Le ricevute di Sochi

7 Febbraio 2014 di Stefano Olivari

Tutto sbagliato, tutto da rifare. Pensavamo che per i Giochi di Sochi gli inviati dei grandi media, non solo italiani, aspettassero almeno la cerimonia inaugurale prima di aprire il libro dei temi. Invece si sono portati avanti con il lavoro già da giorni, perché parliamoci chiaro: a chi frega di uno slittinista? E il bob, poi? Sempre uguale, magari anche con il cronometro taroccato (una volta gli austriaci nello sci fecero proprio questo numero). Importa giusto ai cultori di queste discipline, che peraltro comprendiamo benissimo (a noi batte il cuore per i 3.000 siepi, per dire). Importa poco soprattutto al giornalistica ‘generico’, quello che pretende di spiegarti la realtà come se fossimo ai tempi di Montanelli che raccontava l’invasione della Finlandia. In ordine sparso: acqua gialla, gay discriminati, cani randagi, alloggi modesti, centro stampa inadeguato (come a dire: noi siamo abituati a scrivere davanti alla televisione), la neve che manca, i lavori non ancora terminati, i costi esorbitanti, forse anche le cavallette e l’uccisione dei primogeniti. Per non parlare di quell’odioso tassista che non ti lascia le ricevute in bianco, come accadeva ai bei tempi in cui le amministrazioni dei giornali accettavano qualsiasi nota spese (un famosissimo inviato, ora scomparso, presentò anche il certificato di un medico compiacente per ‘sostenere’ i suoi cinque pranzi al giorno). Tutto questo per i media che non detengono diritti, mentre ovviamente la realtà raccontata da Sky e dagli equivalenti negli altri paesi è un’altra. E quindi? Magari Sochi è davvero uno schifo, ma gli articoli sono gli stessi di tutte la manifestazioni disputate fuori dai soliti giri. Meno male che ci sono le gare, il presente. Fra due settimane poi potremo anche ricordare ‘le ultime Olimpiadi a misura d’uomo’, che in ogni paese sono sempre le ultime da quel paese ospitate.

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