Le tre tifoserie di Downton Abbey

8 Agosto 2013 di Stefano Olivari

Fuori tempo massimo, visto che quelle mandate in onda da Diva Universal erano le repliche della prima stagione già trasmessa da Retequattro (esiste ancora Retequattro!), siamo diventati cultori di Downton Abbey. La serie, ambientata in un castello nobiliare dell’Inghilterra di inizio Novecento, aveva sulla carta tutti gli ingredienti per raggiungere pallosità alla Ivory ma in realtà ha stupito per la capacità di tenere attaccato lo spettatore nonostante schemi già usati e abusati. La grande famiglia con tutte le sue beghe ereditarie e finanziarie, le sorelle che si fanno la guerra, le differenze fra classi evidenziate anche nei dettagli, i cambiamenti politici e sociali che in provincia hanno effetti dirompenti, ma soprattutto il clima da fine di un’epoca che crea già di per sé un effetto nostalgia nello spettatore anche se noi del colonialismo abbiamo avuto solo i danni (Kabobo e dintorni). E’ appena finita l’età edoardiana, con il figlio della regina Vittoria che solo per pochi anni è sopravvissuto alla longeva madre (chi vi ricorda?), in Europa volge al termine l’era dei grandi imperi e  le notizie arrivano dalla carta stampata (l’avrà visto anche Jeff Bezos?): fra queste la tragedia del Titanic, con la scomparsa di uno dei pretendenti della figlia maggiore dei conti di Grantham, Mary. Non spoileriamo, limitandoci ad apprezzare una serie arrivata alla terza stagione con certezza di quarta e che ha ricevuto premi in ogni dove: su tutti gli Emmy del 2011. Una serie a cui si perdona una caratterizzazione troppo forte dei personaggi: con qualche eccezione i buoni sono sempre buoni e i cattivi sempre cattivi, sia fra i padroni che fra la servitù. Anche se proprio in virtù di questa caratterizzazione si scatena il tifo, incentrato di solito (ci siamo confrontati con altri intellettuali) sulle tre sorelle: Mary l’indecisa stronzetta, Edith la scialba livorosa, Sybil la fighetta idealista. Amazon ci direbbe che potremmo essere interessati a Sybil, ma Mary ha qualcosa in più (quantità e qualità, tipo pagelle di Coppa Italia). E poi ti tiene sulle spine, anche se con il giovane turco non ha tergiversato troppo.

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