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Le migliori canzoni di Mario Tessuto
Indiscreto 05/12/2024
La morte di Mario Tessuto è stata la morte di un’icona dell’Italia anni Sessanta, che quegli anni ha replicato all’infinito, in tante trasmissioni televisive e in migliaia di serate. È la morte anche di un ex vicino di casa per 25 anni che molte notti abbiamo incrociato parcheggiando nella nostra amata via Gulli, noi di ritorno da posti da giovani e lui da posti da meno giovani, dove aveva riproposto i suoi successi, a volte in coppia con la moglie Donatella. Molto tempo più tardi sarebbe diventato, come noi, cliente fisso del bar di un nostro amico (oggi diventato cinese, ça va sans dire) dove trascorreva molto tempo a sfogliare la Gazzetta sul bancone dei gelati, e sono quelle le ultime volte in cui lo abbiamo incrociato di persona. Non sono grandi aneddoti, ce ne rendiamo conto, ma sono i nostri aneddoti. Comunque Mario Tessuto nel Festival di Indiscreto sarebbe entrato in ogni caso, quindi questo post ci sembra un giusto omaggio a un cantante che associamo alla televisione in bianco e nero, visto che in quella a colori è stato protagonista soltanto in modalità revival.
Dopo vari tentativi di entrare nel mondo della musica Mario Tessuto (vero nome Mario Buongiovanni, nato in provincia di Caserta nel 1943 ma quasi sempre vissuto a Milano) sembra a un passo dall’entrare nel Clan di Celentano: di quest’epoca gli rimane l’amcizia con Don Backy, fuoruscito eccellente dal Clan, che gli scrive Ho scritto fine, con cui partecipa al Cantagiro 1968, con un certo successo. Anche se è quasi inutile precisare che il successo vero arriverà l’anno dopo con Lisa dagli occhi blu, musica di Claudio Cavallaro e testo di Giancarlo Bigazzi. Anni Sessanta purissimi, anche chi non li ha vissuti percepisce un’innocenza perduta che commuove. Inevitabile il musicarello omonimo, in cui Lisa è la fantastica Silvia Dionisio. Film che è obbligatorio guiardare almeno una volta nella vita, con Tessuto aspirante astronauta e un vero dream team della comicità, da Peppino De Filippo a Mario Carotenuto, da Piero Mazzarella a Macario, da Franco e Ciccio a Nino Taranto, fino a un giovane Lino Banfi. Del 1970 è l’unica partecipazione al Festival di Sanremo, dove con Tipitipitì arriva ottavo. La canzone scritta da Pace, Panzeri e Pilat ha comunque ottimi riscontri, anche nell’interpretazione di Orietta Berti.
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