, Pesaro poi Treviso o Siena erano davvero grandi d’Europa.

Sì, certo, ce le siamo godute le medaglie delle Nazionali, ma al momento siamo ancora illusi pensando che una Federazione seria  spenderebbe quasi tutto per la sua base dissanguata, derubata anche dei migliori talenti, sapendo che Armani o Zanetti, insomma  le società e chi lo sponsorizza garantiranno buoni allenamenti e sonni quasi tranquilli ai loro soldatini di ventura. Vero o falso che si contano su una mano le società che mandano in serie A ragazzi del loro vivaio? Ci doveva pensare un olandese a Varese, così come i figli di Nikolic hanno fatto per dare fiducia e valorizzare i ragazzi di casa.

Il problema vero sembra questo e casomai si possono sgridare i grandi club se preferiscono ciofeche straniere raccomandate a chi dovrebbe faticare nelle palestre delle giovanili. Questo il grido di dolore federale chiedendo ai grandi ex non solo di fare passerella, auguri ad Antonello Riva, ma di mettersi il saio e andare alla cerca, come si faceva un tempo anche rischiando di passare per Girolimoni.

Sarà vero o falso che questo Paese alla ricerca di feste, amante del carnevale o delle notti per streghe, ha capito davvero la rivoluzione degli italiani di nuova generazione che in questo momento rendo bella e vivace la nostra atletica? Ah, saperlo. Certo che il sorriso della Dosso che supera la tigre Masullo dopo 39 anni, la calma di Jacobs, la bandiera sventolata da Crippa a Napoli, hanno portato felicità e titoli un po’ più grandi, ma poi ci ricordiamo dei berci dalle tribune in quasi tutti gli sport per chi  ha chiesto aiuto qui alla famiglia dello sport.

Pagelle oltre i litiganti sul futuro di San Siro,  nel coro dei ritardi per Milano-Cortina, ma dai, sulla ricerca di un’idea e dei soldi per rendere moderne le nostre arene e dare al’Italia dell’atletica, magari, due o tre piste indoor in più. Noi abbiamo ancora nelle orecchie il canto libero di Giorgio Rondelli, dimenticato nella celebrazione del Giuriati, ma forse solo per vecchiaia e non per vendette postume come ha subito in uno sport dove qualcosa ha dato sicuramente, nei giorni in cui chiedeva ua capannone per fare attività al coperto al XXV Aprile quando la montagnetta era gelata e la pista a pezzi. Una  battaglia giornaliera che ancora continua.

10 All’ITALIA di nuova generazione che in tanti sport sa dire vi vogliamo bene e chi a questi ragazzi sa dire grazie per il vostro talento.

9 A Marcell JACOBS se da Madrid a Belgrado non ci obbligherà a parlare dei diamanti fra i suoi denti, delle collane o dei braccialetti. Ci basta l’uomo di Tokyo e Torun.

8 A Dino ZOFF che sa dire sempre le cose giuste anche ad 80 anni, come quel giorno a Fabriano quando, temendo il giovane cronista che guardava un Processo biscardiano insieme alla Juve del Trap, ci ricordò che stavamo “in mezzo a gente seria, da non tradire”.

7 Ad Antonello RIVA perché anche adesso che preferisce la montagna agli scarichi mefitici di un certo basket non riesce a dire di no quando caterpillar Marzorati parte per nuove crociate.

6 A BOLOGNA per come ha accolto Azzurra fremebonda, dando a tutti un fiore di speranza, dal trio Della Valle, Vitali, Mannion, al guerriero Pajola, al Flaccadori maturato, al Biligha che può testimoniare come, volendo, impegnandosi a capire, in casa Armani si impara anche giocando poco. Accompagnando bene i passi del giovane Spagnolo che, purtroppo, come altri, sogna la NBA che, confessione al caro Iannacci, annoia persino Peterson.

5 Alla REYER e DE RAFFAELE se dovessero ricordare a Petrucci che Vitali e Tonut, fra i migliori anche nel fiordo islandese, sono tornati a casa zoppicando.

4 Alla TELEVISIONE, RAI o SKY o chi volete voi, se non tutela i suoi ascoltatori lasciando  che i loro inviati vengano coperti dai bercianti convinti che le platee si possano animare soltanto galoppando sulle vocali e dicendo il falso su finte imprese in campo o in pista.

3 Alla FIBA che sarà certo soddisfatta per queste ridicole finestre invernali cercando una difesa nella frase più falsa del sistema: i giocatori si stancano per calendari sovraffollati dalle coppe, non certo da campionati esagerati e partite delle Nazionali utili se vendute bene alle TV.

2 All’ULEB sotto tiro dalle trincee federali per aver reagito con lentezza a questa tragedia, mentre i giocatori scappano dalle squadre, mentre tutto si confonde e non sai più se anche la classifica di eurolega ha un senso come direbbero al Fenerbahce dove appena recuperato l’asso De Colo sono tornati a perdere.

1 All’Islanda del basket, bella coraggiosa, ben allenata, perché in quattro giorni ci ha fatto confondere sul reale stato di salute del basket italiano.

0 Agli allenatori italiani se non ci spiegheranno il livello di certi giocatori che hanno prestato alla Nazionale, di quelli che non sono in grado di stare in una nazionale,  di quelli che non sono mai andati a cercare e, se gliene hanno portato qualcuno, perché hanno lasciato che credesse più utile stare a cena con l’agente che a pane ed acqua in palestra.

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