L’abbraccio di Losanna

25 Agosto 2022 di Franco Casalini

Estratto di ‘E via… verso una nuova avventura! 1978-1990: la squadra della nostra vita‘, libro scritto da Franco Casalini con Mino Taveri (prefazione di Dino Meneghin, postfazione di Mike D’Antoni) e pubblicato da Indiscreto nel 2011.

Primo allenamento – (…) Un giorno, mentre ci cambiamo per un allenamento di pre-stagione, ovvero un quarto d’ora prima dell’inizio, mi fa: Oggi esercizi di difesa di squadra, e lo conduci tu”. Cosa? Dirmelo stamattina, che magari mi preparo un po’, no? Non crediate che glielo abbia detto però, mi sarei beccato un qualche moto di scherno o peggio. Ricordo le facce dei ragazzi quando li convocai per iniziare l’esercizio. Fortunatamente, erano di tale levatura umana che mi aiutarono ad eseguire tutti i princìpi che avevo spiegato. Vedete, il difficile non è la materia in sé, se l’hai studiata con passione. La vera difficoltà è essere credibili, ovvero spiegare le stesse cose che di solito spiegavo ai miei ragazzi a uomini del calibro e dell’esperienza di D’Antoni, Ferracini, Gianelli, Cerioni. Gente che fra NBA e Olimpiadi ne conosceva ben più di me. Eppure, tutto andò liscio: con quella gente, Peterson e i suoi ragazzi, ero proprio in una “botte de fero”, come dicono a Roma.

Segni di stanchezza –Già dopo il secondo scudetto con Pesaro (quello di Joe Barry Carroll) il coach dava segni di stanchezza, anche se non lo dava ad intendere, almeno a me. Fatto sta che il presidente, Gianmario Gabetti, mi convocò nel suo ufficio, prospettandomi la possibilità di subentrare. Nel caso, me la sarei sentita? Certo, presidente. Ma non se ne fece nulla, come è inutile ricordare. L’anno successivo, alla fine dello scudetto con la Caserta di Boscia Tanjevic e Tato Lopez, il coach si prese molto più tempo per decidere. E difatti, stavolta, il colloquio col presidente fu molto più operativo: programmi e strategie, oltre a ingaggio da capo. Passa qualche giorno, e vengo di nuovo convocato: Mi spiace, ma Dan ha cambiato idea, vuole fare un altro anno. Accetta di stare da assistente ancora?”. Sì, certo, anche se ho rifiutato un paio di offerte, ed era vero, una di queste era Reggio Emilia. “Magari, possiamo riparlare anche dell’ingaggio...”

L’abbraccio di Losanna –Ripensandoci, uno del suo carattere non avrebbe mai lasciato senza raggiungere l’ultimo obiettivo della sua carriera, quella Coppa dei Campioni sfuggitagli una volta a Bologna e due volte a Milano. Una motivazione troppo forte, e non solo per lui. E il nostro abbraccio lungo, intenso, davanti alla panchina di Losanna, quando Jamchy sbagliò il tiro da tre della vittoria alla sirena, significò tante cose. Una vittoria sospirata dai tempi di Grenoble, tanto agognata quanto difficile, per come era andata la partita; soprattutto, forse, la consapevolezza della fine di una collaborazione durata nove anni, anche se dovevamo ancora giocare i playoff di campionato. Vinto il quale, mi riconvoca Gabetti. Entrambi memori dei due colloqui precedenti, eravamo quasi in imbarazzo nel riparlare di cose già ampiamente discusse, ma stavolta il presidente non ebbe dubbi: Stia tranquillo, questa è la volta buona”. Io, per la verità, non ero ancora certo della cosa e tornai a casa con qualche perplessità. Fino a quando non suonò il telefono: era Dan. Allora, Franco, come ti senti da capo allenatore? Comunque ti senti, sappi che ora sono cazzi tuoi!”.  Ecco qua, il mio rapporto con Dan: da “Il culo che ti farai” a “Sono cazzi tuoi“. Ma in mezzo c’è tutta una vita.

Estratto di ‘E via… verso una nuova avventura! 1978-1990: la squadra della nostra vita‘, libro scritto da Franco Casalini con Mino Taveri (prefazione di Dino Meneghin, postfazione di Mike D’Antoni) e pubblicato da Indiscreto nel 2011.

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