Le dediche di Pozzecco

19 Aprile 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla Buriazia, sul mare sacro dei siberiani: un lago, un rifugio, una prigione. Come promotori del viaggio abbiamo esteso l’invito alla sacra famiglia del calcio rappresentata da Agnelli che ha scatenato una bufera siberiana sul pallone, non per come alcuni lo interpretano e lo giocano, ad esempio in Italia, ma per questa idea che ci sia più avidità che passione sportiva. Ohibò, ecco la scoperta dell’acqua calda. Questa ossessione sugli avidi al potere che ci rovina le notti non è una malattia soltanto delle foglie argentate del calcio. Uno pensa alle Olimpiadi. Un altro  scorre l’elenco di molte presidenze federali. I più arrabbiati se la prendono pure con le amnesie dei politici che usano lo sport per le loro battaglie dei bottoni.

Sul lago Bajkal una cella tutta speciale per i bracconieri italiani arrestati mentre banchettavano mangiando uccellini  di specie protette. Per le bande armate, per le “mele marce” che dovrebbero assicurare giustizia e libertà. Dicono sempre che sono poche, ma poi scopri che non sono poi così poche se in certi posti ci si affida più serenamente alle mani nere che allo Stato. Anche perché questo Stato i latitanti, tipo Messina Denaro, sembra non trovarli mai, perché ti danno un vitalizio anche se hai avuto condanne per frode, perché si parla di vaccinazioni a tappeto e poi si scopre che sotto il tappeto si sono persi anche molti ultraottantenni, si promettono vaccini che forse non arriveranno perché in questa guerra a comandare sono loro, i padroni, che qualcuno identifica nelle case farmaceutiche, sapendo che i veri capi sono quelli che dopo l’anatema della feder mondiale del calcio, FIFA e UEFA alleate, ha fatto salire di oltre 8 punti il titolo di borsa della Juventus nella sua stagione meno felice dopo tanti scudetti in fila, della società che con Milan e Inter ha guidato i secessionisti per un futuro fra i dobloni, pazienza se la palla sarà di pezza.

In questa nostra vacanza e prigionia siberiana non potevamo lasciare a casa gli amici del basket in una settimana dove vi disturberemo anche venerdì dopo il doppio confronto ad Assago fra Milano e Bayern Monaco, lo scontro da dei dell’Egitto fra Messina e Trinchieri che, intanto, si è portato avanti nelle litigate dicendo alla federbasket tedesca quello che si meritava per non aver agevolato il cammino europeo dei suoi lanzichenecchi. Per la verità neppure l’Italia ha aiutato Milano, l’Armani, come del resto chi era impegnato in coppa o con il Covid. Figurarsi. Come al solito Petrucci  fa parlare i trombettieri di palazzo, senza esporsi sul progetto Lega dove per stare in serie A devi avere dei bei soldi, cosa un po’ strana, soprattutto adesso, dopo una stagione a porte chiuse. Fatti loro. Si scontreranno, si abbracceranno, urlando forte:  noi siamo noi e voi non siete nulla.

Una cosa che avrebbe indignato Giovanni Pierantozzi, giudice e procuratore della Repubblica in Varese e pure a Trento, venuto a mancare in questi giorni. Aveva 87 anni. Era bello fingere di litigare con lui per il suo amatissimo basket, era stimolante discutere di quasi tutto e continuare poi la chiacchierata con  suo figlio Francesco, ancora oggi presidente del Rugby Varese, voce narrante fra le più ascoltabili di Sky, pure lui appassionato vero di sport e, come varesino, ovviamente, del basket che ha fatto storia quando lui imparava a placcare.

Basket che consumerà di sera, ai posteri l’ardua sentenza su questo 20.30 maledetto in tutte le redazioni, la penultima di campionato, derogando dalla contemporaneità soltanto per l’anticipo a mezzogiorno di una delicatissima sfida fra Pesaro e Milano. Una volta era battaglia scudetto. Nel Giorno della Liberazione, invece, Milano cercherà di tenersi il primo posto rimesso forse in gioco dal raid vincente di Cremona a Brindisi, mentre Pesaro pregherà per la salvezza adesso che, fra infortuni, Covid, cattivi pensieri di giocatori mediocri, ha buttato via i regali che tutti avevamo fatto volentieri quando, con Repesa al timone, era entrata nel porto fra le migliori otto della coppa  Italia e, addirittura, come finalista nel trofeo che l’Armani ha messo fra gli aperitivi stuzzicanti della sua stagione europea arrivata dove da 7 anni mancava una squadra italiana: fra le otto che contano davvero, anche se pure nel basket c’è una fronda, Milano fra i protestanti e gli ugonotti, contro la gestione catalana di Jordi Bertomeu di questa eurolega che alla nascita creò nella FIBA le stesse tensioni che oggi agitano il calcio, anche se poi si arrivò ad una pace armata, cosa che non prevediamo per  la gestione di un giocattolo ben più grosso.

