L’Eurolega dei due Messina

1 Aprile 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni davanti alla chiesa milanese dove Sant’Ambrogio si era rifugiato per meditare prima di essere scelto come patrono e avere una sua chiesa dedicata in una comunità che già sapeva accogliere e non soltanto fare affari. Serve anche a noi nella città appena “liberata” che aspetta quelli della maratona e i campioni che ne hanno fatto la storia tipo il Baldini o il Bordin, con il sorriso dei pedoni e la maledizioni di chi usa l’auto anche per comprare il pane, metropoli con boschi verticali e offerte di acqua del sindaco (ma non in tetrapak, eh), troppi senza mascherina al chiuso. Un’esagerazione con la pandemia che non molla? Lo dicono in tanti e poi ci sarà chi vi rinfaccerà di non essere stato ascoltato. Città ambrosiana dove si rubano le dinamo, città che non sa ancora se davvero Milan o Inter vinceranno lo scudetto che interessa anche al Napoli, popolo inquieto adesso che non si sa più se rifaranno San Siro o se bauscioni e cacciaviti se ne andranno fuori dazio come  da anni è stato costretto il basket.

In questo clima da pesce d’aprile figurarsi se non sfilava nuda per la città questa Armani che, contrariamente a Lady Godiva, nata nel regno di Mercia, l’eroina capace di cavalcare nuda per protestare contro le tasse imposte dal marito Leofrico conte di Coventry alla povera gente, si è presa una pausa apericena al Forum per dimostrarci che avevamo ragione su una cosa almeno: Messina è davvero un grande condottiero se con certi giocatori che non avremmo mai preso o confermato è primo nel campionato e andrà ai playoff di eurolega per la seconda volta consecutiva, con la speranza di andare  pure alle finali nella Belgrado dove l’ULEB, pilatesca come la Federazione mondiale, ha spostato la festa europea dei club prevista a Berlino pur sapendo che nella città bianca non tutti pensano che in Ucraina ci sia un invasore feroce.

Con questa idea sui poteri di Ettorre per convincere anche giocatori infedeli, avevamo combattuto con le vedove di altri generali  più simili al caro Buttiglione che a John Wooden, ma poi è venuta la primavera di bruttezza iniziata sotto l’influsso del crack calcistico contro la Macedonia del Nord. La Milano dei canestri si era incartata a Brescia, sbagliato però stupirsi quel giorno e magari domani quando Magro potrebbe sgambettare altre presunte grandi. Peggio ancora aveva fatto sul campo del Maccabi e nei primi due quarti ad Istanbul davanti ai campioni in carica dell’Efes. Poi tata Matilda ha sbattuto il bastone sul legno duro del campo turco ed è arriva la rimonta. Un’impresa per scivolare dolcemente nel campionato favoriti dalla leggerezza di una Varese coraggiosa, ma acciaccata. Anche contro il Bayern del Custer Trinchieri inizio male, finale dolcissimo ritrovando Shields e con un Melli beatificato tanto da chi non aveva fatto una piega quando l’Olimpia gelida azienda più che società sportiva gli aveva chiesto di fare i bagagli se non tollerava figli e figliastri. Elogi giusti, ma lui, intanto si è preso la gastroenterite, magari peccando a tavola, niente in confronto al Sanders della Reyer che andava contromano sulla A27.

Comunque senza il co capitano l’Armani  era convinta di poter reggere contro il veleno di Mike James cambiato in meglio dopo l’arrivo sulla panchina di Sasa Obradovic, omonimo del mago Zelimir, tre volte campione europeo e campione del mondo con  la Yugoslavia, visto in campo a Roma, ammirato spesso, rubato dal padrone russo (!), ma dai, del Roca team del Principato, al Krasnodar. Lo era anche la gente del Forum, almeno  fino a quando l’Armani non si denudava segnando 6 punti nel terzo quarto, subendo un parziale da ricovero con licenziamento in tronco per molti. Anche fra  i critici, si capisce. Ancora una volta il tormento di fare come quel disperato, scovato da Lorenzo, che sul muro ha scritto “Fra tanti avevo scelto voi. Vedi a volte la fretta”.

Eh sì, questa Armani da premio fedeltà per aver scelto il sacrificio e la difesa spesso si perde nell’acqua torbida: per stanchezza, per problemi di età, per scarse capacità tecniche, per egoismo e presunzione. Guai che si potevano evitare scegliendo meglio? Pensiamo che sia così per cui nove all’allenatore Messina e sufficienza scarsa al presidente operativo e a chi lavora con lui, pur ammettendo che tutto è stato fatto per mettere basi solide, anche se  siamo convinti che certe pantofole siamo state regalate a chi si dichiarava affascinato dalla società, ci mancherebbe, dall’allenatore, anche qui troppo facile, ma poi se ne sbatteva.

Certo stagione di sventure, la stessa che ha tormentato e tormenta la rivale Virtus Segafredo, anche se a Bologna non hanno avuto due sospesi per doping, imitando la nemica soltanto nel lungo periodo per i recuperi degli infortunati. Fra la trasferta di Sassari e la chiusura della stagione  in eurolega, prima dei play off, sul campo del Villeurbanne vedremo se non era meglio mangiarsi la lingua, ma, cara gente, lasciate sfogare chi non ha mai sopportato quelli nati allenatori che stanno in tribuna, chi beatifica e il giorno dopo, per un rigore sbagliato, ti maledice, chi non tiene conto di quello che hai fatto nella tua carriera professionale, ma come questi cade nel vizio di essere critico a prescindere.

Per questo vi offriamo le pagelle  Armani prima che la stagione  si decida con partite senza domani, quelle che contano davvero,  pagelle pesanti come certe zeppole con troppa crema.

ORO VERO: Hines, Rodriguez, Melli, Shields, Hall, Messina e Stavropoulos, oltre a Dell’Orco, si capisce.

ORO  DA PESARE MEGLIO: Datome, Biligha, Ricci, Baldasso Alviti.

NON INDIMENTICABILI: Tarczewski, Grant, Moraschini, Kell, Bentil.

NUNTEREGGAE PIÙ: Mitoglou, Delaney, Daniels.

Ammettendo che contro Monaco Montecarlo anche Rodriguez e Hines sono andati male, ma è tutto il castello che è caduto quando arginare il nemico che sparava da fuori e  difendersi da chi faceva danni sotto non  era più possibile. Difesa biscotto  nel latte rancido, attacco senza un capo e una coda.

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