L’amministratore Vasco Rossi (nascita di Punto Radio)

23 Aprile 2015 di Glezos

Alla ricerca del Vasco perduto

CopertinaVascoImmaginiamo di andare su e giù sulle frequenze in FM e di fermarci sulla voce del Linus del caso. Immaginiamo di andare a bussare alla porta della sua radio ed essere accolti calorosamente in studio da lui e da tutto lo staff, che ci invitano a restare quanto vogliamo, magari tutto il giorno. Per poi finire in breve tempo a condurre una trasmissione tutta nostra dai microfoni di quella radio e a trasformare ogni volta che ci andiamo in un qualcosa di speciale. Impensabile, oggi. Tutt’altro che impensabile nel 1976 per Laura e la sua famiglia, che Punto Radio accoglie a braccia aperte.

“Scopriamo questa strana emittente nell’autunno del 1975 grazie al fatto che mio padre ha appena comprato un sintonizzatore: un apparecchio futuristico, che riesce a sintonizzarsi su frequenze che una normale radio non prende. Un giorno captiamo questa stazioncina molto divertente e ne siamo subito catturati” (1). Punto Radio ha iniziato a trasmettere da poco sui 104 mhz. Gli annali riportano il 21 settembre – altre fonti indicano il 18 – come primo giorno di trasmissione: solo dischi, uno via l’altro, con una voce che punteggia il classico “prove tecniche di trasmissione”. Primo momento topico: è da Punto Radio che molti vengono a sapere della morte di Pier Paolo Pasolini.

Ma i problemi arrivano subito. Nonostante le 150 radio libere generate in Italia dalla famosa sentenza n. 225 della Corte Costituzionale nel luglio 1974, che aveva decretato l’illegittimità del monopolio di Stato nelle trasmissioni via etere in attesa di una nuova legge, la normativa in materia di radiofonia è ancora vaga. Così l’Escopost, l’ente ai tempi preposto al controllo delle emissioni radiolettriche, blocca Punto Radio. Nella causa che segue il responsabile e amministratore dell’emittente Vasco Rossi e il fedele Walter Giusti riescono a convincere la pretura di Vignola che la loro radio non ha fini di lucro, né la minima intenzione di occuparsi di politica. Arrivano assoluzione e dissequestro degli impianti. E ad inizio 1976 Punto Radio sfonda l’etere: la sentenza è il precedente che di fatto libera definitivamente le radio private in Italia.

Il nome della radio viene dal Punto Club, sorta di discoteca all’aperto che Vasco & Co. hanno creato dal nulla nel 1972 a Monteombraro e che un anno dopo in parallelo con la radio si trasferisce a Zocca, piccola località di villeggiatura per famiglie sull’Appennino modenese. Il gruppo originario, che oltre a Vasco comprende l’altro dj e futuro politico Giulio Santagata – che si inventa il nome del club -, è in pista dal 1971 con i venerdì del ‘Friday Sound’ nella tavernetta dell’Hotel Panoramic a Zocca: un piatto solo, breve pausa tra il levare un disco e metterne un altro. E via fino a mattina. Edmondo Berselli: “Sulle povere falde dell’Appennino, vita grama. Poi quattro ragazzotti mettono su una specie di balera, con il tipico fissato dell’hi-fi che presta l’impianto stereo e le casse. E si passa un agosto di musica vivace, mentre la notizia delle notti brave si sparge fino al crinale e verso la pianura: sicché arrivano i “giovani” dalla montagna e dal basso, da Fiorano, da Sassuolo, Maranello, Pavullo, Pievepelago, come se ci fosse una sagra laica permanente. Risultato finale: un incasso strepitoso, al punto che praticamente tutta una generazione di paese si trova i quattrini in tasca per andare al mare (e infatti ci vanno, tutti insieme, all’isola del Giglio)”. Se non promette bene, il futuro se non altro promette qualcosa.

