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Lavoro in nero al Sud: di chi è la colpa?

Indiscreto 29/03/2020

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La prossima bomba sociale che sta per esplodere è quella del cosiddetto lavoro in nero. Secondo l’Istat si parla di 3,7 milioni di irregolari del lavoro, che percepiscono soldi senza alcun contratto, non avendo quindi alcuna tutela previdenziale e non pagando d’altro canto nemmeno le relative tasse. Non stiamo quindi parlando del proverbiale idraulico che ogni tanto non ti fa la fattura, peraltro fiscalmente meno dannoso di chi porta la sede sociale in Olanda o Lussemburgo, ma di un’Italia totalmente sommersa.

Il nero è un vantaggio quindi in primis per il datore di lavoro, a meno che non venga scoperto, non dovendo versare le ritenute per legge e non avendo complicazioni burocratiche. E per il lavoratore? Dipende probabilmente dai casi, anche perché a volte le paghe sono comunque da fame, ma certamente è uno svantaggio nel momento in cui ci si trova a non avere più entrate. E in conseguenza del blocco delle attività per l’epidemia da coronavirus tutto questo sistema sta esplodendo.

Stiamo parlando di un fenomeno, quello del lavoro in nero ‘totale’, che riguarda in gran parte le regioni meridionali d’Italia, con i primi segnali di grande insofferenza e minacce di assaltare i supermercati e le prime proposte (quella del ministro per il Sud Provenzano su tutte) di estendere una protezione anche a questi lavoratori. Magari sottoposti a ricatto, o così o niente, oppure in nero per scelta, preferendo così per risultare nullatenenti e ricevere agevolazioni sulla casa e i tributi.

Detto che legalmente i lavoratori in nero, a differenza delle aziende per cui lavorano, non rischiano niente (a meno che non percepiscano ammortizzatori sociali) in quanto considerata parte debole, si può solo riflettere sulle colpe di questo fenomeno (tollerato?) che prima o poi come tutti nodi sarebbe poi arrivato al pettine.

Le domande, nel dramma, sono tante. Di chi è la colpa di questa situazione? È giusto oggi provvedere con ammortizzatori sociali anche per chi lavorava in nero e quali rischi ci sono non dovesse accadere? Come si fa a identificare chi effettivamente ha perso un lavoro in nero? Siamo sicuri che finita l’emergenza non si tornerà di nuovo alla situazione di prima?

Uno spunto di riflessione interessante è quello riguardante i consumi, che al Nord sono di circa 20.500 euro all’anno per abitante mentre al Sud sono di circa 13.700. In altre parole, il lavoro in nero sembra dal punto di vista contabile un risparmio per tutti (c’è chi lo teorizza anche al Nord), ma in concreto impoverisce tutti e impedisce a Stato e Regioni di erogare servizi.

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