Siberia e cani fedeli per un giro con la slitta sulla terzultima giornata del campionato di basket dove Cantù, proprio due giorni dopo aver saputo dalla sua giunta comunale che il nuovo palazzo nascerà davvero, ha scoperto i veleni degli ultimi secondi pagando a Reggio Emilia, agli artigli di Caja, la stessa tassa pagata a Trento. Per un punto Bucchi e i San Martino che hanno lavorato per salvare l’idea del basket canturino stanno perdendo la serie A se i truci duci al comando continueranno la loro recita di inflessibili difensori della fede e dei dogmi che di solito aiutano lo sport a sentirsi meglio. Questi invece giocano a mosca cieca sul rispetto delle regole stabilite all’inizio quando queste regole avrebbero dovuto essere diverse perché soltanto dei ciechi ottimisti potevano credere che quella del 2020-2021 sarebbe stata una stagione come le altre. Non è così, ma loro tirano dritto. Aspettiamo una risposta da mesi. Niente. Ora sappiamo, ad esempio, che il play off dell’eurolega si giocherà a porte chiuse nel Forum di Assago, mentre ci sarà pubblico in Baviera, un po’ quello che ha tagliato le gambette della Virtus Bologna nella semifinale contro Kazan: vuoto nell’arena bolognese, 4000  dove adesso governa Claudio Coldebella. Voti sorridendo agli husky siberiani che si domandano se in pandemia è giusto fare costosi bagni all’ozono per il cagnetto di casa.

10 Al GALBIATI capace di armare il miglior MIAN di sempre, nella stagione in cui il giocatore voleva lasciare la serie A, nell’anno in cui Cremona sembrava non potersi iscrivere al campionato. Allenatore di qualità, a sostegno un manager come PORTALUPPI che forse a Milano avevamo considerato poco, ma non era colpa sua.

9 Al Luis SCOLA che avevamo messo sotto processo, per l’età si capisce, dopo il golpe contro Milano. Lui e RUZZIER ci hanno detto che prima di parlare è meglio tacere e lo faremo anche per Treviso che vedevamo volare e poi abbiamo scoperto umanamente fragile come capita quando le lodi imbrodano.

8 Al POZZECCO che ci spiazza sempre, un po’ come faceva nel bene sul campo, ma spesso, non proprio nel bene, anche fuori. Dopo aver riportato al successo una Sassari affaticata, non ancora sanificata, ha dedicato la vittoria a Dodo Colombo, il fratello tecnico che gli serviva ai tempi di Varese, e al giudice PIERANTOZZI che nella Varese aurea creata da Bulgheroni per il decimo scudetto era la saggezza non togata di quei campioni domati da Recalcati.

7 Al DELIA che con ALVITI e DA ROS ci ha tolto l’idea che a Trieste non riuscissero a proteggere il bel lavoro di Dalmasson e Ciani.  Certo ci hanno messo qualche settimana, ma forse in tempo per stare nei play off.

6 Al TAYLOR di REGGIO che quando ha riscoperto il vero KOPONEN ha rimesso la prua del brigantino di Caja verso la zona di conforto, in zona salvezza. Artiglio lo specialista che non si aspetta mai riconoscenza da chi salva, tanto a lui basta l’Inter di nuovo campione e la stima di chi gli vuole bene  da Roma in su. Tanti e meritati amici, anche se non tutti saggi.

5 Alla SERIE A2 diretta sempre bene, fantasiosa, coraggiosa, se pensa che la nostra guerra  contro le retrocessioni sia un attentato ai loro sforzi. Ci piace il loro lavoro, hanno allenatori di qualità, società dove prevale la passione, ma in questa annata orribile ammetteranno che  di regolare al piano di sopra c’è stato bene poco.

4 Alla LEGA di A1 se si lascerà mettere i piedi addosso da chi finge di voler rispettare la sua autonomia. Un po’ come quel tipo che un giorno chiese ai legaioli di prendere la gestione arbitri facendo morir da ridere Petrucci e i suoi sodali. Il voto basso comunque resta se qualcuno non ci spiega che senso  avrebbe rischiare ancora nei play off a porte chiuse organizzare viaggi e trasferte, pernottamenti in zone giallorosse. Vi hanno detto che adesso si riapre? Va bene, ma non lasciate le dita nelle porte che potrebbero richiudersi.

3 A BUSCAGLIA per aver creduto di poter cambiare davvero il destino di Brescia nata male. Ci dispiace per un allenatore che meritava un rientro diverso.

2 A DALMONTE che deve aver finito le gomme se dopo ogni partita persa invita quella sua squadra settimina a cancellare e a pensare al futuro. Il problema della FORTITUDO è che in troppi, di notte, la pensano e, di giorno, la sognano diversa da come è realmente, un po’ come l’Italia pensata dagli eroi di Mediterraneo.

1 A Piero BUCCHI se non troverà un sicario per mandare in Siberia chi lo ha messo per due volte sulle braci ardenti: a Roma stava facendo il massimo in una situazione balorda. Gli hanno chiuso la società. A Cantù aveva ridato speranza, gioco,  una dignità di squadra. Ma poi pandemia, infortuni, broccaggine di certi giocatori, eccolo laggiù da Carondimonio Petrucci.

0 Agli ARALDI federali e legaioli se riusciranno a convincerci che la caduta di Brindisi contro Cremona, con tutti gli elogi dovuti alla Vanoli  che  aveva fatto lo stesso scherzo ad altri, tipo Virtus Bologna, ma con Poeta rimasto a sedere nel pala Pentassuglia, è stata una normale scivolata fra gli incensi. Avevano a casa tre giocatori e l’allenatore. Secondo voi è stato tutto regolare?

Share this article