Le patate di Peck

31 Marzo 2021 di Dominique Antognoni

Patate da Peck. Guardate. Yummy! 30 euro al chilo. ‘I love my life’, scrivono quelli bravi, mentre stanno postando soddisfatti la foto del loro acquisto, con minimo 20 hashtag. Nel mondo di Google queste precisazioni sarebbero superflue, comunque Peck è la più famosa gastronomia di Milano ma certo non l’unica ad avere una filosofia chiara, sintetizzabile in questo modo: clienti benestanti, che pagherebbero qualsiasi cifra pur di non cucinare nei giorni di riposo della domestica.

È domenica. State facendo la lista per le cose da comprare per Pasqua. Le prelibatezze che non possono mancare. Ecco, un tortino del genere sulla vostra tavola non può davvero mancare. Perché porta allegria, crea discussione. L’impatto visivo ed emotivo mette di buonumore, vero? Visto che la stragrande maggioranza dei lettori non sa dove abiti l’ironia, mi tocca precisarlo: sto scherzando. A meno che per 30 euro non mettano una foglia dorata sopra. Certo, la clientela di Peck non dà ai soldi lo stesso valore che gli diamo noi dell’Esselunga. Del resto la stragrande maggioranza di chi vive in certe zone spende soldi ereditati o non suoi.

Il personale di Peck in ogni caso merita gli applausi, sono tutti super-professionisti. “Signora Elvira, ma come le stanno bene i capelli così”. “Signor Bepi, che bello quel maglioncino color salmone, la sua signora ha sempre un ottimo gusto”. “Il solito, dottore?”. Sono dei genii, lo ribadisco per l’ennesima volta, nel loro genere alla pari di Steve Jobs. E qui non sto scherzando. Non esiste un prezzo giusto, ma solo ciò che la clientela è disposta a pagare. I 30 euro per le patate in questo senso sono meglio dei 7.000 per una borsa: si paga il marchio, si paga l’emozione. Quando scriviamo post del genere i messaggi dai social network sono del tipo ‘Io quando ero piccolo andavo lì con mio nonno, io li adoro, Peck di qua e Peck di là’. Va detto che anche in molte recensioni, scritte teoricamente da giornalisti, il giudizio va da “Peck non delude mai” in su. Contenti voi, contenti tutti. Intanto affrettatevi, perché i tortini stanno per finire.

Share this article