L’eredità di Djordjevic

22 Settembre 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra mangrovie vietnamite che a Milano vorrebbero mettere nel bosco orizzontale vicino all’amatissima Canottieri. Il posto giusto per dare ragione al saggio dell’osteria quando si beve il barbera e annuncia liturgico: le bugie le raccontano tutti. Solo chi ha coraggio dice la verità. Trovarlo, questo coraggio, per dirvi che la supercoppa del basket non ci ha detto quasi niente a poche ore dall’inizio del campionato. Tutto molto artificiale, artificioso, a parte il ritorno al successo, dopo 26 anni dalla nascita di questa supercazzola chiamata supercoppa, della Virtus che l’aveva vinta nel 1995. Giorni magici con Brunamonti e Orlando Woolridge, vittoria sui campioni d’Italia della Benetton per Alberto Bucci che dal suo cielo ha guidato ancora le Vu nere dello Zanetti di Villorba che ha trovato nel basket altro caffè meravigliao, oltre che don Sergio Scariolo il più saggio durante e dopo la vittoria, che ha sparigliato i suoi faccia a faccia con Messina in Italia portandosi sul 3 a 2.

Colpa nostra non aver trovato emozione in questo precampionato vestito saggiamente da supercoppa per tutta la serie A. Come dicevano in Un’ottima annata, siamo ancora permeati dal profumo vero delle Olimpiadi. Non riusciamo a  dimenticarle anche se ci pigliano a pallonate, anche se intorno a noi vediamo troppe mascherine a terra, troppa gente che straparla, troppa ingiustizia, troppo male in troppe cose là dove dovrebbero guidarci, aiutarci. Niente. Non si fa in tempo a festeggiare quando un giudice parla di licenziamenti illegali ed ecco che i licenziatori fanno ricorso senza neppure vergognarsi.

Non fai tempo a scrivere sul diario agli sgoccioli che sei fiero di aver conosciuto nel calcio e nella vita uno come Massimo Moratti che mette sul tavolo un milione e mezzo di euro per i suoi operai in cassa integrazione, ringraziandoli, ed ecco che i tromboni ci raccontano le paturnie dei calciatori miliardari che cambiano villa per colpa delle pecore, che non salutano l’allenatore che osa sostituirli, forse perché troppo presi dalle trattative tipo quelle di Messi per una modesta dimora con 40 stanze, piscina, sala giochi, palestra e altre piccinerie. Insomma, siamo nella fase stupore come i poveri pinguini sudafricani uccisi dalle api assassine. Ecco. Tutto stravolto, dalle stagioni, all’idea che ci eravamo fatti sugli animali più utili. Così la supercoppa sugli adesivi scivolosi di Bologna che sono costati un legamento al povero Udoh che certo non veniva da una stagione in piena salute.

Diciamo che la Virtus fremebonda all’inizio, quando ha rischiato abbastanza con Tortona, la novità più interessante dell’anno, peccatrice non punita nella semifinale da una Venezia che ha nascosto il pugno di ferro in una mano non proprio vellutata, questa Vu nera scarioliana ha spiegato al mondo cosa sia una buona eredità: il Pajola e l’Alibegovic lasciati ai campioni sono qualcosa senza prezzo. Gli allenatori bravi fanno così. Lavorano, costruiscono. Poi, pazienza, se devono andarsene, ma dietro  si portano rispetto e riconoscenza. Peccato per gli altri, diceva quella canzone, anche se è presto per fare processi, bocciare o promuovere.

Certo ci sarebbe urgenza  di capire, visto che da sabato si inizia il centesimo campionato italiano di basket, senza doversi preoccupare di bilanci in rosso profondo, evitando di interpretare facce e scelte. Tipo quella del presidente Petrucci a bordo campo. Infelicità travestita e non soltanto perché sulle tribune c’era poca gente. Per legge, speriamo, e non per scelta, aspettando con la pallavolo, che sul tavolo ha messo due carichi come  i titoli europei delle sue nazionali risanate dopo il male di Tokyo, di avere qualche buona notizia, soprattutto adesso che il calcio, padrone di troppe cose, cattivo maestro per moltissime altre, fa sapere che presto avrà il via libera per riempire al 100 per cento stadi magari datati e cadenti.

