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Attualità

L’anno di 13 mesi di Sky e Tim

Stefano Olivari 02/08/2017

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Alcune grandi aziende, da Sky a Tim, hanno inventato l’anno di 13 mesi, fra il disinteresse e la fredda cronaca dei media che vivono della loro pubblicità. L’anno ha sempre 12 mesi, ovviamente, ma ad essere diventate 13 sono le fatture visto che verranno inviate ogni 28 giorni. Personalmente ce ne siamo accorti in occasione dell’ultima bolletta di Tim-Telecom, una società che un governo serio dovrebbe nazionalizzare (essendo strategica e di proprietà francese) quasi vent’anni dopo la scandalosa, per le modalità, privatizzazione, che si comporta come Vodafone e Wind-3. Ma essendo noi un sito sportivo la notizia è che ai beneficiari di questa furbata si sia aggiunta anche Sky, con il nuovo corso che partirà dal primo di ottobre.

Sky ha annunciato la novità a metà estate, contando sul fatto che il suo abbonato tipo sia in vacanza o comunque poco reattivo nei confronti di questa simpatica mossa. Fatturare ogni 4 settimane invece che ogni mese significa, a parità di abbonamento, pagare l’8,6% in più. Un rincaro certo non giustificato dall’indice dei prezzi al consumo, ma soltanto dalla volontà di tosare ancora di più le pecore. Volontà peraltro legittima, visto che Sky non è un genere di prima necessità e le pecore (noi) sembra non aspettino altro che di essere tosate. Abbiamo letto interpretazioni giornalistiche curiose, del genere ‘Prezzo della Champions League’ (comunque la si vedrà lì dal 2018), ma troviamo più interessante riportare il pensiero di Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia, letto su Italia Oggi: “Nel 2017 non abbiamo centrato gli obbiettivi di budget, per questo alziamo i prezzi”. Traduzione: abbiamo fatto male i calcoli sui nuovi abbonati e quindi facciamo pagare di più i vecchi. Che sono, secondo stime che comprendono tutti i pacchetti, poco meno di 4 milioni e 800mila, tenendo conto degli abbonamenti residenziali, di quelli in streaming (Now Tv) e dei bar.

Sky Italia è quindi in crisi e chiede aiuto ai suoi fedeli abbonati, nel nome (sicuramente qualcuno ce la venderà così) della Champions League dal 2018 al 2021? Insomma… Sky Italia ha chiuso l’esercizio 2016-2017 con un utile operativo di 162 milioni di euro (più 139% rispetto all’anno precedente!) e con i clienti totali in aumento di 41.000. Va bene anche la pubblicità (più 4%) che tanto ci fa stizzire, visto che ci fa perdere momenti emozionanti come l’entrata in campo delle squadre o l’immediato dopopartita. In altre parole, la classe media sta scomparendo ma non è ancora messa male al punto di rinunciare a Sky: questo è almeno il ragionamento dell’azienda. Certo una serie A che davvero creasse una tivù di Lega, almeno da usare come minaccia, potrebbe chiedere qualsiasi cifra visto che l’architrave di tutto, parlando di grandi numeri e non delle nostre preferenze personali, è il calcio. Come già detto, non stiamo discutendo dell’acqua o dell’elettricità: Sky fa le sue libere scelte imprenditoriali e l’abbonamento a Sky si può disdire, sia pure con qualche difficoltà. O più realisticamente, almeno per noi tossici dello sport, ridurre ai minimi termini vista la sostanziale inutilità di Sky Cinema o le serie Tv che costano meno su Netflix. Conclusione? Sky può far pagare l’abbonamento anche 1.000 euro al mese, finché i conti tornano, visto che non trasmette eventi con l’obbligo del ‘chiaro’. Ma questa cosa dei 13 mesi ha il sapore della presa in giro.

 

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