Le brutte news di Mike Tomlin

26 Giugno 2007 di Roberto Gotta

1. Visto il World Bowl XV, la finale della NFL Europa. Online e in televisione, non dal vivo, lo diciamo per onestà: l’avremmo volentieri visto a Francoforte, se non altro per rivivere la magica atmosfera tedesca (il successo dell’Italia non c’entra nulla, era bella proprio l‘atmosfera in sé) di dodici mesi fa per i Mondiali di calcio, ma non è stato possibile e crediamo che ai lettori di ciò non importi un granché. Di fronte a 48.125 spettatori, gli Hamburg Sea Devils hanno battuto i Frankfurt Galaxy per 37-28 in una partita splendida, nella quale gli ‘ospiti’ (in realtà Francoforte era campo neutro, ma in finale è andata la squadra che vi gioca normalmente) sono sempre stati in vantaggio ma mai con un margine di totale tranquillità: dal 13-0 in poi sempre due touchdown che però si sono sempre ridotti a uno perché ad ogni segnatura dei Sea Devils ne seguiva una dei Galaxy. La differenza l’ha fatta il gioco aereo, grazie all’Mvp Casey Bramlet, il Qb di Amburgo, di ‘proprietà’ dei Washington Redskins: 20/27, 347 yard, 4 touchdown e la fermezza di polso e nervi in occasione specialmente di alcuni dei passaggi in Td, su schemi ottimamente chiamati dall’offensive coordinator Mike Malano, assistente dell’head coach Vince Martino. Dopo un fallito tentativo di Frankfurt di conquistare il primo down su un quarto e due sulle 40 offensive, Bramlet ha completato un lancio di 22 yard su Justin Jenkins e sull’azione successiva ha raggiunto Marcus Maxwell (San Francisco 40ers) in un’azione detta un gergo flea flicker, uno schema a sorpresa: da formazione con doppio tight end, quindi teoricamente predisposta alla corsa, passaggio alla mano (handoff) al running back inglese Jermaine Allen, che invece di proseguire la corsa si è immediatamente girato riconsegnando palla a Bramlet, il quale l’ha spedita con precisione perfetta 35 yard più in là per Maxwell, che aveva conquistato quel fondamentale metro di distacco sul cornerback Bill Alford, che aveva compiuto l’errore – comprensibile – di fare un passo verso la linea di scrimmage credendo ad una corsa, ed anche se aveva poi immediatamente capito che si trattava in realtà di un lancio proprio con quell’esitazione ha concesso a Maxwell lo spazio per raccogliere la palla ed entrare in end zone. I Galaxy hanno segnato due gioielli di touchdown con uno splendido lancio di ‘tocco’ del Qb JT O’Sullivan (Chicago Bears) per Brandon Middleton (24 yard) che ha corso una traccia verso l’angolo destro della end zone, e successivamente, sul 23-14 Hamburg, ancora con una perfetta spirale per Robert Ortiz che era andato oltre al safety dei Sea Devils ed ha raccolto con una perfetta ricezione a mani giunte. Ma Hamburg aveva sempre qualcosa in più: già nel secondo quarto Allen aveva corso in TD per 33 yard su un’ottima lettura della situazione dopo che la linea offensiva aveva spostato verso sinistra (semplifichiamo…) quella avversaria. Allen si era trovato uno contro uno con il safety Jamar Landrom ed abbassando la spalla con perfetta tecnica era riuscito ad impedirgli il placcaggio, proseguendo poi verso la end zone dove è arrivato una volta mantenuto l’equilibrio dopo un altro tentativo di placcaggio. E sul 23-21, dopo il bel Td di Ortiz, ancora una volta la fantasia dell’attacco di Hamburg ha fatto la differenza, anche se stavolta sul piano degli effetti più che su quello del risultato immediato: terzo tentativo ed una yard sulle 29 difensive, formazione con doppio tight end più ricevitore, perfetta finta di corsa poi lancio di 65 yard per Maxwell, stavolta bloccato da Alford a 6 yard dal touchdown, lì però la difesa dei Galaxy ha lavorato bene e gli ospiti neppure hanno segnato un calcio da tre punti. Dopo che la difesa dei Sea Devils aveva fermato Frankfurt, costringendola al primo punt in assoluto della giornata, forse l‘azione decisiva, ancora frutto di inventiva: dalle proprie 49, formazione con tre ricevitori a destra ed uno (Josh Davis) a sinistra, finta di corsa centrale, finta di reverse su Jenkins che stava passando dietro alla linea, e lancio di Bramlet per Davis, che aveva corso una traiettoria da sinistra verso destra, perfetta ricezione, TD del 30-21. Poi Frankfurt al 30-28, ma subito dopo, a dimostrare il controllo della situazione da parte della squadra di Amburgo, quarto passaggio in TD di Bramlet, 10 yard a Maxwell, per il 37-28 divenuto definitivo quando a poco più di 6’ dalla fine Rhys Lloyd ha sbagliato per i Galaxy un calcio da tre punti apparentemente facile, da 45 yard.