Loro possono, anche se nessuno sa dove ci porterà il conflitto assurdo fra gente che si sente prigioniera se non infetta e altri che non hanno mai saputo spiegare con chiarezza, tipo gli americani che contano ancora oltre 1000 morti al giorno. Nella cloaca dove produrre mascherine tarocche ha dato miliardi, dove i vaccini  non sono mai arrivati alle nazioni povere, noi ci sentiamo in colpa obbligandovi a sapere che sabato a Napoli, dove arriverà l’Armani affondata e colpita in supercoppa dalla stessa Virtus che rovinò la sua estate in 10 giorni di maledetta mattanza, nella ritrovata reggia che fu di Zorzi e Pentassuglia, inizierà il campionato. Un secolo alle spalle. Nel bene e nel male, ricordando campioni che ci parlano ancora e con meno prosopopea di chi li ha messi in mutande per una partita domenicale, era tutta un brusio di voci sovrapposte, dalla televisione, dai presentatori, dagli attori che volevano farci credere di sentirsi felici.

La Virtus che comincia bene, in mezzo a tanti guai, infortuni, non avrà tempo di guardarsi allo specchio. L’Armani che ha iniziato male, anche con Brindisi un 19-0 da brividi nel terzo quarto, parziali al veleno molto simili a quelli dell’ultima stagione, ora ci dovrà convincere di aver fatto un’altra rivoluzione giusta che vada oltre l’ingaggio di Pozzecco come assistente. Veleno che di solito alimenta bene Ettore Messina a cui non chiederemo più perché, amando la difesa, il gioco corale, insiste ancora su gente col piumino, su chi non la passerebbe mai. Doppie pagelle per i resistenti. Una su questa supercazzola chiamata supercoppa come se fosse veramente antani. Un’altra sul campionato  che parte ringraziando Radio Rai che ci ha fatto sentire in partita mentre eravamo invece esclusi.

Da Bologna con livore.

10 A Pajola, Alibegovic, al francesone Jaiteh nato nell’Ile de France, perché era bello vedere la loro energia, paragonandola con  il cortocircuito di molte mummie.

9 A SCARIOLO per aver messo limiti giusti alla gioia per il trionfo virtussino: un buon inizio fa bene, dà fiducia, ma siamo soltanto all’inizio.

8 Al geniale TEODOSIC che in campo  sa inventare, creare, divertire, anche se la miccia  è ancora corta, anche se resta un  meraviglioso mistero il suo modo di vedere il gioco e il mondo.

7 Al muchacho RODRIGUEZ, l’unico dell’ Armani insieme ad Hall, davvero un tipo giusto per il Forum, per l’Eurolega, ad aver rifiutato  la resa quando  Bologna era oltre il più 15.

6 A TORTONA per la bella prova all’esordio sul palcoscenico vero della serie A dove ha tante cose da dire e proporre.

5 Alla LEGA se dovesse avvilirsi dopo aver scoperto che i suoi sforzi non sono stati onorati da molti, che il dispettoso inizio della finale alle 21, anche dopo il calcio, è stato  uno dei tanti errori in giornate alla ricerca di Godot e di un godimento difficile da trovare.

4 Alla TELEVISIONE se  le voci dei commentatori diventano una miscela tossica con gli urlacci dei presentatori. Tutti bravi, per carità, ma secondo voi l’ascoltatore è stato privilegiato?

3 A RICCI, ex capitano della Virtus super fischiato da tribune con poca gente e anche poche mascherine, se dovesse deprimersi per aver visto magari qualche amico contro di lui. Caro matematico, chieda in giro agli ultimi tormentati dal razzismo, dall’ignoranza, non soltanto nel calcio, ma pure nel calcetto.

