Cinema
Lilli Carati
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2024-10-24
I dieci anni passati dalla morte di Lilli Carati, il 21 ottobre 2014, ci sembrano 40, da tanto breve è stata la sua carriera. Inutile girarci intorno: Lilli Carati, nata Ileana Caravati, è nell’immaginario di più di una generazione e non è soltanto un immaginario erotico. Lei e Gloria Guida che in Avere vent’anni (Fernando Di Leo un maestro a dir poco) ballano sulla scalinata di Trinità dei Monti rappresentano un momento assoluto di cinema, di grazia, di giovinezza, di femminilità, di fiducia nel prossimo e nel mondo. Una fiducia mal riposta, visto come finirà la loro storia nel film.
E per quanto riguarda Lilli anche nella vita, perché sarà di fatto lei a uscire dalla Serie A per il suo uso di droghe, virando prima sul pornosoft alla Joe D’Amato e poi sul porno vero, arrivando fino all’inizio dell’era di Rocco Siffredi. Incidenti (nel 1981 rischia la morte ad Arona, mentre è in auto con Massimo Boldi) sfortunati ma anche tante scelte sbagliate, a un certo punto imposte dal bisogno di soldi: sarà la principale colpevole dei suoi problemi, perché la vita le ha servito buone carte.
L’abbiamo vista dal vivo poco più che trentenne (era nata a Varese nel 1956), nel momento peggiore della sua vita, a cavallo fra i due tentativi di suicidio, quando noi facevamo il militare nei Carabinieri e lei aveva una specie di obbligo di firma, dopo essere scappata non ci ricordiamo da quale ospedale o comunità. Distrutta ma bellissima, con quella strana calma dei tossici che fa più paura dei loro momenti di scleramento. Avrebbe trovato la forza di risollevarsi, ma non più la fortuna.
stefano@indiscreto.net