Le dimissioni di Malagò

14 Settembre 2019 di Indiscreto

In un paese civile Giovanni Malagò si sarebbe già dimesso dalla presidenza del CONI. In uno un po’ meno civile non si sarebbe dimesso, ma i media ed in particolare quelli sportivi avrebbero chiesto con forza le sue dimissioni, in mezzo ai vari servizi sull’esordio di Sanchez e Rebic.

Perché non si era mai visto il presidente di un Comitato Olimpico Nazionale chiedere al CIO di minacciare sanzioni contro il suo stesso paese. Nel caso specifico, questo Malagò non l’ha scritto ma a farlo ci hanno pensato i tanti giornalisti di area, con l’esclusione degli atleti italiani ai Giochi di Tokyo e con l’annullamento di Milano-Cortina 2026.

La lettera spedita da Malagò lo scorso 31 luglio è stata rivelata da Repubblica, scoop di Marco Mensurati, ripresa da pochi e commentata da pochissimi. In certi casi, davvero irrecuperabili, si è pubblicata soltanto la reazione imbarazzata e imbarazzante di Malagò ad una notizia che i lettori o telespettatori non avevano mai avuto.

Il motivo della stizza di Malagò è noto, al di là della gestione dei biglietti omaggio all’Olimpico (comunque un notevole strumento di potere e pubbliche relazioni: vedremo uninchiesta di Vespa e Floris, fra i principali beneficiari di quei biglietti?) e della guerra che gli stanno facendo le principali federazioni. La legge delega con cui Giorgetti e Valente, quindi Lega e Cinque Stelle, hanno riservato al CONI soltanto la preparazione olimpica (come avviene in Gran Bretagna e in decine di altri paesi), dando a Sport & Salute, società del ministero dell’Economia, il compito di distribuire gli altri soldi alle federazioni secondo criteri più trasparenti di quelli del passato.

Ma al di là di questo, il fatto che l’operazione mediatica ‘Italia fuori dalle Olimpiadi’ (in ogni caso una stupidaggine infondata, anche se per due giorni i titoli sono stati questi) avesse alla base lo stesso presidente del CONI ci sembra enorme. A fine luglio il governo Lega-Cinque Stelle non sembrava saldo, ma nemmeno sul punto di cadere, di sicuro Malagò se avesse potuto prevedere il ritorno in sella del più amico (ed in ogni caso più conservatore) PD si sarebbe risparmiato questa lettera. Va anche detto che come ministro dello Sport c’è ora un pentastellato, Spadafora, poco sensibile al cosiddetto partito CONI, quindi Malagò è in ogni caso chiuso in un angolo. Chissà cosa ne pensa adesso di lui Federica Pellegrini, una dei tanti atleti strumentalizzati attraverso la paura, infondata, di perdere le Olimpiadi.

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