Liberi a Cernusco

4 Dicembre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla montagna incantata di Bugarach ai piedi dei Pirenei che sembra meglio di Cernusco Asinino dove l’Emporio Armani ha portato il suo usato insicuro. In tutti e due i posti si aspetterà una diversa fine del mondo: a metà strada fra Parigi e Madrid  quella annunciata dai Maya, oltre il ponte delle gabelle, nel regno dei grandi liberi, da Scirea a Tricella, la fine del primo ciclo di don Sergio Scariolo che se non passa questa diga di eurolega si troverà davanti alla santa inquisizione di chi fa sempre una mossa in ritardo. Milano strafavorita ha tempo per rimediare alla sua malattia, ma se nel cesto lasci mele marce capita che il  vermicino vada a contaminare anche le  altre di mele, ora basterà capire chi è il portatore insano e volendo proprio studiare a fondo come credere che tutto vada bene in allenamento come ripete cocoricò Portaluppi se poi i risultati sono quelli che la gente fischia al Forum? Ah saperlo. Meglio chiusi gli allenamenti, anche se esistono registrazioni. La differfenza fra Siena e Milano, anche quest’anno, stà nei piloti. Armani più ricca, costa davvero tanto, troppo per pochi abbonati e 4000 spettatori scarsi di media, ma la Siena che ha dimezzato le spese, con il collo piegato a forza dalla crisi che ha coinvolo il Monte  dei sogni, non tanto diverso da vetta Bugarach, perché anche ai Paschi si cercava e si cerca ancora la salvezza dallo tsunami dell’egoismo,  ma dicevamo di questa società da 7 scudetti, nello spazio  temporale che è servito a Milano per dilapidare tutto, cominciando dalla sua storia, che ha ripulito subito il borgo: abbiamo sbagliato con Kasun, grazie e arrivederci. Ci sono altri che rifiutano la legge del tutti per uno in difesa, non direranno più dell’inverno.

Per Milano questo rimandare tutto, in attesa che l’artigleria da 3 nasconda, come sempre, un gioco prevedibile, senza anima come gli occhi di tanti pesci in rosso, la poca voglia di correre e buttarsi sulle palle vaganti, provoca tensioni. I peccatori sanno di peccare e non se la possono sempre cavare con la confessione. Devono darci dentro e i ragazzi d’oro Gentile con Melli al volante ragionino su un fatto: hanno bisogno di stare più in palestra che altrove, soprattutto se l’altrove non è posto adatto a chi deve andare a letto presto dopo aver mangiato le cose che servono ad un atleta e non quelle che impone la moda fusion o, magari, quella dell’unto bisunto. Messaggio che deve valere per tutti i ragazzi convocati a Biella per la fiesta mobile che RCS  è riuscita a convertire in una sfida fra il nuovo proposto dall’Italbasket e gli stranieri che adesso fanno saltare in piedi persino Roma che si è innamorata del suo Lawal, dell’Acea che Toti voleva rottamare e che adesso gli dà soddisfazione vera perché non ha promesso  niente e sta mantenendo il poco che può permettersi, basta che non tornino a volare in viale Tiziano i  soliti pappagalli dal giudizio lapidario, gente che, non tanto tempo fa, avrebbe preso Taylor, l’esordiente più interessante, per mandarlo fuori da Porta Pia.

Si può fare tutto se hai passione, competenza, se credi nelle cose  per cui ti sei impegnato. Varese è bellissima, ma non crediate che sia stato facile riconvertire una città abituata al massimo dei massimi. Sassari è stupenda perché ha la spontaneità del Mio Mao Sacchetti un Nureyev della panchina che balla sulle lavagne mobili degli avversari, che sapeva benissimo di non avere una panchina adatta anche al doppio impegno campionato- Europa, ma si è buttato lo stesso nella mischia con il coraggio che non gli fa mai dimenticare di essere cresciuto nel teatro dell’ironia del professor Guerrieri a Torino e di Riccardo Sales in Nazionale. A noi piace tanto il Finelli che scendendo da fiumi sempre pericolosi schiva di tutto, anche a lui basterebbe poco per fare il passo da gigante.

