L’educazione di Doncic

6 Febbraio 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nascosto fra gli alberi del parco romano di piazza Vittorio dove, all’insaputa dei tanti amici della tribù atletica che si ribella all’estinzione, era in programma un raduno di visionari cestomanti davanti alla porta alchemica. Un po’ di tempo fa il marchese Palombara aveva ospitato proprio in quel giardino un alchimista in grado di trasformare il metallo in oro. Sembra proprio che quelli del basket abbiano bisogno di un mago del genere, soprattutto gli imbonitori che urlano le loro radiocronache televisive, per gli illusi che avvisano il navigante di essere entrato nel triangolo dove il basket sembra davvero un altro sport, per tutti quelli che non vogliono credere alla dittatura dell’Emporio Armani, per i pochi che, pur assistendo al rito esoterico, intanto provano a leggere quello che hanno dichiarato Buzzavo al Corsera, Recalcati su tanti giornali, perché da due che in carriera hanno vinto tanto si potrebbe davvero imparare qualcosa.

Quando Petrucci e le Leghe siederanno finalmente al tavolo per ratificare quello il Pontifex Gianni primo, secondo e terzo, ha già deciso, sarà comunque utile discutere su certi particolari della riforma: campionato a 18 squadre, ammesse alla massima serie solo società che possano garantire un palazzo con almeno 5.000 posti. Noi, ad esempio, due come Recalcati e Buzzavo li ascolteremmo e non con l’aria delle badanti che telefonano a casa mentre il badato si piscia addosso, non con la sicumera di chi crede di aver inventato un altro sport insieme all’acqua calda, di sicuro senza la presunzione di poter fare a meno delle esperienze passate.

Ad esempio bisognerebbe riflettere ora che il calcio sembra orientato verso Veltroni per la presidenza della Lega. Ma, scusate, non era anche presidente onorario in quella del basket dove, ci viene il dubbio, neppure se lo ricordano? Certo anche per colpa sua, eh sì, ha visto Roma cestistica svanire su colli senza avvenire, doveva disincagliarsi da una politica piena di franchi tiratori, scrivere bei libri, regalarci eccellenti lavori cinematografici. Poi, diciamola tutta. Uno come lui agisce se vede che la controparte ha voglia di ascoltare, altrimenti fate voi gente di un altro sport.

Mentre i nuovi profeti si scambiavano tulipani neri davanti alla porta alchemica è arrivato un messaggero per annunciare che si deve godere per l’affollamento in classifica fra quota 18 e 20 punti, la tragica e “meravigliosa” battaglia per non retrocedere dove sono invischiate, con Cremona, due società della nobiltà cestistica italiana, Pesaro e Varese che sono fra le titolate del sistema, come del resto Roma uno, Treviso, Siena, Fortitudo e Vitus Bologna. Insomma c’è vita nell’altro sport e i ricconi di Milano non possono essere sicuri che faranno una passeggiata come verrebbe da pensare se le rivali che pure l’hanno battuta o vorrebbero ancora batterla hanno un fatturato alla diciottesima giornata che non sostiene neppure la maschera tragica imposta dal copione a Jasmin Repesa: Venezia 57 punti, eh sì, ma è colpa degli infortuni; Sassari 48, be’ ci stava una domenica in vacanza dopo aver fatto tanta fatica per risalire senza rimpiangere il Johnson Odom da 27 punti che pure non ha salvato Cremona a Caserta; Avellino 59, anche loro con troppi infortunati. Su Reggio Emilia vale il discorso fatto per gli altri sugli infortuni, sul bilancio che non ha permesso di equilibrare subito una squadra sognata da chi vorrebbe andare oltre la Bosman, calpestandola, e le leggi europee (saranno tutti tifosi della Le Pen?): due stranieri e il resto fatto in casa. Magari, dice Petrucci che ogni giorno deve mandare un medico agli azzurrabili in esilio perché si fanno male a partite alterne e, quando sono sani, non sembrano proprio felici perché, se il coro non viene pagato, è soltanto il campo e dire come stanno le cose. Spesso si scopre quella che potrebbe essere una verità: non è tutto oro quello che luccica, dicono quelli che non sono voluti andare alla porta alchemica.

