L’idolo di Edberg (Biraghi non è da Inter)

29 Gennaio 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Pescara è una domenica come tante altre, per lo meno al Champions Pub. La sentenza della Consulta sull’Italicum, la stretta di Trump sull’immigrazione, il sindacalista che ha venduto Regeni ai servizi segreti egiziani, il rallentamento della Brexit e Intesa che scala le Generali sono notiziole, buone giusto per riempire un Tg di provincia con in coda un servizio sui quarant’anni della Hunziker. Tutto ovviamente scompare di fronte al tre a zero con cui i nerazzurri hanno battuto a San Siro la squadra di Oddo, dando un senso al sabato sera e forse anche alla vita del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita dal loro solito secondo anello rosso, a pochi metri di distanza dalla tribuna stampa dove il Max le ha provate tutte per risultare interessante agli occhi della Fede, anche se l’inviata di punta di Nerazzurrecontaccododici.net ha preferito chattare con un agente di modelle (in realtà stagista carrozziere a Crescenzago) conosciuto su Tinder. Così anche oggi, mentre il mondo brucia, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al video poker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a Diletta Leotta e alla Calcagno.

Sono le due del pomeriggio e fra i pochi presenti nessuno è minimamente interessato alle fasi finali di Torino-Atalanta, però prima nemmeno per un attimo si è pensato di cambiare canale per seguire almeno il quinto set di Federer-Nadal. Si preferisce parlare di calciatori mai visti giocare e intanto gustare la nuova miscela di Ping, un misto di caffè rubati in mezza Italia che il disonesto grossista cinese assembla alla sua maniera, esternalizzando il processo presso una controllata pratese dei Tong. I suoi fornitori Rom hanno una predilezione per il Lavazza: niente Illy o Kimbo o altro, ma per motivi misteriosi solo Lavazza. Che infatti in alcuni esclusivi supermercati della zona è a volte protetto dal sensore, come il Cukident e come lo sarebbe lo champagne, se soltanto nella periferia ovest di Milano fosse arrivato lo champagne (per le grandi occasioni, ma giusto per un matrimonio o una laurea, si usa il Durello). In questa sonnolenta domenica Paolo-Wang ha quindi tutto il tempo di progettare le strategie di trading per la settimana, dopo che la speculazione sul rand non è andata benissimo, così come le opzioni binarie. Il trader italo-cinese da bambino non sognava di avviare un’attività economica in nero, come tutti i suoi amichetti, ma di scalare le Generali. E adesso fantastica di mettere insieme una cordata italiana di patrioti, tipo Alitalia nel 2008, per conquistare il controllo della compagnia assicurativa di Trieste. Suo partner naturale sarebbe la Tuboplast e venerdì ne ha anche parlato a Tosoni, il quale però si è subito defilato, onorando a modo suo il Giorno della Memoria: “Noi siamo impegnati nell’economia reale, la spina dorsale del paese. La finanza è roba da ebrei”. Una leggenda di via Novara dice che la famiglia del cavalier Brambilla si sia arricchita alla fine degli anni Trenta comprando a prezzi stracciati gli immobili e i terreni di una coppia di ebrei che stava lasciando l’Italia, prevedendo dopo le leggi razziali tempi complicati. Una leggenda, appunto, perché questo schema i vecchi Brambilla lo applicarono non con una coppia ma con circa un centinaio di persone.

Max è disperato, ma non perché la Fede non gliela abbia data o perché negli ultimi cinque giorni abbia scritto una media di 22 post all’ora fra gli assist di Icardi, l’ufficialità di Felipe Melo al Palmeiras, l’arrivo di Mitrea e tante altre cose già per fortuna dimenticate: quello che più si avvicina al giornalismo di inchiesta è una notizia di tre righe copiata dalla Rai, sull’asta Inter-Milan per Barella. Certo chi nei grandi portali di informazione la sfanga con una photogallery di Emily Ratajkowski o delle partecipanti a Miss Universo è mille volte più fortunato di lui, che si trova fra l’incudine delle news di una riga e il martello dei magazine o webmagazine di grande qualità letteraria come Undici, Ultimo Uomo, Minuto 78, Panenka e tanti altri. Vincenzo deve ancora partire per la California e i suoi colloqui con i grandi del venture capital, che da una mail scritta in modo criptico (‘Fuck you, you and your dead South American footballers’) non sembrano tanto interessati al discorso Hidegkuti mentre sembrano più possibilisti su Sex Delay, al punto che Pier Luca vuole far sviluppare una app rivolta anche al pubblico femminile.