Fin dall’inizio Punto Radio ha un grande seguito. Le frequenze non sono ancora intasate, le poche emittenti libere sono lontane una dall’altra sulla barra della radio e seguire un canale che ti piace è facile, se per di più trasmette in zona. Ma ci si spinge anche più in là: arrivano messaggi di ascoltatori fin dalla provincia di Trento e una lettera di un radioamatore dalla Norvegia. Alle 8 di mattina si parte con ‘Jessica’ degli Allman Brothers e le dirette tirano fino a sera, di notte vanno in onda solo nastri. La radio non ha una vera connotazione politica, nella rossissima Emilia è cosa superflua e in ogni caso a quello penseranno Radio Alice e Radio Città del Capo a Bologna. Maurizio Solieri: “Inquadriamo il tutto nell’epoca: parliamo di anni in cui in Italia c’era solo il monopolio Rai, dove a parte i grandi programmi tipo ‘Per voi giovani’ o ‘Popoff’ non c’era altro. L’etere era sgombro e sicuramente non esisteva da nessun’altra parte un’emittente dove persone non famose riuscivano a tenere migliaia e migliaia di ascoltatori di 7 province attaccati alla radio con programmi originali. Tutto questo anche perché non è che ci fosse molto da fare a Zocca, quindi con la neve o con la nebbia tutt’intorno ammazzavamo il tempo inventandoci qualcosa”. Conduttori subito famosi come Maurizio Ferlito, Riccardo Bellei e lo stesso Vasco spingono con un ritmo scoppiettante e un’informazione sempre sul pezzo, prendendo subito l’abitudine di invitare gli ascoltatori in studio. “Telefonateci, scriveteci: Punto Radio, casella postale 9, Zocca di Modena. Ma soprattutto passateci a trovare per conoscerci di persona. Venite a Zocca, è un bellissimo paese”.

Detto, fatto. Laura e sua sorella prendono alla lettera l’invito. Partono da Calderara di Reno, alle porte di Bologna: corriera delle 7 di mattina, destinazione Zocca. E’ la primavera 1976 e Punto Radio si è già trasferita dalla prima sede di via Monte della Croce, a Monteombraro, al famoso Residence Giuliana in via Bosco Degli Estensi, un ex albergo spazioso stile inizio anni Settanta con la radio al pianterreno e le stanze per lo staff ai piani superiori. “Arriviamo negli studi e ci accoglie un tipo con addosso una t-shirt con Marilyn Monroe. Lui conduce un programma di traduzione di testi dall’inglese, perché è uno dei pochi che lo parla. Non conoscendolo di faccia gli chiediamo: “Chi sei? Con chi stiamo parlando?”. Lui fa il prezioso e ci scherza su: “Secondo voi chi sono? Dai, indovinate…”. E noi: “Cosa ne sappiamo di chi sei tu, come facciamo a saperlo?”. Lui ride: “Sono Sergio Silvestri”. Che ovviamente conosciamo di nome e di voce, è una delle principali della radio” (1). Poco dopo arriva Vasco. Non va in diretta, è passato in radio per vedere come vanno le cose e a leggere la posta. Gli scrivono in tantissimi.“E’ la prima volta che lo vedo: un ragazzone alto, grande e grosso, in forma e tutto vestito in rosa. Rosa pallido la camicia, rosa pallido i jeans attillatissimi. La sigaretta tra il mignolo e l’anulare, molto sicuro di sé, azzimatissimo, curatissimo e dall’aria per niente provinciale. A prima vista sembra proprio un tipo di città, in grana e molto molto fighetto, con i capelli lunghetti e l’occhio azzurro. Ce lo presentano, lui è gentile e cordiale: grandi abbracci, come va, è la prima volta che venite qui, eccetera. Tutti sono molto simpatici e rispettosi, nessuna battutaccia o roba del genere. Insomma, rimaniamo lì fino alle 7 di sera” (1). (1 – continua).

1 – Laura Ferrari/Eletttro, intervista.

Estratto del libro Alla ricerca del Vasco Perduto – Creazione di una rockstar italiana, di Glezos. Indiscreto Editore, 320 pagine a 15 euro. La biografia non autorizzata del cantante più amato: dai giorni da dj alla svolta di Albachiara, passando per l’epopea di Punto Radio, gli inizi e la strada verso il successo come chiavi per capire la musica e l’Italia degli anni Settanta, ma anche il Vasco Rossi dagli anni Ottanta ad oggi. In vendita su Amazon.it e in libreria. Il libro è disponibile anche in versione eBook a 6,99 euro, per Kindle di Amazon e per tutti i tipi di eReader attraverso BookRepublic, oltre che per iPad e iPhone andando su iTunes.

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