L’Europa League salverà Spalletti?

22 Febbraio 2019 di Indiscreto

L’Eintracht Francoforte negli ottavi di finale è un avversario vero, anche se in Bundesliga è ben al di sotto della zona Champions: andata giovedì 7 marzo, ritorno il 14 a San Siro. Un avversario con molto talento in attacco (Jovic, Rebic, Haller) e una difesa a tre che all’Inter di questa stagione è spesso stata indigesta (vengono in mente le sconfitte con Atalanta e Torino, oltre all’eliminazione in Coppa Italia contro la Lazio). La vera domanda non è comunque se l’Inter vincerà l’Europa League, ma se il cammino nella seconda coppa potrà influire sulla permanenza di Luciano Spalletti sulla panchina nerazzurra, unito ovviamente ad un quarto posto come obbiettivo minimo in campionato. Non essendoci nulla di deciso, al di là di un contratto già firmato fino al 2021, la logica direbbe che Spalletti avrebbe ancora discrete possibilità di essere riconfermato, con l’avvertenza che dalla prossima estate (ma è già stato così anche in gennaio) la squadra la farà totalmente la società, anzi di più, una persona sola della società: Marotta. Cosa sappiamo: in questo preciso istante Spalletti non ha idea di cosa ci sia nella testa di Marotta e ha addirittura (nostra micronotizia) effettuato cauti sondaggi con persone che conoscono o millantano di conoscere il pensiero del dirigente. Non un segno di tranquillità. Cosa non sappiamo: le parole che si sono detti al telefono Marotta e Conte, perché non li abbiamo intercettati e perché non si sono sbottonati nemmeno con i loro collaboratori. Cosa pensiamo: la buona gestione degli Zhang e il ‘player trading’ come elemento fondante del futuro (l’hanno purtroppo detto loro), insieme alla continuità in Champions League, lavorano a favore di una terza stagione con Spalletti, la guerra alla Juventus con alcuni acquisti pesanti (alla Rakitic, per il momento solo un’ipotesi) passa invece da un tecnico come Conte o Mourinho.

Capitolo Icardi, al di là della statistica pur importante delle sei partite su sei vinte senza di lui in campo. Non è che ogni giorno ci siano novità, a meno di non copiare ciò che viene postato sui social network o entrare in dinamiche familiari strane (che l’arrivo del padre non ha chiarito), ma durante Inter-Rapid Vienna i fischi del pubblico all’inquadratura Icardi-Wanda sono stati meno intensi rispetto a quelli durante la partita con la Sampdoria, Marotta conscio di avere esagerato è stato più conciliante (in pubblico, perché lontano dai giornalisti è durissimo) e, soprattutto, è iniziata l’operazione di restituzione del campo, se non subito della fascia. Levata a Icardi con una mossa priva di senso, come se lui avesse mancato in qualcosa come impegno e presenza. È stato invece proprio il contrario. A questo punto, ogni giocatore di Raiola o Jorge Mendes dovrebbe essere messo fuori squadra… Handanovic ha adesso spiegato che in una squadra ci vogliono tanti leader, non è importante chi la porta, questa fascia: è un primo passo. Per la semi-civile convivenza fino a giugno adesso basterebbero due parole due di Icardi, senza doversi troppo umiliare. Di certo non le ha pronunciate ieri sera, visto che non è sceso negli spogliatoi né prima né dopo la buona cavalcata contro il Rapid Vienna, dove anche se non necessario Brozovic e Perisic hanno dato l’anima. Intanto Zanetti è ricomparso, ai microfoni di Sky si è barcamenato con un poco memorabile “Non ho ancora parlato con Mauro”.

Incomprensibile e comunque non ancora definitiva la scelta dell’Atletico Madrid di non tenersi Diego Godin, che avrà anche 33 anni ma è uno dei migliori difensori in circolazione (di certo con Gimenez costituisce la migliore coppia centrale del mondo), visto che l’asticella degli ingaggi colchoneros si è ormai alzata per tutti. Certo i 10 milioni lordi stagione dell’Inter sono tanti, ma un difensore affidabile è merce rarissima mentre al di sotto del livello dei CR7 e dei Messi si può vivere anche con Quagliarella e Ciccio Caputo (confrontateli a Lautaro Martinez, non a Boninsegna). Cosa significherebbe l’eventuale Godin all’Inter, che non verrà di certo a fare la prima riserva alla Miranda? Risposta facile: difesa a tre, quindi Conte, eccetera eccetera. Ma lui in una difesa a tre non ci ha praticamente mai giocato, né con l’Uruguay né con l’Atletico. Il nerd della porta accanto si ricorderebbe della sua posizione nel Villarreal, noi superficiali escluderemmo che con Manuel Pellegrini abbia fatto una cosa del genere. Quindi niente niente difesa a tre. Conclusione? Qualcosa non torna, a meno di non essere nell’anticamera della cessione di Skriniar.

(La rubrica dà appuntamento a lunedì 25 febbraio, forse: solo se i risultati ci premieranno)

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