L’influencer delle Ferrovie mangia bio

22 Giugno 2012 di Andrea Ferrari

Se una persona con le scarpe bucate e la camicia macchiata andasse a spendere gli unici soldi a disposizione per comprarsi una costosissima cravatta firmata la prenderemmo per pazza.Stessa reazione suscita un’iniziativa come #MeetFS (questo il link),   promossa su Twitter dalle Ferrovie dello Stato. Un’azienda con un customer care che, ad esempio, non sa dare una risposta univoca sui rimborsi e viene quotidianamente insultata per i suoi disservizi da un numero tutt’altro che trascurabile dei suoi clienti. Lo sport insegna che se mancano i fondamentali è meglio non avventurarsi in giocate che potrebbero tramutarsi in figure ridicole. Una verità scomoda e troppo lineare per i rituali micragnosi, da bignamino del marketing, che guidano le scelte di molte aziende. Non verrebbero più perse ore ed ore in riunioni in cui “è dolce naufragar” in slide stile supercazzola né fatte le cose solo per potere poi dire di averle fatte, soprattutto quando ci si muove su terreni “nuovi” come quelli dei social network. A quest’altro link i dettagli della giornata a cui sono stati invitati alcuni “influencer” di Twitter  (invitare un campione di clienti abituali faceva troppo 1.0?). Una delle ‘unintented consequences’ (nelle riunioni con le slide si parla in questo modo) dell’operazione, tra l’altro, è stata quella di dimostrare che gli “influencer” non esistono, se non (forse) nella cerchia autoreferenziale degli influencer stessi. Vengono ancora usati  strumentalmente per operazioni promozionali, ma oltre a “non muovere copie” nei confronti della massa di gente che popola il web, rischiano di fare da detonatore a polemiche infuocate non appena si ha il sentore di scambio di favori o di vere e proprie “marchette”. Ultime considerazioni a margine: 1) La Weltanschauung di chi ha voluto puntualizzare che il pranzo è Bio ci inquieta; 2) Sfugge il senso della visita agli impianti di manutenzione (è per evitare che qualche stolto pensi che i treni non abbiano manutenzione? ma soprattutto: un non addetto ai lavori è in grado di capire-porre un contraddittorio a ciò che gli viene raccontato?); 3) “Educational influencer della rete” è un titolo che sembra partorito dal Corrado Guzzanti dei tempi d’oro.

Andrea Ferrari, 22 giugno 2012

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