Per Caserta e Sacripanti ovazioni e orecchie di tutti i finti tori che arrivano a Pezza delle Noci e non ricordano che nel vecchio palazzo una volta si dava la caccia anche ai ratti mangiatori dei fili elettrici e che su quel campo esiste la protezione  del cavalier Maggiò. Reggio  Emilia e  Brindisi ci stanno dimostrando che dalla serie A2 arriva gente seria, si promuovono società che hanno un cuore.

Aspettiamo il miracolo Markovski per non farci rubare Pesaro, ma sarà durissima perché Biella ha la fede, Montegranaro ha Recalcati anche se è comico incassare due lire ad Ancona e pagare 6 mila euro di milta per intempranze dei tifosi, e Cremona ha scoperto di avere persino Ibrahimovic con la maglia di Vitali l’incompreso nelle grandi città, l’eroe delle piccole isole della passione. Su Venezia siamo storditi: doveva essere la mina vagante, quasi più di Cantù prequalificazione in eurolega, ma invece si rivela una monada di squadra che andava purificata subito, dopo il precampionato perché certa gente non la cambi e se in campo mandi i nomi e non gli uomini poi succede che tutto vada male con stracci che volano e parole negate quando sarebbe ora di fare chiarezza.

Dal Topkapi di Istanbul le convocazioni per Azzurra ancor più  tenera  del Pianigiani tomentato che in estate cercava sponde amiche, telefonava per avere luce, l’allenatore in difficoltà col nuovo mondo che si è chiuso sulla torre di Galata per farci capire che non tutte le manifestazioni di affetto sono spontanee se il superio diventa spigoloso. C’è un affollamento di giocatori da centro campo, uomini per il fosforo di una squadra proprio adesso che Travis Diener, dopo aver portato a spasso il Cook dagli occhi spenti, ha fatto sapere, diciamo che era una dichiarazione adatta ad illuminare l’evento RCS, di aver iniziato  a cercare la documentazione per diventare italiano. Beh,  con lui in Slovenia ci sentiremmo più sicuri, ma per De Nicolao e D’Ercole, figli di scuole che meritano di far tacere i soliti saccentoni che accusavano Siena di aver dato poco alla serie A e ora si trovano circondati , in ogni categoria, da giocatori usciti dal laboratorio Mens Sana di  far vergognare chi non ha visto oltre lo spinato dei regolamenti cosa avrebbe voluto dire una Treviso affidata ancora al Djordjevic che, come il collega slavo che  valorizzò a Cremona il ragazzo che ora esalta Calvani e che aveva convinto anche Caja,  aveva il coraggio di rischiare come da copione e da cultura della più grande  delle scuole cestistiche europee, perché sarebbe stata la base per vedere nascere quello che un tempo esaltava davvero Gilberto Benetton, ancora prima degli uomini d’oro, che avrebbe ridato freschezza dove era arrivato davvero il rancido del professionismo a cottimo che lo ha disgustato.

Roma è l’esempio per come dovremmo vedere il nuovo basket italiano della crisi. Non esistono altre prove più solide di questa. Anche quando perderà direte questo? Ma cari, certo che alla fine se sei di panchina corta paghi dazio perché al ricco non mancheranno mai le pernici sulla tavola e arbitri compiacenti per farlo girare tronfio nel mercato delle firme importanti. Altri vinceranno, ma se dovesse rifarcela Siena sai che barbecue per gente da Fiera delle Vanità che non ha mai conosciuto la vera fame.

Prima di pagellarsi oltre il borgo che un tempo, prima che mandassero Leonardo da Vinci a studiare le acque della Martesana per farle diventare fresche, pure e produttive, si chiamava Cernusco Asinino  perché su quei campi governava il funzionario romano Asinio per la barba dei legaioli, vorremmo valutare gli azzurri teneri nella speranza che Attila e il freddo non portino dolori insuperabili per chi ha già marcato visita con la Nazionale:

CERVI : ha bisogno di tempo, fiducia, ma è pur sempre un 2.14.

CHESSA: speravamo che non dovesse scendere di categoria per mostrarsi al mondo.

