Basket
Lacrime di Antonini
Oscar Eleni 24/03/2025

Oscar Eleni accompagnato da una volpe grigia e dal condor che governa una delle meraviglie in Patagonia, la Torre del Paine. Luogo ideale per i pentimenti all’ora della colazione, quando rinneghi tutto quello che non hai fatto nei giorni in cui la testa aveva perso la bussola seguendo tavoli di pace pieni di bombe, fanfaroni più o meno ossigenati, ascoltando il canto mai libero dei cacciatori che amano l’allenatore allo spiedo. Giorni felici per chi, dopo aver esaltato la scelta juventina di prendere Thiago Motta adesso sa benissimo perché deve far parte del coro che gorgheggia salutando il nuovo salvatore, maledicendo il signore brasiliano. Rogo stagionale dal quale sfugge Spalletti che stava per essere decapitato mentre i vendicatori misteriosi se la prendevano tanto con il figlio di Maldini oltre che con il Donnarumma appena beatificato dalla Parigi che lo aveva scomunicato tante volte.
Piangendo sulla pensione minima del pompiere Maurilio de Zolt, gioia della nostra vita professionale quando il Vanoi governava una squadra di fondisti sugli sci sottili capace di dare emozioni e stupire le renne, quelle sane del Nord, non quelle malate che ora fanno impazzire gli americani più delle uova da comprare al mercato nero. Il grande cacciatore che si allenava scavalcando frontiere pericolose e adesso canta ancora felice, magari arrampicandosi con Corona su qualche montagna rimasta pulita.
Chiedendo ospitalità nell’acqua meravigliosa alla Torre del Paine, Cile senza memorie di colonnelli, ci godiamo la festa per il Furlani che nella palestra cinese ha conquistato il mondiale indoor del salto in lungo a vent’anni. Una meraviglia, anche se i generali del nostro tormento, tanti, tantissimi leoncini del sovranismo sovrastimato, faranno fatica a capire questo talento, già confuso per l’oro nel triplo del cubano italianizzato Diaz, già alla ricerca di una risposta dall’alto comando per l’argento sui 60 della Dosso cresciuta a Rubiera e ora nel cerchio magico dei Frinolli, domandandosi perché quel ragazzo con la pelle meravigliosamente ambrata lo allena la madre senegalese, ex velocista di qualità sposata con un italiano che saltava bene in alto, turbato nello scoprire che anche lui, come la Egonu, la Sylla, altri ragazzi stupendi che con lo sport hanno trovato famiglia, patria, lavoro, hanno un motivo per sentirsi felici persino in questa Italia brontolona che si ricorda di aprire frontiere soltanto sei hai piedi e gambe buone, oltre alla testa, si capisce.
Tutti a valle per brindare con la Brignone, sapendo che la Goggia tornerà presto a graffiare, senza processare nessuno anche se ci manca la valanga azzurra degli uomini e il podio della quarantenne VONN ci convince più del PETERSON che dopo averci stregato con il suo ultimo libro vorrebbe convincerci parlando ai giovani di politica che, come diceva GRIGOLETTI, non è mai stata il suo forte, almeno vista dal nostro nido distante da quel covo.
Tormenti senili guardandosi allo specchio per il pentimento del mattino. Ci interessano i peccati personali, cercando ancora energie come Papa Francesco tornato a benedire in mezzo a gente che finge di essere preoccupata per la sua salute, mentre già pensavano a come vincere il nuovo conclave.
Tornando ai peccati personali confessiamo codardia da tastiera per aver rifiutato di scrivere qualcosa dopo la morte di Foreman. Avremmo avuto tanto da dire di quella vita tormentata e della notte dove in troppi gridavano che doveva essere ucciso dal grande Alì. Una delle veglie indimenticabili per gioie sportive tipo l’Italia-Germania in Messico dove il dualismo Mazzola-Rivera ci divertiva, come ci divertono oggi quando i due campioni vengono intervistati e con la loro ironia fingono di essere interessati davvero alle puttanate di questo secolo calcistico. Bella come quella dell’allunaggio. Eravamo davvero stregati da Cassius Clay dai tempi dell’Olimpiade romana, stavamo con lui e Angelo Dundee quando aveva cambiato nome ribellandosi alle bugie sul Vietnam molto prima che il giornalismo vero mettese in prima pagina il rapporto di McNamara. Ci piaceva Alì, ma era intrigante anche il Foreman da una botta e via, anche se eravamo stregati e tifavamo per il ragno che imprigionava nella sua rete quell’omone dal pugno di ferro.
Vigliaccheria senile che non ci ha salvato quando la gentilezza di amici e colleghi cordiali ci ha porato alla Libreria Feltrinelli per la presentazione del bel libro di Peterson e del caro Zap sull’Olimpia. Speravamo di farcela a tacere e invece via libera alle battute infelici, come ci ha detto Messina mentre gli ricordavamo Parigi. Gaffe dolorosa già ripetuta sparlando delle scarpe di gomma del Limardi, o ripetendo a Fioretti la battutaccia sul bagno francese. Serata da dimenticare, scivolando fuori dalla libreria dopo aver comperato il libro anche se il più uno del titolo è stato sfruttato anche dal cassiere al versamento dei 20 euro. Colpa nostra, sia chiaro.
Meglio nascondersi ringraziando Tavcar per aver detto con parole non tanto rosee quello che tutti pensano sulle radiocronache televisive, la tiritera capace di costringere persino la massaia di Voghera a togliere l’audio quando si sentono prese in giro, quando chi ha comperato tutte le gare di atletica dell’inverno ha brindato per aver lasciato alla RAI la diretta sapendo che in tanti avrebbero scoperto cosa vuol dire non sapere cosa dire.