Hidegkuti rimane comunque un grosso problema di Max, che ha timidamente fatto osservare che il numero zero sarebbe arrivato a 812 pagine, anche perché la sconfitta del Liverpool in FA Cup ha ispirato a Ridge Bettazzi un pezzo sui dieci più clamorosi giant killing della storia della serie B. Il talento di Pinarella di Cervia ha quindi mandato 912.564 battute sul tema, metà dedicate a quello che lui definisce ‘Il più grande upset della storia del calcio’, cioè la vittoria della Cremonese 1996-97, allenata da Sonetti dopo l’esonero di Silipo, sul campo del Foggia di Burgnich. Nell’articolo, scritto un po’ alla Buffa e intitolato ‘Il sogno spezzato di Walter Mirabelli’ i soliti resuscitati Happel e Michels essendo ghiotti di torrone (l’austriaco lo preferisce alle nocciole, l’olandese alle mandorle) e collezionisti di cofanetti Sperlari (curiosità giornalistica, da media mainstream: hanno trasmesso questa passione anche a Ruud Krol), visitano la sede appunto della Sperlari e intanto analizzano i segreti di quella storica partita, che all’epoca destò in Italia un interesse enorme, paragonabile quello che c’è oggi per la Coppa d’Africa. La squadra di Burgnich passò in vantaggio con Tangorra, poi pareggiò Susic e a 20 minuti dalla fine Perovic segnò un gol che ogni italiano nato prima del 1990 ricorda. Gol che non evitò ai grigiorossi la retrocessione in C, ricorderebbero i beceri seguaci del dio risultato, ma rimane nel cuore di chi lo ha visto, con lo sportivissimo pubblico dello Zaccheria tutto in piedi ad applaudire le intuizioni di Sonetti (fra cui la sostituzione di Vanni Pessotto con Giandebiaggi, una delle cinque migliori sostituzioni effettuate in Puglia in quell’anno solare). A un certo punto Happel lancia un urlo belluino e Michels crede che si sia rotto un dente provando un torrone, ma il motivo è sempre il solito: Jongbloed. All’austriaco è venuto in mente che se la sua Olanda nel 1978 avesse avuto in porta Doardo, anche con una camicia di forza, adesso avrebbe una Coppa del Mondo in più.

Chiusura il solito Senad Gutierrez, che su Explotadores y Explotados di questa settimana ha scritto due pezzi, uno contro Trump e Berlusconi che mercificano il corpo delle donne, mentre l’Islam è una religione che riprende ed esalta molti temi del femminismo, e l’altro su quella Cremonese sfortunata ma bellissima, poco pubblicizzata perché i grandi media preferiscono sempre quattro stronzate sull’Inter o il Milan: “Quando Pedroni entrava in campo lo Zini diventava il baluardo dell’antifascismo e Cremona sembrava davvero una piccola Rosario, con Maspero che era il suo Trinche Carlovich. John Aloisi praticava l’astinenza sessuale, perché era un serio professionista ma anche perché seguace del sufismo (come del resto anche Sonetti). Angelo Orlando aveva quell’eleganza operaia che ti colpisce al primo impatto, mentre il pallone cantava ogni volta che lo sfioravano i piedi di Forlani e Castagna. Altri tempi e altri uomini, troppo superiori tecnicamente ed eticamente ai burattini di oggi, meri strumenti di consenso e di controllo delle masse”.