COURNOOH: altro galletto senese che sembra far innamorare persino la Bologna  che ancora non ha capito che una Fortitudo esisterà se tutti saporanno cavalcare sogni e non vendette.

D’ERCOLE: Palle d’acciaio, faccia giusta, matrice di  terra dove gli scudetti non nascono sugli alberi della cuccagna.

DE NICOLAO: testa bassa, fantasia al potere, vada avanti così, ma è la difesa che costruisce.

GENTILE: Lampi, grandezza, tormenti dell’età. Servirebbero maestri intransigenti per un leone che ancora non ha tutte le unghie.

IMBRO’: Fantasia, coraggio, tecnica e faccia da schiaffi, scuola importanate. Ora vediamo la testa.

MAGRO: Nel marasma veneziano si sta perdendo.

MAZZOLA: Quando la generosità diventa un’arma per farsi vedere.

MELLI: Come per Gentile auguriamoci che soffra prima di ballare. Ha tanto, non tutto.

MORASCHINI: Vorremmo che fosse sempre il re degli umili e il primo degli artisti. Certo non è l’arena più facile per farsi spazio.

POLONARA: Incantava quando era il rodomonte naif, adesso esagera nelle pose, ma è ancora al primo casello e gli mancano chilometri, però ha il motore.

Pagelle più o meno vere.

10 Al Livio PROLI armanizzato che prima di andare a New York ha voluto il comunicato per dissociarsi da chi ha  aggredito i tifosi di Sassari a cui va la sua solidarieta. Chiedendo scusa, anche se poi adesso vorrebbero far passare per rapina quello che non poteva che essere il frutto dei culi nudi da tribuna con birra al vento, ha ricordato stile della società, accordato, e storia, beh, proprio lui.

9 Al  SARDARA di SASSARI che ci ha portato in Europa una squadra ed una società dall’anima grande.

8 Al VANUZZO con quella faccia da straniero che ci ricorda il Digiuliomaria perduto, ma che ci fa credere anche nell’impossibilità di essere normali.

8 A Stefano GENTILE che è piombato sulle fatiche mentali di Cantù e ha fatto un capolavoro nel nome della vera Caserta.

7 Al LAWAL che vola oltre i fori imperiali e fa saltare dalla sedia il popolo vero del basket romano. Tornare all’Eur avrebbe già un senso? Non ancora.

6 Al GRESTA immaginifico che dà ruoli calcistici ai suoi cestisti. Certo un Vitali-Ibra si avvicina allo scorpione svedese come il diavolo all’acqua santa.

5 Al TRINCHIERI che dovrebbe scegliere il silenzio e non cercare consensi da quelli che sbertucciava con le sue massime da Buazzelli del teatro esagerato e da Custer delle praterie cestistiche.

4 Al don Sergio SCARIOLO che ha sbagliato sicuramente occhiali, dalla montatura  della squadra, alla scelta delle giusficazioni per non pulirli mai quando è l’unico che vede cose positive in partite da zero in condotta.

3 Agli ARBITRI che alzando una sola volta la palla a due ci dimostrano che togliere il possesso alternato ci porterà ancora di più  nel loro territorio discrezionale dove non sai mai cosa hanno visto perché danno palloni anche a chi non salta, a chi va su storto, ma gioca in casa.

2 A RIVA e Carlton MYERS che rivedremo in  campo per la gara nel tiro da tre a Biella. Perché  tormentare le nostre nostalgie? Comunque sia gli faremo festa. Sono stati storia vera di questo gioco. Ah se tornassero i loro pigmalioni Allievi, Seragnoli, ah come ci mancano certi personaggi.

1 Al PITTIS incauto che non guarda il monitor e  non sa che i registi, spesso, sono crudeli: lui ci parla di folla esaltata da una schiacciata e la telecamera inquadra la tribuna desolatamente vuota del palazzo.

0 Al BOATENG che non si è mai tolto il cappello mentre fingeva di essere Spike Lee al Forum di Assago, che ha lasciato la sedia d’oro molto prima che ci fosse il verdetto del campo: noia? Maleducazione? Fretta di andare a mangiare sushi e cambiarsi i pantaloni con la gonna?

Oscar Eleni, martedì 4 dicembre 2012

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