2. Ricordate quando a inizio aprile abbiamo accennato alla pratica di alcuni giocatori di high school di cercare di diplomarsi in anticipo, insomma in dicembre, per potersi iscrivere al college già a primavera e dunque partecipare alle sessioni di spring football, con la grande possibilità di prendere confidenza con schemi e e compagni di squadra? Nel 2006-07 sono stati 69 i casi, un aumento del 97% rispetto a soli tre anni fa. La squadra che ha avuto il maggior numero di ‘anticipi’ è stata Florida, con otto, seguita da Texas con sei. Ce n’è stato uno anche a Notre Dame, dove non era mai successo: è Jimmy Clausen, considerato da molti il miglior quarterback dei licei nell’autunno 2006, e dunque probabile successore di Brady Quinn, passato nel draft NFL ai Cleveland Browns. Il caso più noto è peraltro tuttora quello di Maurice Clarett, il running back che portò Ohio State al titolo NCAA 2002 prima di cacciarsi in una lunga e triste serie di guai giudiziari. Non tutti i coach ritengono però che la pratica sia consigliabile, senza peraltro arrivare a respingere chi voglia attuarla: Urban Meyer, coach di Florida campione in carica, ha dichiarato ad USA Today che Tim Tebow, autore di un lancio in touchdown ed una realizzazione personale su corsa nel Championship contro Ohio State (41-14), non avrebbe probabilmente giocato così tanto se non fosse arrivato a Gainesville nel febbraio del 2006, dopo avere terminato il liceo due mesi prima, in netto anticipo. Va ricordato che uno studente che arrivi al college in gennaio o febbraio entra a metà semestre e dunque deve comunque sostenere i primi esami già a tarda primavera e dunque parte in netto ritardo rispetto a chi frequenta già da qualche settimana. «I nostri corsi hanno lezioni progressive, e tutte le matricole entrano nello stesso momento e vivono nei collegi (traduzione corretta di dormitory, tra l’altro, e mai utilizzata, ndr) facendo amicizia. E’ dura , non è un bene per lo studente». Peraltro, la pratica dell’anticipo potrebbe diventare presto più ardua: uno studente che entri in un college di Division I a partire dell’1 agosto 2008 dovrà avere prima superato almeno 16 esami su materie-base di liceo, rispetto ai 14 di ora.
3. Non sono molte le notizie che i giocatori NFL hanno voglia di apprendere, nella loro (e di gran parte degli sportivi) diffidenza verso i media, e men che meno piacerà agli Steelers venire a conoscenza di quelle che il loro nuovo coach, il 35enne Mike Tomlin, chiama proprio le News, le notizie. Si tratta di questo: ad ogni riunione tecnica, il proiettore illumina sullo schermo della sala l’elenco di situazioni relative al precedente allenamento in cui un giocatore ha commesso un errore di qualsiasi tipo. Si chiamano news proprio perché, dice Tomlin, «non sono opinioni, sono fatti». Per la cronaca, l’altra schermata proiettata si chiama Loaf Chart, traducibile come Grafico degli Scansafatiche, e indica il numero totale di azioni in cui oltre ad errori c’è stato un chiaro disinteresse da parte di qualcuno: caso tipico, il ricevitore o il cornerback dal lato opposto all’azione che sapendo che il gioco non verrà dalla loro parte si limitano a qualche passo di corsa prima di rallentare o fermarsi del tutto. Grave errore perché ad esempio un wide receiver che segue ugualmente un’azione di corsa che si svolge lontano potrebbe, continuando a correre, essere l’uomo che effettua il blocco decisivo in campo aperto.
4. Di fronte al discutibile uso che molti professionisti fanno della loro vita, una

