L’etica di Riccardo Schicchi

20 Settembre 2013 di Stefano Olivari

Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e tanti altri nomi familiari a chi a suo tempo è stato appassionato ad un certo tipo di cinema (ma anche di teatro, per non dire Teatrino: battuta per pochi…). ‘Non dite alla mamma che faccio la segretaria – Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell’hard‘ (Sperling & Kupfer), di Debora Attanasio, non è però solo il racconto dell’età dell’innocenza (non dell’oro, che è quella attuale con i vari You Porn, Red Tube, eccetera) del porno italiano, ma anche la storia di un imprenditore geniale come Riccardo Schicchi e soprattutto della quotidianità di chi lavora in un mondo considerato di serie B anche da chi lo frequenta come cliente. Ingiustamente, visto il bene che fa a molti dei suoi spettatori e alla società in generale (il premio Nobel per la Pace andrebbe dato alla masturbazione, altro che a Obama). Il fatto che la Attanasio faccia oggi la giornalista non nuoce alla credibilità del libro, basato sul fatto che lei per 9 anni è stata la segretaria tuttofare della Diva Futura. Inizialmente per pagarsi gli studi universitari, poi anche per coinvolgimento e affetto nei confronti di persone spesso ai confini della realtà ma sicuramente non a quelli della moralità. “Amorali sì, immorali mai” la storica frase di Schicchi, ex marito della Staller e marito di Eva Henger fino alla propria morte (l’anno scorso), capace come pochi altri di cavalcare il comune senso del pudore e di trasformarlo in arma di marketing. Schicchi non si ferma davanti a niente: alla politica che ufficialmente lo osteggia, alle varie associazioni che lo vedono come il male assoluto, ad impresari ladri che cercano di truffare lui e i suoi artisti. Il tutto in un giro vorticoso di denaro, con una contabilità non proprio chiara. Femmine ma anche maschi: strepitosa la descrizione dei provini, in particolare di quello di Julian Latino, arrivato negli uffici della Diva Futura per accompagnare un amico e preso al posto suo (classica storia da calciomercato, solo che qui è… cazzomercato). L’autrice trova subito il tono giusto, diventando per molti versi più schicchiana di Schicchi (ma non di noi): tutto ciò che non fa male al prossimo non merita di essere proibito o sottoposto a processi. Il suo distacco da quell’epoca è solo temporale, non certo morale, per questo in ogni capitolo sembra di essere lì, in quell’ufficio incasinato, fra le fissazioni della fidanzata del capo (Mercedes Ambrus ne esce come la più antipatica), i maniaci che telefonano ogni giorno a quella che nel loro immaginario è la pornosegretaria, i dubbi degli attori maschi (inutile spiegare quale sia il problema principale), il divismo più o meno motivato delle attrici, le miserie umane riscontrabili in ogni campo e soprattutto il divertimento assoluto, nei pochi momenti di pausa, osservando come tutto dopo pochi giorni si trasformi in normalità. Schicchi è un capo che usa tutti i trucchi del vero capo: i complimenti, l’assenza, la durezza immotivata, la difesa a prescindere dei suoi dipendenti, le confidenze lasciate cadere lì, i proclami improvvisi, le frasi da scolpire nel marmo (“E’ più facile trovare una pornostar che una brava segretaria”). Soprattutto è una persona che non farebbe male a nessuno, proprio come filosofia di vita. Amante dei gatti e malato di diabete, al contrario di molti stupratori e assassini (ne conosciamo uno che ha rifiutato un lavoro all’Università, nell’ambito di un programma di recupero) finisce in carcere e le sue condizioni si aggravano. Non è abbastanza per un pistolotto sulla malagiustizia, ma lo è per notare come le istituzioni (che così, di pelle, ci evocano sempre qualcosa di negativo o quantomeno di vecchio) trovino più facile punire il deviante senza sponsor ideologici che il criminale. Di sicuro ‘Non dite alla mamma che faccio la segretaria’ è un libro che ha nella leggerezza che trasmette la sua vera ragione per essere letto. Privo di volgarità, non c’è niente che una bambina di 10 anni non abbia già ascoltato dai compagni di scuola, ma privo anche di gossip anche se in tante pagine il giochino del ‘chi è’ ha soluzioni facili. Trasmette qualcosa e, maramaionchizzandoci, ‘ci arriva’. I caratteri ben delineati non sono solo quello di Schicchi, ovviamente: si va dall’intelligenza di Ilona Staller non più Cicciolina e già nell’era Jeff Koons alla presenza scenica di Moana Pozzi anche fuori dalle scene, passando per la serietà di Rocco Siffredi e di suoi colleghi dalla carriera meno fortunata. Tutte persone comunque consapevoli, anche se magari (non parliamo di Rocco) nella vita avrebbero voluto fare altro. Non è un libro triste, nell’appuntamento del venerdì con ‘Libri veramente letti’ cerchiamo di evitarli anche se ogni tanto, mal consigliati, ci caschiamo. E non è nemmeno un’esaltazione del mondo del porno, di cui anzi vengono raccontati tutti gli aspetti grotteschi. Parla di vite, parla di vita.

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