2 A Romeo SACCHETTI, unico davvero spiritoso nella lagna delle glorie, se alla fine non è andato a ringraziare BELINELLI e DATOME per aver rinunciato alla Nazionale. Ancora oggi, dopo riposo, vacanze, medicina, sembrano molto indietro. Meritano  di essere aspettati. Certo non troppo, potrebbe dire Messina, più di Scariolo che misteriosamente, ha visto dare un 6 al suo capitano, anche se forse non meritava il 4 del Gigi nel pallone.

1 Ai CANESTRI dell’arena bolognese scivolosa ed elettricamente ansiosa che sembravano gli unici insensibili a troppi tiratori che sparavano alla luna, spesso senza neanche sapere il perché.

0 A Pajola mvp  del torneo, e fra i giocatori italiani, per aver fatto sapere che si sente ancora incompleto, nel tiro, nel palleggio. Un messaggio che non piacerà a troppa gente, colleghi sul campo, agenti che incitano i giocatori a farsi belli senza lavorare troppo, passando spesso anche dal tatuatore per poi spiegare la profondità del messaggio su quella pelle martoriata dall’ago.

Per il campionato chiediamo a quelli dell’automobilismo e della moto  se è possibile fare una griglia di partenza pur sapendo che in troppi hanno usato soltanto il muletto in precampionato. Ci dicono che si può tutto perché il bello, poi, è farsi smentire come direbbe Peterson l’instancabile.

PRIMA FILA

 VIRTUS Segafredo – Se caccerà il malignodallo spogliatoio.

ARMANI – Per mille motivi, società, allenatore, anche se al momento non la capiamo. Ha 90 partite per dirci che sbagliamo.

BRINDISI – Perché Vitucci è uno di quelli che costruisce, perché i Marino hanno sempre il tocco giusto.

REYER – Perché De Raffaele non ha ancora mostrato tutte le carte di una squadra che ha dentro qualcosa, come la società.

SECONDA FILA

SASSARI – Anche dopo le tante rivoluzioni, ma l’aria è sempre buona.

TREVISO – Un bel precampionato, una bella qualificazione nella “Campioni” Fiba. Tante novità e tanta pazienza mostrata verso chi  l’ha mandata in campo a Bologna nella settimana dove aveva già giocato 3 partite dure.

CREMONA – Idee, coraggio, un mondo da scoprire e valorizzare.

REGGIO EMILIA – Perché dove c’è artiglio CAJA, anche quando borbotta su un mercato dove lo hanno poco coinvolto, devi sempre aspettarti guerriglia e pericoli.

TERZA FILA

VARESE – Se Vertemati troverà altre soluzioni oltre a quelle scontate per valorizzare il ritorno a casa di Ale Gentile, allora riavremo la Masnago innamorata e Scola come amministratore delegato potrà sentirsi più spesso con Bulgheroni.

TRENTO – Perché hanno sempre saputo ricreare squadre da competizione, perché hanno idee anche se il budget resta basso.

BRESCIA – Per dare fiducia all’esordiente MAGRO in una piazza dove sono spesso irrequieti. Lasciatelo lavorare.

TORTONA – Che forse merita un gradino più alto, ma stimolare gente che ha fatto questo capolavoro di società è bellissimo e sappiamo che ci risponderanno bene senza mandarci al diavolo.

QUARTA FILA

FORTITUDO – Con la nuova livrea dello sponsor turco. Nella speranza che REPESA resista e non si avveleni la vita.

TRIESTE – Anche se uno come CIANI è un combattente che spesso ha fatto uscire i conigli dal cilindro.

NAPOLI – Che intanto è tornata al vertice, ma che ora non può fermarsi anche se ha perso qualche pezzo. Vai SACRIPANTI.

PESARO – Volendo bene ad Aza PETROVIC, anche se il PACHECO che ci aveva presentato come un asso sta per tornare in Brasile, gli auguriamo di trovare un’anima nella squadra costruita, come da troppo tempo, con il poco che si trova e non stiamo parlando soltanto di cassa.

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