Negli ultimi giorni giorni Budrieri è stato finalmente tranquillo, godendosi la famiglia. Si è un po’ spaventato quando venerdì gli è arrivata una telefonata di Frank, uno di quelli che l’hanno torturato a Guantanamo. L’ex colonna dell’ATM l’ha subito collegata alle parole di Trump sull’utilità della tortura, ma poi ha pensato che era stato Obama a firmare l’ordine esecutivo che lo riguardava e si è sentito subito meglio. L’agente della CIA con la sua telefonata a carico del destinatario (Langley ha affidato l’amministrazione a Cairo) voleva soltanto scusarsi per avergli fottuto il piumino della Legea, ma la tentazione era troppo forte: “It’s so cool!”. Budrieri ha accettato le scuse e l’ha invitato a Milano insieme a Kevin, magari già domenica prossima potrebbero andare insieme a vedere Milan-Sampdoria, poi acquistare altri piumini (ce ne sono certi a 9,99 euro) in quello spaccio sulla Vigevanese vicino alla rivendita di prodotti calabresi, e infine godersi Juve-Inter al Champions Pub. Frank scherzando, o forse no, ha anche detto che Catherine, la psicologa, parla sempre di Budrieri: in tanti anni di CIA non ha mai incontrato un uomo come lui, al punto che non sa nemmeno se definirlo uomo. Invece Kevin, ha continuato Frank, è tuttora convinto che Budrieri sia una spia russa: lo avrebbero tradito, secondo lui, gli addominali. Nemmeno l’essere più sedentario del mondo li ha così flaccidi, sostiene Kevin, alla Lubianka stavolta con il camuffamento hanno esagerato.

Stamattina l’Erminia era a Messa con Yannick, mentre Budrieri è andato a casa del Gianni a vedersi la finale degli Australian Open: tanto sapeva che quelli del bar non gli avrebbero consentito di seguire in pace la partita. Il tennis invece piace anche al Gianni, per un motivo che lui ha spiegato con un giro di parole: “Perché ci sono pochi negri e pochi maghrebini”. In casa c’era anche la figlia Ilaria, con cui in settimana ha litigato per la millesima volta dopo la sua iscrizione all’Anpi. Il Gianni l’ha provocata (“I fascisti si dividono in due categorie, i fascisti e gli antifascisti”) e l’Ilaria Ha minacciato di diventare musulmana, con la situazione che è subito degenerata (“Tanto entro dieci anni lo diventerai per forza”). La ragazza ha una cattiva opinione di Budrieri, pensa faccia parte di quella classe piccolo borghese che per sua stessa natura è reazionaria nei confronti di immigrazione, globalizzazione e gender. Tutti e tre sono comunque rimasti incollati alla partita, con Budrieri che ai cambi campo ha raccontato di aver battuto Tonino Zugarelli nell’estate del 1976: entrambi erano ospiti della pensione Bettazzi di Pinarella di Cervia (Ridge non era ancora nato e buona parte dei calciatori di cui oggi scrive era già morta), Budrieri a pagamento e Zugarelli invitato dai Bettazzi per dare lustro al posto, così quasi per caso era nata l’idea di una sfida. Budrieri aveva in maggio stravinto il torneo interno dell’ATM, ma non avrebbe mai pensato di poter giocare con la sua Maxima scordata contro un giocatore di Coppa Davis, che era appena stato decisivo nella vittoria sull’Inghilterra. Invece Zugarelli alle due del pomeriggio, dopo un tris di primi e di secondi, sembrava addormentato e si era fatto sorprendere dal serve and volley di Budrieri, praticato in maniera sistematica ed esaltato dal budello. Alla fine 0-6 0-6 7-6 7-6 22-20 per Budrieri, con gli ospiti della pensione tutti a favore di Zugarelli. La stessa Erminia, tenendo per mano la piccola Marilena, urlava ‘fallito’ e ‘impotente’ al marito. L’unico fra i presenti a favore di Budrieri era un bambino silenzioso e composto, uno svedese di dieci anni in vacanza lì con la famiglia, che giurò a sé stesso che un giorno avrebbe vinto Wimbledon giocando come quell’italiano così elegante e al tempo stesso aggressivo. Quel bambino si chiamava Stefan Edberg. Che nelle due stagioni da allenatore di Federer, prima di Ljubicic, avrebbe più volte invitato lo svizzero a giocare come Budrieri se voleva avere qualche speranza di tornare a vincere un torneo dello Slam in età avanzata. Non pecchiamo quindi di campanilismo sostenendo che il trionfo di Federer a Melbourne sia stato in parte merito di Budrieri.

