Leggendo Camoranesi

29 Marzo 2013 di Stefano Olivari

“Vorrei una biografia di Camoranesi”, disse la ragazza. “Non abbiamo biografie di Camoranesi, mi dispiace”, rispose il commesso della libreria. “Come, non avete biografie di Camoranesi?”, lo incalzò la ragazza sorpresa e perplessa. “Non è che non l’abbiamo noi, è che non esistono biografie di Camoranesi”. Scena realmente accaduta davanti a noi e all’amico Carlo Pizzigoni in una nota libreria, nota anche per pagare editori e autori con ritardi che sfiorano l’anno e mezzo. Era la fine del 2006, quindi con Camoranesi sempre juventino e da poco campione del mondo, quindi in un certo senso quella ragazza poteva avere ragione: perché nessuno aveva mai pensato ad una biografia di Camoranesi? Risposta banale: quasi nessun libro sportivo va sopra il mitico break even, il livello di vendite a cui almeno si pareggiano costi e ricavi, e Camoranesi non accendeva così tanto la fantasia da indurre qualche pazzoide a perdere tempo, vita e soldi per produrre un libro sul suo idolo. Il valore del calciatore non conta, quello si valuta per operazioni di marketing editoriale tipo Totti, Del Piero o Cassano. Quando si entra nel girone di quelli normali, la biografia di Camoranesi ha la stessa probabilità di trovare un editore rispetto a quella di Vito Chimenti, Klaus Bachlechner o Giampaolo Montesano. Ci pensavamo stamattina spedendo l’ordine alla sempre ottima Soccer Books per ‘Bremner – The Real King Billy – The Complete Biography‘, uscito nel 2011 (ne aspettavamo la versione italiana, tipo la ragfazza con Camoranesi, ma non è arrivata) e per ‘Vivian Woodward – Football’s Gentleman‘. Insomma, un ripassino sul grande Leeds e qualcosa di nuovo sulla stella della Gran Bretagna bicampione olimpica un secolo fa.  In altre parole, il libro è inutile? I nostri duemila There’s only one Clive Allen e Il Lupo è uscito dal branco (biografia dell’attuale assistente di Scariolo), dando per scontato che non siano grande letteratura, sono almeno utili per scrivere un articolo di calcio e di basket? No. Leggere è quasi sempre inutile, a meno che non si tratti di un manuale di istruzioni (anche questi in via di abolizione, era un vecchio pallino di Steve Jobs). In questo senso la biografia mai scritta di Camoranesi vale Delitto e castigo. Ma proprio per la sua inutilità un libro almeno discreto crea un rapporto così personale con la materia che la nostra vita aumenta, in quantità e qualità. Un meccanismo che fa abbandonare i libri pessimi dopo un decina di pagine, senza sensi di colpa. Cosa avranno scritto di nuovo su quel Leeds, dopo quarant’anni? Tanto per il lavoro quotidiano è sufficiente sfogliare la Gazzetta sopra il frigo della Sammontana. Va be’, dai, al massimo avremo buttato via 25 sterline, sei articoli dei nostri e le abbiamo recuperate.

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