Lauda Ferrari, un divorzio assurdo

21 Maggio 2019 di Stefano Olivari

Niki Lauda è morto a 70 anni e a noi piace ricordarlo sulla Ferrari. Come grandissimo pilota e personaggio di una Formula 1 in cui i piloti erano fortemente caratterizzati, pur senza mitizzare un’era che in embrione aveva molti dei difetti attuali, primo fra tutti tre quarti dei posti assegnati in base allo sponsor. Lo stesso Lauda del resto era entrato così…

Ma tornando alla Ferrari, bisogna dire che uno dei divorzi più clamorosi della storia della Formula 1 è stato proprio quello fra Lauda e la scuderia del Cavallino, maturato durante la stagione 1977, quella del secondo titolo Mondiale dopo quello del 1975 e l’eroico secondo posto (causa Nurburgring) dietro James Hunt del 1976.

Perché Lauda e la Ferrari divorziarono? Torniamo all’inizio di luglio del 1977, quando dopo il Gran Premio di Francia, a Digione, Lauda con un quinto posto torna primo in classifica, davanti ad Andretti e Sheckter. Il malumore dell’austriaco è già evidente, perché la Ferrari fa provare per primo a Carlos Reutemann le soluzioni tecniche per il futuro e perché Enzo Ferrari stesso gli sembra freddo. Un’umiliazione, per uno come Lauda che passa per essere il miglior collaudatore del circuito. Forse a Ferrari non sono piaciute le voci di mercato, tipo Lauda sulla McLaren 1978 al posto di Hunt oppure sulla Brabham di proprietà di Bernie Ecclestone, ritenendole messe in giro da Lauda per alzare il prezzo del rinnovo di un contratto in scadenza. Di certo al fondatore il pilota che come immagine oscura quella della scuderia non è mai piaciuto e Lauda non fa eccezione.

In questo clima di tensione per le presunte preferenze dell’ingegner Forghieri si arriva a Silverstone, a metà luglio (non abbiamo bisogno di controllare per dire che era un sabato), con Hunt che torna alla vittoria proprio davanti a Lauda, che allunga in classifica. Sembra tornare il sereno, ma le cifre sul tavolo sono di dominio quasi pubblico. In occasione del GP di Monte Carlo di due mesi prima Lauda ha chiesto a Ecclestone 300.000 dollari a stagione (al cambio dell’epoca 250 milioni di lire).

A fine luglio si torna in Germania, non sulla pista della sua quasi morte ma ad Hockenheim. A Lauda fanno male le voci, riportate dai media italiani (presumibilmente imbeccati dalla Ferrari: non che in quattro decenni sia cambiato molto…), su una sua maggiore cautela alla guida, per non dire paura. Incredibile che qualcuno abbia scritto cose del genere, ricordando le condizioni in cui è tornato a guidare l’anno prima. La risposta di Lauda è la vittoria ad Hockenheim, la seconda stagionale, con primo posto in classifica consolidato e Scheckter 10 punti (la vittoria ne valeva 9) dietro.

Nel Gran Premio di casa, a Zeltweg il 14 agosto, Lauda prosegue il cammino verso il Mondiale con un secondo posto di pura regolarità sua e affidabilità della Ferrari (mentre chi usa i motori Cosworth a turno rompe), rinunciando ad attaccare Alan Jones, ma proprio a Ferragosto riprendono le voci sul suo addio alla Ferrari. Che non sono più voci, perché Lauda adesso tratta con tutti da una posizione di forza e chiede a Ecclestone 500.000 dollari, il doppio rispetto all’incontro di Monte Carlo.

Modesto ricordo personale di un bambino di dieci anni portato a Monza (c’è un oscuro passato di tifosi della Ferrari, finito a Imola 1983 con la suburra che insultava Patrese) in pieno agosto per le programmate prove di Lauda e Reutemann: Lauda non si presenta, addolorando le migliaia di presenti che in quegli anni pre-Internet si basano soltanto della Gazzetta del giorno prima. La rottura con Ferrari e con il ferrarismo, che infatti Lauda detesterà ben più della Ferrari, si è quasi certamente già consumata ma noi popolo bue lo scopriremo qualche settimana più tardi, dopo la vittoria a Zandvoort.

Niki ha firmato con la Brabham, Ecclestone per arrivare alla cifra pretesa dall’austriaco ha trovato un nuovo sponsor, la Parmalat dell’emergente Calisto Tanzi (chissà se il ragioniere era già Tonna, ci piace pensare di sì). Ferrari, nel senso di Enzo, la prende male non perché voglia tenere Lauda ma perché essere lasciati non fa piacere a nessuno e meno che mai a lui. Senza vergogna qualcuno scrive (non abbiamo ritagli, se in questo momento siete in una biblioteca controllate ma al 99% abbiamo ragione) di Lauda ‘licenziato’ da Ferrari.

Mai come in questo caso quella del Lauda freddo calcolatore è una leggenda. Visto che Lauda lascia una macchina ottima per una piena di incognite tecniche (ma l’idea di Gordon Murray era geniale) e regolamentari, con cui vinse poco prima del suo primo scellerato ritiro, un altro dei colpi di testa di un uomo passionale, che a Enzo Ferrari aveva chiesto più considerazione che soldi. Uno dei divorzi più assurdi mai visti in Formula 1, anche senza il senno di poi (Ferrari seconda nei costruttori 1978 e prima nel 1979). Una ferita aperta e solo parzialmente curata da Montezemolo (che sapeva la verità) negli anni Novanta, quando richiamò Lauda come consulente.

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