Mentre Lifen spiega ai pochi avventori che gli scontrini saranno emessi da una app scaricabile a 12,99 euro al giorno (“Per evitare sprechi di carta”), Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco (felice perché i fratelli forestali juventini sono andati a Reggio Emilia, in un gruppo ultras dove i piemontesi non abbondano, così come gli interessati al calcio) analizzare la vittoria con il Chievo, con Ibrahim (indignato contro Trump, perché “Tanto vi sgozziamo tutti lo stesso, con o senza visto”), Nabil (fiducioso nella nuova sinistra che D’Alema sta costruendo) e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile che cercano di tirare sera facendo battute sul momento in cui uccideranno gli italiani di quel bar. Che del resto nemmeno se ne accorgerebbero, presi come sono a discutere del via libera del Marsiglia per Ocampos. Budrieri è lontano dagli estremismi, ma quando sente frasi copiate pari pari dai giornalisti, del tipo ‘La nona vittoria consecutiva è un filotto importante’, ‘Icardi uomo assist’ e ‘Visto chi c’è a sinistra, si poteva dare una chance a Biraghi’) getta per terra la Gazzetta spiegazzata e piena di macchie di pomodoro che titola ‘Inter Express’, ma anche il numero di Sportweek con l’accattivante titolo ‘Vivere alla Suso’. E soltanto con l’arma del suo carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente di raro acume che passa le giornate a parlare della posizione di Pjaca ma che costringerebbe la Germania a ridurre il suo avanzo commerciale, se fosse al posto di Draghi soltanto per tre giorni. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Lindskog e Rocchi non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti.

“Il Pescara non era messo male in campo, soltanto i giornalisti italiani possono dare per una partita come questa 7 a Pioli e 5 a Oddo. Ha perso tutti i duelli individuali perché i suoi sono troppo leggeri e per questo sono già tornati in B dall’estate scorsa. Questo non toglie che Pioli abbia le idee chiare. Se una fra Napoli e Roma crolla, più probabile la Roma del Napoli, noi dobbiamo essere almeno lì per dare fastidio. Visto che l’Europa League non conta un cazzo, né agli occhi di Zhang né ai nostri. Ho trovato imballato e incerto Nagatomo, davvero ieri poteva giocare Santon. Medel in mezzo alla difesa funziona quando non ci sono palle inattive, ma in un altro tipo di partita lo pagheremmo. João Mario sempre meglio, perché muovendosi offre sempre un’opportunità di passaggio anche ai più cani. Degli altri nessuno era particolarmente ispirato, ma proprio per questo chiudere partite facili come questa è un merito: con Pioli ognuno fa il suo e non è una questione tattica, perché metà delle sue partite, comprese l’ultima con la Sampdoria ma anche la vittoria con la Juventus, De Boer se le è giocate con il 4-2-3-1, sia pure con João Mario non nella sua posizione corretta e purtroppo con la zavorra Banega. Continua a non piacermi l’atteggiamento di una parte del pubblico con Gabigol, un entusiasmo che è chiaramente una presa per il culo e se ne è accorto addirittura lui che a un certo punto ha smesso di provare la giocata. Quanto a voi, che vi siete ridotti a sognare il ritorno di Biraghi, vi ricordo che è al Pescara a titolo definitivo e che in ogni caso non è da Inter”.

(Continua. La versione riveduta e corretta di questa puntata, con tutti i personaggi, sarà pubblicata a fine maggio 2017 con il nuovo libro).

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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