L’aria fresca di Avery Johnson junior

28 Dicembre 2012 di Stefano Olivari

Dalla moglie di Sneijder al figlio di Avery Johnson, le limitazioni contrattuali alla libertà di espressione almeno nei paesi civili mostrano tutto il loro lato ridicolo. Soprattutto quando riguardano materie leggere. Perché a Yolanthe o al diciassettenne Avery Junior della linea di comunicazione di Inter e Brooklyn Nets importa davvero poco. Non andiamo sui massimi sistemi e copincolliamo il tweet del ragazzo dopo il licenziamento del padre da parte di una franchigia mal costruita (piena di giocatori medio-forti con contratti pesantissimi): “This is a fuxking (testuale, ndr) Outrage. My dad is a great coach, he just got coach of the month and they Fire him. Completely new team he had“. Non occorre Sherlock Holmes per intuire che dietro a questo esonero ci possa essere Deron Williams, che viene anche lui servito da Avery Junior: “I’m sorry are best players couldn’t make open shots. Yeah that’s my dads fault totally…“. Bisogna ricordare che stiamo parlando di un adolescente e che familiari o amici più adulti si sarebbero probabilmente adeguati allo stile bulgaro della comunicazione via Twitter di quasi tutti i personaggi pubblici, esattamente come avviene in Italia. I profili Twitter ufficiali stanno diventando tanti piccoli ‘channel’ poco interessanti, spesso con i testi scritti da schiavi o dall’immancabile ‘amico giornalista’, pieni di iniziative benefiche, di retweet a poveretti (“Oggi è il mio compleanno e sono una tua grandissima fan, me lo faresti un retweet?”) e di slogan da ufficio marketing (“Stasera lo stadio deve essere una bolgia”)

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