L’albatros chiuso in gabbia

4 Marzo 2008 di Stefano Olivari

Toto Cutugno non ha deluso Sanremo, ma purtroppo non ci riferiamo alla musica. Anzi, la sua ‘Un falco chiuso in gabbia’ è forse la cosa peggiore che abbia scritto in quattro decenni di grande carriera. Ma nonostante le lampade ed i capelli grigi si è confermato presenza vitale, vitalissima, al punto che solo il suo litigio con Mario Luzzatto Fegiz (con successivi tarallucci e vino) al Dopofestival di Elio ci ha scossi dal nostro torpore e distolto da pensieri del tipo ‘Non ci sono più le belle canzoni di una volta’. Ma dell’attualità potete ovviamente leggere in ogni sito, con buona pace di Giampiero Mughini che a Domenica In parlando del Festival (e non della Critica della Ragion Pura) ha affermato che le cose che si scrivono sul web non contano. Adesso volevamo solo ricordare gli inizi sanremesi di Toto, grazie ad un video segnalatoci da Pino Frisoli.

Anno 1976: Cutugno è l’anima degli Albatros che si classificano terzi, ex aequo con Sandro Giacobbe, con la canzone dall’inquietante titolo ‘Volo AZ 504’. Ma c’è un Cutugno sanremese ancora più antico, precisamente del 1970, quando come autore (in tandem con Cristiano Minellono) firmò una canzone dei Ragazzi della via Gluck (una delle mille incarnazioni del gruppo supporter di Celentano). A 37 anni, nel 1980, la partecipazione come cantante solista e la sua prima ed unica vittoria, con ‘Solo noi’. Negli anni Ottanta arriverà poi per quattro volte secondo, legando il suo nome anche a tanti capolavori come autore, da ‘Io amo’ di Fausto Leali a ‘Noi, Ragazzi di oggi’, portata all’immortalità da Luis Miguel. E ovviamente seconda: era il 1985.

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