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Atletica

L’appagamento di Rudisha

di Stefano Olivari

Pubblicato il 2014-08-28

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Senza Bolt è meglio, anche se gli organizzatori del Weltklasse non la pensano così. La chiusura anticipata della stagione da parte del fenomeno dopo tre buone esibizioni (staffetta ai Giochi del Commonwealth, 100 a Copacabana e Varsavia) permetterà stasera di apprezzare nel suo insieme il meeting più importante del mondo, al di là della corsa alla Diamond League in 16 specialità per cui Zurigo rappresenta la prova finale (per altre 16 epilogo fra 8 giorni a Bruxelles). Intendiamoci: per molti atleti, in particolare per i lanciatori, i 36.600 franchi del premio finale fanno la differenza. Ma i calcoli svaniscono di fronte ai 10 campioni olimpici e 8 mondiali in campo.

Con attesa spasmodica per l’800 che vedrà David Rudisha contro gli arci-rivali Amos e Aman, il connazionale Kiprop e i polacchi Kszczot e Lewandoski. Tutti aspirano alla vittoria di diamante, Rudisha di più. Dopo l’oro olimpico di Londra, con record del mondo di 1’40”91 e tattica sovrumana (in pratica un doppio 400), il keniano ha perso il 2013 per infortunio e anche in questa stagione non ha brillato. In quello che fino ad oggi è stato l’800 dell’anno, a Monte Carlo, è arrivato quinto (dietro ad Amos, Bosse, Aman e Rotich) con un per lui discreto 1’42”98. Amarezza anche ai Giochi del Commonwealth, secondo dietro al solito Amos, ma il desiderio di mollare gli è stato fatto passare dal mitico Padre O’Connell, missionario del Cattolicesimo e dell’atletica, allenatore di molti keniani, il quale ha ritenuto che la strada per Rio passi dall’agonismo. Probabile che l’idea di avere già toccato la vetta massima, unita al proverbiale appagamento dei keniani una volta raggiunto il successo, impedisca di rivedere il Rudisha del 2012, ma questo non toglie che stasera tutti saranno concentrati sulla sua gara. Lui martedì, proprio parlando a Zurigo dove è presente per la quinta volta, ha messo le mani avanti: “Sono all’85, massimo 90%. Ma ho imparato a gestire anche le sconfitte”.

Nel rinnovato Letzigrund si respira un’aria strana, dopo l’abbuffata europea di due settimane fa e il mezzo flop di pubblico. Il consueto tutto esaurito del Weltklasse non farà altro che sottolineare la distanza fra l’atletica-spettacolo, quella ipercompressa per stare nei tempi televisivi (in meno di due ore saranno concentrate tutte le gare in pista) e quella dilatata dei grandi campionati, fra batterie e tempi morti infiniti. Discorso che prescinde anche dalla qualità degli atleti non europei, molti dei quali in questo anno di transizione considerano il Weltklasse il vero appuntamento della stagione.

La vera novità sono le ambizioni dell’atletica svizzera. Il campione europeo Kariem Hussein proverà a darsi una dimensione planetaria ma tutti gli altri 7 al via nei 400 ostacoli, a partire da Gordon, Culson e Tinsley, hanno un personale stagionale migliore del suo 48”96. Curiosità anche per la 37enne leggenda dominicana Felix Sanchez, due ori olimpici e molto altro. Hussein ha come traguardo 48”60, per il 48”13 del record nazionale di Marcel Schelbert ci sarà tempo. Ma dopo lo splendido Europeo è un po’ tutta la squadra svizzera ad alzare l’asticella. Nel lungo la ticinese Irene Pusterla ha uno stagionale di 6,65 che lascia poche speranze, ma per la ticinese l’obbiettivo è trovare entusiasmo in prospettiva olimpica. Dovrebbero essere comprimari Nicole Büchler e Anna Katharina Schmid nell’asta dove il futuro è della neo-campionessa olimpica giovanile Angelica Moser, Alex Wilson nei 200 dove il tema sarà ‘Lemaitre contro tutti’, Noemi Zbären nei 100 ostacoli che vivranno della sfida Pearson-Harrison, Alexander Hochuli nel triplo. E poi l’attesissima Mujinga Kambundji nei 100 dove la Campbell-Brown, la Felix, la Okagbare e anche la campionessa europea Dafne Schippers appaiono superiori alla primatista svizzera.

Sarà una notte di stelle, a partire da Blanka Vlasic che dopo l’assenza forzata dall’Europeo vorrà ristabilire le gerarchie contro la Beitia nell’alto. Lashawn Merritt è stato capace anche in questa stagione di scendere sotto i 44” nei suoi 400, pubblico e avversari potranno solo guardarlo. Livello enorme anche nei 5.000, dove l’inglese Vernon e l’americano Rupp saranno le uniche macchie bianche in mezzo ai vari Alamirew, Ndiko, Edris (ennesimo ventenne etiope nato vecchio, visto l’anno scorso nella Media Blenio) e Longosiwa. Fuori dal discorso Diamond League i 100 senza Bolt ma anche Gatlin (scelta del meeting, visto il passato dell’americano), che promettono comunque tanto: Powell, Gay, Thompson, Rodgers e Carter sulla stessa linea, con i campioni europei di 100 e 200, Dasaolu e Gemili, a inseguire. La chiusura sarà in linea con il resto, con una 4per100 femminile in cui le ragazze svizzere (Kambundji, Lavanchy, Ellen e Lea Sprunger) cercheranno il record nazionale (adesso a 42”94) dopo la delusione europea. Per l’atletica esistono anni di transizione, per il Weltklasse no.

(pubblicato su Il Giornale del Popolo di giovedì 28 agosto 2014)

 

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