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Lino Toffolo e quel bassotto poliziotto
Paolo Morati 18/05/2016
Di Lino Toffolo ci eravamo colpevolmente dimenticati. A noi cresciuti con Johnny Bassotto nella testa, il cane poliziotto che scoprirà la verità, la notizia della sua morte ha riaperto una finestra di ricordi legati alle sigle televisive di un’epoca in bianco e nero. Scritto da Bruno Lauzi e Pippo Caruso, il brano apriva nel 1976 la trasmissione Anteprima di Chi? (il gioco legato alla lotteria Italia condotto da Pippo Baudo) ed era legata a un cartone animato di Guido Manuli.
E proprio i tratti di quel disegno, che ripercorrevano il testo cantato dall’attore veneziano (nato a Murano), erano il veicolo dei timori per un bambino di essere scoperto dopo aver combinato qualche ‘marachella’ (termine ormai in disuso) come il furto di marmellate e uova di cioccolato, la rottura di una vetrata con un colpo di pallone o una cassata scaldata con un phon. E con quel Johnny Bassotto che svelava le bugie, svegliando i bambini e facendoli confessare.
A ripensarci, prima di toccare il registratore o giocare nell’ascensore, fino a legare le cravatte ai palloncini, un bambino di cinque anni ci avrebbe rifettuto almeno due volte con il rischio di essere beccato da Johnny Bassotto e dai suoi aiutanti: un pappagallo radiospia e un elefante per le bugie troppo grandi. Alla fine la voce di Lino Toffolo, rassicurante nei toni, chiudeva il tutto in allegria.
Ci fermiamo qui, lasciando ai cultori di Wikipedia la ricerca di informazioni biografiche su un attore bravo (l’ultima volta che lo abbiamo intravisto era in qualche fiction di Raiuno), come tanti uscito dal Derby di Milano, tra molto teatro e televisione, anche scrittore di canzoni in dialetto (tra le tante ci piace ricordare Gastu mai pensà ripresa anche da Enzo Jannacci) prive però, inevitabilmente, dello stesso enorme riscontro commerciale di quel motivo al quale aveva prestato la voce.