volta terminata la carriera agonistica, è naturale che le varie leghe non si accontentino più di organizzare solo i noti Rookie Orientation Day, le giornate di ‘indirizzo’ per le matricole nelle quali viene spiegato loro come affrontare la carriera, compresi i dettagli più bizzarri e scabrosi. Ora la NFL, che ha anche un programma di informazione e studio per avviare i giocatori ancora in attività alla conoscenza delle discipline economiche per consentire loro di gestire meglio i propri guadagni, ha fatto un passo anche nel campo dei mezzi di comunicazione audio e video. Dal 18 al 21 luglio infatti si è svolto presso la sede della NFL Films a Mount Laurel, nel New Jersey, l’NFL Broadcast Boot Camp, dove boot camp è il termine che viene normalmente utilizzato per indicare i campi militari e dunque qualcosa di intensamente feroce. Si è trattato di un seminario cui hanno partecipato 20 tra attuali e (recenti) ex giocatori, tra cui Takeo Spikes e Bob Whitfield: tramite lezioni e dimostrazioni pratiche i presenti hanno appreso come studiare i video delle partite ad uso cronistico, preparare filmati, agire in sala regia, produrre una trasmissione radiofonica, condurre una riunione di produzione, effettuare collegamenti in esterna e da bordo campo, il tutto sotto la supervisione di esperti provenienti dalla reti televisive che hanno un contratto con la NFL. Non è che laggiù sia tutto rose e fiori e tutto proceda secondo i canoni dell’imparzialità nella scelta di chi deve ricoprire un ruolo (ma in gran parte è così), se però si pensa che da noi gli ex atleti che lavorano in Tv lo fanno generalmente perché hanno i contatti giusti (e a volte i risultati si vedono…), questo corso è già qualcosa…
5. Trovatici casualmente (…) a Cleveland, abbiamo fatto un giro al Cleveland Browns Stadium, dove non eravamo mai stati. E’ magnifico, ma questa è una non-notizia, perché attendiamo ancora con curiosità di sapere quale stadio nuovo della NFL o della MLB (superbo ad esempio il Jacobs Field sempre della città dell’Ohio, seppur inaugurato ormai 13 anni fa) non sia meno che delizioso. Quello che fa impressione è che sorge a poche decine di metri da una superstrada, una freeway, ed a simile poca distanza dal lago Erie. Sappiamo bene che si tratta di considerazioni banali e sorpassate, visto che lo stadio è lì dal 1999 e che prima sorgeva nello stesso luogo il Municipal Stadium, ma ci chiediamo che effetto possa avere il vento in un impianto così, anche se solamente dietro una delle ‘curve’ c’è un’apertura nella quale possano infiltrarsi eventuali correnti. Dev’essere però magnifico, ben bardati, stare seduti sulla tribuna proprio dal lato lago in un cupo pomeriggio di dicembre e guardare la partita con lo sfondo dei grattacieli del centro di una città certamente migliore di quanto non l’abbia descritta per anni la frase “mistake by the lake”, insomma ‘l’errore in riva al lago’.
6. Sempre parlando di Ohio, si è svolto il 16 giugno il Big 33, ovvero l’annuale sfida tra i migliori giocatori di high school di tale stato e della Pennsylvania, a Hershey, Pennsylvania, anche se per molti anni, dalla nascita avvenuta nel 1958, gli avversari di Penn sono stati vari, dal Texas al Maryland ad una selezione di All-Star. Un dato stupisce: non c’è mai stato un Super Bowl, dei 41 disputati finora, in cui nel roster di almeno una delle due squadre non ci fosse un giocatore uscito dal Big 33. Fa impressione, ma conferma che Ohio, Pennsylvania, Texas e (un pochino meno) Maryland producono davvero tanti, tanti giocatori di alto livello.
7. Vista finalmente dal vivo una partita di Arena Football, ad Austin, vivacissima (fin troppo: ma in giugno gli studenti della University of Texas non dovrebbero essere altrove?) capitale del Texas. Wranglers contro Georgia Force, con ospiti alla fine vittoriosi anche perché più efficaci nei momenti topici. Non si tratta di un giudizio universale, ma solo sulla base di una partita: divertente, rapida, chiaramente votata, come da impostazione base dell’AFL, ad un rapporto stretto tra giocatori e tifosi. Si presentasse l’opportunità andremmo volentieri a vedere altre partite, ci permettiamo però di dire una terrificante banalità: il football ‘normale’, con l’elemento atmosferico a dare un tocco di diversità, con la maggiore enfasi sul gioco di corsa, con una visuale a campo largo, è tutt’altra cosa.
8. Italia: i Panthers Parma si sono qualificati per le semifinali dei playoff grazie alla rinuncia degli Hogs Reggio Emilia, che avevano diritto alla sfida avendo vinto la A2 ma non erano in grado di sostenerla a causa dell’alto numero di infortunati ed… impegnati per lavoro (causa nobilissima, ovvio), mentre l’altra partita di qualificazione si è giocata realmente, ed ha visto la vittoria degli Acufon Lions Bergamo sugli Hi-Tech Warriors Bologna, 24-20, molto equilibrata, tanto che si è conclusa con un touchdown annullato agli ospiti per doppio passaggio in avanti. Ora le semifinali: sabato 30 giugno alle 20 un grande Giants Bolzano-Acufon Lions allo stadio Europa (via Resia) di Bolzano, domenica 1 luglio alle 16 Marines Lazio-Panthers Parma allo stadio Tre Fontane (via Tre Fontane), a Roma.

Roberto Gotta
chacmool@iol.it
www.vecchio23.blogspot.com

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