La voce di Alison Moyet

7 Maggio 2012 di Alvaro Delmo

Alison Moyet Voice

Venticinque anni fa usciva Raindancing, secondo album solista di Alison Moyet, interprete esplosa dapprima grazie all’indimenticabile sodalizio elettronico con l’ex Depeche Mode Vince Clarke (parliamo degli Yazoo, da Only you passando per Don’t go fino a Nobody’s diary ) e quindi capace, nel giro di tre anni, di assestare alle classifiche un uno due da ko grazie agli album Alf (1984, dal suo soprannome) e, appunto, Raindancing (1987).

Eppure secondo noi non sono questi due i lavori migliori della cantante dell’Essex, anche se singoli come All cried out, Love resurection (che ci fece di fatto innamorare di lei), Invisible, Weak in the presence of beauty o Is this love? possono senz’altro meritare un posto nella hall of fame dell’epoca, e rimangono quelli di suo maggior successo commerciale.

A ben ascoltare risale infatti al 1991 la svolta importante che Alison Moyet imprime alla sua carriera con l’album Hoodoo, che sorprende un po’ tutti grazie a un look più dark in tutti i sensi (a partire dai capelli) e a un suono curato e compatto, tra brani tirati (su tutti It won’t be long, Rise e Hoodoo) e ballate d’atmosfera (This House e Wishing you were here).

Frutto della collaborazione con il produttore e musicista Pete Glenister, poi diventato una sorta di suo alter ego, Hoodoo segna di fatto per Alison Moyet un deciso salto di qualità ma anche un braccio di ferro artistico che la porta successivamente a pubblicare il sofferto Essex (1994, da rivalutare), per poi cadere in un lungo silenzio discografico fino al ritorno nel 2002 con Hometime, lavoro sofisticato, a tratti teatrale e talvolta lontano dalle atmosfere delle opere precedenti. Un album che perlomeno nel Regno Unito la riporta di nuovo al top delle classifiche.

Immutata la capacità interpretativa e la presenza scenica, Alison Moyet riprende quindi in mano il filo della sua carriera prima con un disco di cover (Voice, 2004), un’altra raccolta di inediti (The Turn, 2007) e la successiva e temporanea reunion con gli Yazoo nel 2008 con tanto di tour in giro per il mondo insieme a Vince Clarke e ristampa in un cofanetto celebrativo degli album Upstairs at Eric’s e You and me both.

A 30 anni dal suo esordio, e dopo una trasformazione evidente più nelle forme che (fortunatamente) nella sostanza artistica, sono stati dunque finora pochi, ma decisivi, gli episodi discografici di una voce (nonché autrice) che riteniamo da sempre estremamente originale e profonda, capace di lasciare il segno sia in chi ama la musica elettronica che il pop sofisticato così come le interpretazioni in chiave soul e jazz.

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