Pentimenti anche dovendo giurare ancora fedeltà all’amato basket che si eccita se l’Olimpia di oggi, alla vigilia del doppio esame di spagnolo decisivo per stare nell’Eurolega che conta, fa un altro scatto in classifica togliendosi dalla spalla la scimmia della Trento dell’ex Galbiati, che sta facendo cose grandi in una bellissima società, soltanto alla fine dopo faticosi tentavi per far credere di avere in mano la partita, non il gioco, cosa che non capiterà mai perché la palla non sa dove andare, irritata da come la trattano.
Campionato che scopre la meraviglia Trapani, il grande basket in Sicilia con il presidente Antonini che piange per il primo posto in classifica, benedicendo chi gli diceva di non ascoltare la pancia quando c’era chi voleva sostituire il Repesa che preparava a suo modo il fine stagione, cercando di scoprire adesso debolezze che andavano subito curate. Ora sapendo che la Virtus s’intossica ogni volta che va in campo nell’Eurolega avvelenata, scoprendo debolezze anche nel nostro campionato, proprio nei giorni in cui Banchi torna a divertirsi nella difficile esperienza con l’Efes, ragioniamo e temiamo tanto che nell’EUROPA magari colonizzata dalla NBA preferirebbero altre squadre, magari anche quella del DUBAI dove si è rivisto ABASS nella settimana in cui OBRADOVIC ha messo in cantina un PARTIZAN inguardabile.
Fingiamo di essere eccitati perché la lotta per la retrocessione coinvolge quattro squadre se consideriamo miracolosamente salva la Napoli che battendo Scafati forse si è purificata. Certo anche in testa c’è una bella confusione e questa Tortona potrebbe davvero tener fuori dai play off una Reyer che non trova mai tutti seduti al posto giusto sui duri banchi della barca veneziana. Avanti con le pagelle, quelle sì che poi ci portano al pentimento.
10 Al Sergio TAVCAR che ci ha ricordato i tempi meravigliosi del duello catodico con il grande Giordani dalla roccaforte di Capodistria. La sua tirata d’orecchie al telebullismo di oggi ci fa sentire meno soli e lo ringraziamo per aver messo nel quintetto ideale di sempre il nostro caro Larry Bird e salvato la voce di De ROSA.
9 Alla TRAPANI nel bunker REPESA che fa piangere il presidente ANTONINI per la felicità anche se non riesce a trattenersi e deve ricordare a tutti che battere Brescia tirando 13 tiri liberi contro i 40 concessi al gioco di POETA resterà un’impresa.
8 Agli arbitri GRIGIONI, BETTINI e PEPPONI se riusciranno a spiegare al presidente ANTONINI che con il sistema difensivo di questa Trapani capiterà spesso che agli avversari vengano concessi così tanti tiri liberi. Certo ALIBEGOVIC e soci potrebbero dire che il loro attacco forse merita qualche protezione in più. Dibattito aperto.
7 Al RUZZIER che ha incantato una VIRTUS ammalata dentro. Lui con VALENTINE per rendere infernali giorni dove IVANOVIC già si chiederà se ha fatto bene ad allungare il contratto per guidare queste Vu nere che non riescono a fare squadra.
6 Al VALLI che sta vincendo una delle scommesse più difficili salvando la Napoli che aveva preso a 0 punti in classifica. Ora finga di non sentire gli elogi e resti in trincea.
5 A TRIESTE che insieme all’altra neopromossa TRAPANI sta avvisando il nostro basket che in A2 non pettinano le pecore ma creano società che, magari, curano anche i giocatori di scuola italiana. Certo TRIESTE con due tacche nobili sulla pistola come la lezione a Milano e la vittoria sulla VIRTUS ci ricorda che da quella terra sono nati tanti prodigi come direbbe RUBINI abbracciando PIERI e IELLINI, accarezzando POZZECCO.
4 Alla nostra memoria perduta per non aver mai pensato di premiare CANTÙ per la sua vittoria nella coppa Italia di A2. Lo avremmo dovuto fare pensando a Roberto ALLIEVI e al grande ALDO, certo anche a BRIENZA, pazienza se poi, appena pensi di elogiarli , loro perdono, ma BRINDISI era un campo tosto.
3 Alla VARESE che ha deciso di rendere più amara la vecchiaia di Toto BULGHERONI e del Marino ZANATTA che non ce la fa più a reggere questo stress perché le ultime volate perse vogliono dire palude retrocessione.
2 All’EUROLEGA se dovesse davvero togliere la seconda squadra italiana dal torneo più bello del basket moderno, certo più interessante del minestrone NBA che resta comunque la summa del tiro a segno più che del basket giocato. Certo la VIRTUS che sta sul fondo con BERLINO e MACCABI fa tristezza e dispiace che SHENGHELIA resti solo nell’arena.
1 A MESSINA per non averci mandato al diavolo quando abbiamo cercato di ironizzare sui tormenti di coppa perché ci è venuto il dubbio che anche lui sia ormai sfinito come questa OLIMPIA nata male, quasi peggio della VIRTUS.
0 Alla LEGA che non ci convince sui progetti per rilanciare un basket che forse sembra tornare fra gli interessi della RAI. Ora sarebbe bello riavere dirette sui canali nazionali, ma ci piacerebbe anche sapere quanto verrà investito per ricostruire un basket che al momento sogna soltanto che GALLINARI e FONTECCHIO non si stanchino troppo nel mondo da dove aspettano la convocazione.