Tornando ai messaggeri che sventolano orgogliosi una classifica dove sembra infuriare una lotta che infiamma (magari è vero: la gente va a vedere, le cifre sono buone, anche ad incassi celati), vorremmo intervenire per esaltare almeno una dote evidente dell’Emporio Armani che ha usato tutti i pezzi in magazzino per travestirsi. Pugno di ferro in mano di velluto arancione? Non esageriamo, per il ferro stanno lavorando, sul velluto ci vanno anche troppo spesso. Però nessuno può negare che abbiano buon cuore. Si sono mostrati con le loro debolezze, vulnerabilità. Umani, umanissimi, da strozzarli per aver perso subito il treno europeo, da criticare perché se avessero davvero voluto essere dittatori con un consenso al 92 per cento avrebbero potuto correggere subito una squadra debole al centro e confusa in regia. Vero che Raduljica o Hickman se li prenderebbero tutti i loro rivali italiani, ma il problema è farli rendere dove in tutti c’è una gran fretta di correre via per le feste con amici che arrivano sempre da fuori. Non l’hanno fatto, hanno perso anche tre partite, si sono fatti del male da soli, hanno perso il senso d’orientamento sulla vicenda Gentile, un divorzio dove nessun giudice, neppure quelli pagati dalle parti in causa, sa ancora a chi assegnare i beni, trovando una sistemazione per gli altri giocatori.

Non sappiamo se questa Milano del basket ha fatto della generosità volontaria, ma chi la vede giocare tipo col Darussafaka o, magari, a Varese, capisce che ha un senso speciale per lo spettacolo: meno 25, vittoria, più 20, 61 pari al 27’ poi vittoria alla grande. Insomma godi popolo, dice Repesa, ho giocatori umani, fin troppo. Per trovare un quintetto giusto, ispirato, bisogna avere pazienza, leggendo bene certe facce. Chi si illude di poter dare sempre la colpa all’allenatore, succede anche a Milano, chi si fa convincere dal clan che il talento esiste ma non si vede per colpa di compagni egoisti e di un tecnico insensibile. Leggete le loro facce. Sono ancora tutti convinti che una buona prestazione si legga partendo dai punti segnati. Probabile. Come diceva Lombardi, conta la canestra, ma c’è tanto del resto se proprio lui divenne, come allenatore, mago delle difese alchemiche. Difesa, logica del gioco, mutuo soccorso, scelta dei tiri a maggior percentuale. Se non avessero ragionato così quelli del Real Madrid come avrebbero potuto portato Luka Doncic allo splendore di oggi? Lo hanno preso in Slovenia a 13 anni. È stato educato. Ora è già qualcuno, ma Pepe Laso gli dice, dopo una giocata fantastica, quello che diceva Radice col Toro da scudetto: stai nella cesta.

Qui, lo sapete, lo vedete, lo avrete visto, prevale invece la tesi di quel padre di un giocatore famoso che davanti alla domanda del presidente ansioso sulla scarsa propensione del talento a difendere pensò di zittirlo così: “Però fa spesso canestro”. Chiaro? Un po’ come i genitori che ancora portano la borsa ai figli, che insistono per avere un confronto con l’allenatore se il ragazzo gioca poco, pazienza se si allena poco e male, che fanno caciara in tribuna ed insultano gli arbitri e se, potessero, picchierebbero l’insegnante. Abbiate fede accolita della porta alchemica. Il teatro è in piedi. A Rimini, per la coppa Italia, Milano vedrà di farsi criticare per dare a tutti l’illusione che ci sono debolezze nella sua cittadella. Certo che ci sono, ma qui da noi nessuno ha squadre che possano far sembrare debole Milano come avviene in Eurolega, contro tutte, persino il Galtasaray.

