Dolore per Reggio, Buffon e Carolina

24 Marzo 2018 di Oscar Eleni

Stelle

Oscar Eleni incatenato all’albero del paese fantasma dove la gente torna soltanto a Pasqua. Prigionieri volontari per guardare filmacci sulla volubilità degli dei. Che intreccio. Che intrigo. Serviva distrarsi dopo giornate dove proprio non ci siamo capiti con questi dei volubili mentre le stelle stavano a guardare.

Prendete la giornata funesta di venerdì lasciando perdere il martedì e il giovedì del basket di Piangina Dondino Pianigiani a nome dell’Emporio Armani, dove non hanno avuto certo più infortuni delle loro avversarie cominciando, ad esempio, dal Real Madrid. Torneremo su queste sventure europee del nostro basket che non si è fatto proprio un grande onore, anche se Reggio Emilia è andata oltre le sue possibilità contro i graniceri di Krasnodar nella giornata dove il derby di nostalgie trevigiane ha premiato Blatt, con i turchi del Darussafaka, e castigato Djordjevic con i bavaresi di Monaco.

Dunque il venerdì nero dove per i cestomanti, evidentemente, la caduta di Reggio ha creato dolore. Partita impossibile. Un peso massimo contro un leggero. Un po’ come nel campionato italiano quando vanno sul ring quelle che sperano in una Milano annebbiata dal lusso un po’ come in quel film sul pugilato con Russell Crowe cenerentola del ring contro il brutale Max Baer che staccava il cervello con i pugni e massacrava il povero Carnera.

Alla stessa ora, mentre il pannocchia americano metteva un piromane a guardia dell’arsenale nucleare, la “rinnovata“ nazionale di calcio, non rinnovabile, ovviamente, se deve usare gli uomini affondati con Ventura, e Carolina Kostner cadevano insieme. Argentini col bisturi per arrivare al Buffon indifeso; ghiaccio troppo bollente per la nostra grande artista coi pattini. Per i calciatori sofferenza zero. Domani sceglieranno un altro capro espiatorio, per adesso fanno soltanto finta di voler cambiare, ma sono sordi, ciechi, muti come dolorosamente scroprirà il Roberto Fabbricini che lo sport lo respira, lo sente, lo capisce, e se uno come Sacchi consiglia vengono presi da un certo fastidio un po’ come fanno quelli che considerano Sarri bravo, bravissimo, ma pur sempre un uomo in tuta e quindi destinato, come chi tira davvero la lima sul campo, cioè l’allenatore che insegna, consiglia, migliora, si sacrifica e per se non vuole quasi nulla, a vedere vincere gli altri. Lo gridavano in faccia agli olandesi mentre arbitri puzzoni li affondavano anche se erano i più bravi. Lo dicono in quasi tutti gli sport dove i sognatori festeggiano soltanto se i ricchi si fermano davanti allo specchio.

Per Carolina un dolore immenso. Ci sembrava fosse venuto il momento del premio per una campionessa derubata in una tempesta d’amore per un campione che si era sfinito nell’attesa come se non avesse mai saputo che un marciatore viene pagato e considerato meno di un tennista di seconda categoria, di molte grandi attrici sul set. Nel furore del ribelle che voleva fare Sansone, in piccolo, per carità, sono caduti anche tanti che non c’entravano nulla. Tutti nella polvere. La Kostner ha pagato anche per lui. Si è rimessa i pattini, ha cercato lontano da questi giardini dove una volta le hanno detto che non era una “ vera campionessa”, eh sì, si prendono degli abbagli quando si è convinti di sapere e conoscere tutto, ha ritrovato armonia, medaglie, ma la storia doveva finire al Forum di Assago con la festa grande, sindaco e vestali ai suoi piedi. Niente. Ghiaccio maledetto per gambe stanche che avevano fatto meraviglie nel corto e l’hanno tradita nella recita conclusiva. Se fossimo ancora capaci avremmo pianto, ma ci teniamo la scorta per il giorno, ormai vicino, in cui riceveremo il conto totale.

Ingiusto per Buffon difendere la porta di quei giannizzeri là davanti, crudele per Carolina ragionare ai piedi del podio, con la medaglia di legno, senza poter cantare come sa, senza aver ricevuto in cambio qualcosa da quel sacrificio che è stato davvero di una regina.

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