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Attualità

L’eredità del figlio unico

Indiscreto 06/12/2024

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I rapporti del Censis sono di solito una manna per i cantori della sfiga e del declino italiano, quindi in genere i giornalisti boomer, in contrapposizione alla meravigliosa Italia di una volta dove di meraviglioso c’erano in realtà soltanto i nostri 15 anni (e non è nemmeno vero sempre, gli adolescenti di base stanno male, ma i brutti ricordi di eliminiamo). L’ultimo non fa eccezione: gli stipendi calati in 20 anni del 7% in termini reali, caso quasi unico nel primo mondo, il PIL fermo, il sistema pensionistico al collasso, la deindustrializzazione, i medici poco pagati e così via (magari anche le cavallette). Una considerazione ci ha però colpito, per la forza della sua semplicità: una quantità enorme di ricchezza sta per finire in mano a una generazione di figli unici, al massimo di due fratelli, visto che i baby boomer propriamente detti, cioè i nati dal 1946 al 1964, stanno iniziando morire a buon ritmo.

I boomer e chi è ancora più vecchio detengono in Italia il 58,3% della ricchezza. Non è una statistica come tante altre, perché il 1964 è stato l’ultimo anno in cui i nati in Italia hanno superato il milione, prima di calare in maniera costante e quindi ben prima della Seconda Repubblica, di internet, eccetera, con il record negativo ovviamente del 2023: 379.890 nuovi nati. Anche sommando gli aborti non si arriva a metà dei nati nel 1964, quindi di un’Italia più simile a quella di oggi che a quella di 60 anni prima. È evidente che il modello del figlio unico, o di nessun figlio, è partito da lì per arrivare estremizzato fino ai giorni nostri: tra le coppie quelle con figli rappresentano il 60% del totale e di queste (fonte il censimento 2021) la metà ha un unico figlio, 4 su 10 ne ha due, una su 10 ne ha tre o più. Se questi sono i bambini di oggi, la tendenza è iniziata ai nostri tempi e non esistono welfare, sussidi, asili, nonni, eccetera, che possano davvero invertirla. Occorrerebbe prenderne atto, facendo lavorare chi è sano almeno fino a 70 anni, invece di costringere a fare figli chi non ne vuole con la scusa dell’equilibrio dell’INPS (proprio un bell’incentivo).

Venendo all’attualità, questi figli unici hanno una grande fortuna, oggettivamente: su di loro confluisce il patrimonio dei genitori defunti e spesso anche quello di parenti senza una propria famiglia. Una situazione con conseguenze sociali pesantissime: come cambiano le scelte di vita sapendo comunque di avere un paracadute raggiunta una certa età e/o di non avere nessuno di più giovane da mantenbere?  Crediamo che dietro al fenomeno della Great Resignation ci sia anche questo. Perché accettare il tran tran quotidiano o peggio ancora un lavoro di merda quando avremo presto tanti soldi e nessuno a cui lasciarli? Si può poi discutere se questa ricchezza potenziale ma sicura, che in Italia ha una tassazione molto più vantaggiosa che tanti altri paesi (giustamente, essendo in teoria soldi già tassati ai loro tempi), produca persone più libere o smidollati, ma non si possono discutere i numeri: dividere il trilocale di periferia con due fratelli o non dividerlo proprio è diverso. Insomma, l’ultima generazione della storia d’Italia potrebbe essere la generazione Airbnb. Per fortuna all’epoca saremo morti, evocando i nostri Rosebud.

stefano@indiscreto.net

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