Ascoltando una classifica mentre si fa sera andiamo con le pagelle.

10 A BUZZAVO, RECALCATI che danno buoni consigli a manovratori fedelissimi al cartello “non disturbare” come succede sui mezzi pubblici, anche se i guidatori, spesso, cinguettano al telefonino con estranei al viaggio e, in questo caso, al gioco se l’idea è che un buon piatto vive se presentato bene, pazienza se ci sono coriandoli al posto del coriandolo.

9 A Drake DIENER che potrà raccontare a tutti questa favola di Capo d’Orlando dove arrivano veterani pieni di ferite che si curano bene al sole, nella famiglia, vedono valorizzare Ivanovic dopo Fitipaldo, poi ritrovano se stessi come direbbe Basile che ancora non ci ha detto se davvero si è ritirato.

8 Alla PALLACANESTRO VARESE per come ha presentato il derby che ha dato la centesima vittoria nelle sfide alla Milano armanizzata. Ora, però, serve anche altro. Una squadra che possa andare oltre le sconfitte onorevoli.

7 A LANDI l’uomo che ha permesso a Reggio Emilia di essere davvero una grande società. Non ha mai dato ascolto a chi voleva Menetti al rogo, a chi pretendeva investimenti che al momento, con un palazzo del genere, non avrebbero senso. Anche nel momento più difficile ha saputo dire quello che giocatori veri dovrebbero saper capire.

6 A PISTOIA e CASERTA, a Vincenzo Esposito e Dell’Agnello, nati nella culla di Merlino Tanjievic, della famiglia Maggiò, del professor Marcelletti, perché la loro stagione merita davvero tutti gli onori e le soddisfazioni.

5 A Niccolò DE VICO che incanta Biella e il campionato di A2, 35 punti in 30’ con 9 triple come segnala il solerte ufficio stampa della Lega due che è il doppio della uno liofilizzata, perché obbligherà chi crede di essere al piano di sopra a dare un’occhiata in basso. Quelli non vorrebbero mai. Meglio le fiere americane.

4 A VELTRONI, ammirato politico, scrittore, regista, se dovesse accettare la presidenza della Lega calcio senza prima spiegare a quelli del basket perché non è mai riuscito a farsi ascoltare quando voleva, poteva e, forse, doveva, aiutarli.

3 A Dada PASCOLO perché questa sua nuova cavalcata dove “non sarebbe mai potuto arrivare” secondo i soloni del sistema ci farà litigare con chi ragionava così anche guidando la Nazionale. Pianigiani e Messina non hanno certo bisogno di presentazioni, sappiamo cosa hanno fatto e vinto, ma tutti e due hanno preferito il manufatto firmato e trascurato questo gommolo dalla testa fina. Lo ha fatto anche Repesa? Forse, ma poi ha capito. Certo hai più tempo se alleni ogni giorno.

2 A SASSARI e PASQUINI perché i 48 punti segnati contro Brescia, dove Luca Vitali con la micosi ha superato i 2.500, ci fanno passare per visionari che vedono la squadra di Sardara pronta per una grande coppa Italia. Speriamo per loro che sia stato soltanto un colpo di freddo.

1 A BUSCAGLIA che ha nascosto a colleghi molto più famosi la sua terapia per guarire squadre dove se non hai tanto talento sarà meglio rifugiarsi nella difesa. La nuova Trento è bella da vedere proprio per questo, peccato che sia stato così crudele da rovinare la 100esima in serie A del De Raffaele che a Venezia avrebbe bisogno di maggiore fortuna e non di febbre alta come certe volte l’acqua in Laguna.

0 Alle PROGRAMMAZIONI e agli orari televisivi. Alzi la mano chi ha preferito Varese-Milano di basket alla stessa ora di Juventus-Inter. La verità è questo scopone diabolico porta spesso allo stesso risultato. Presunzione o ignoranza?

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