L’impresa di Phil Anderson

28 Luglio 2008 di Stefano Olivari

Tifavamo per Cadel Evans, nel Tour de France appena concluso, ritenendolo fra i campioni uno dei più puliti. In ogni senso, anche se ovviamente non si può giurare su nessuno. Purtroppo l’australiano è arrivato secondo per la seconda volta consecutiva: adesso sembra quasi una cosa normale, ma all’inizio degli Ottanta un corridore non europeo protagonista al Tour rappresentava una notizia ai confini della realtà. Proprio un altro australiano fu il primo extraeuropeo a vestire la maglia gialla: nel 1981 Phil Anderson cambiò la storia in una memorabile tappa pirenaica, da noi vista sulla Svizzera (all’epoca gli italiani disertavano il Tour, imitati dalla RAI), rimanendo incollato a Bernard Hinault in una giornata che vide trionfare il grimpeur Lucien Van Impe ed Anderson conquistare il primato in classifica. Poi Hinault schiantò tutti ed Anderson chiuse il suo Tour di esordio al decimo posto nella generale, fra la stupore degli esperti che non concepivano l’esistenza di campioni al di fuori di quelle quattro o cinque nazioni, ma il seme era gettato. L’anno dopo, sempre con la maglia della Peugeot (era un’epoca in cui ancora si capiva che cosa facessero gli sponsor), vinse una tappa ed arrivò quinto nella generale oltre ad aggudicarsi la maglia bianca (quella appena indossata da Andy Schleck) come miglior giovane. Poi una buona carriera, chiusa da 36enne in piena era Indurain: nel suo ultimo Tour, quello del 1994, la maglia bianca fu di Marco Pantani. Se i Lemond e gli Armstrong ad inizio carriera non sono stati guardati con sufficienza lo devono anche a Phil Anderson.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

Share this article