La vittoria del calcio monoetnico (più Milan B, Malcom, DAZN, Paolo Rossi, Mauro)

27 Luglio 2018 di Stefano Olivari

Il calcio multietnico è in crisi e quello monoetnico, Kean a parte, è quello del futuro? Una super-stupidaggine, che scriviamo apposta dopo la semifinale dell’Europeo Under 19 vinta dagli azzurri sulla Francia con del gran contropiede ma anche quattro giocatori iper-offensivi in campo (Zaniolo, Brignola, Kean e Capone) contemporaneamente. Una stupidaggine, però a risultato invertito avremmo letto un po’ dappertutto l’editoriale di segno opposto. Per fortuna il calcio è uno sport che dà a tutte le razze e a tutte le taglie fisiche le stesse opportunità di partenza, sarà anche per questo che è lo sport più popolare del mondo. Poi c’è chi si diverte a vedere dieci biondi sovrappeso nei primi dieci posti di un torneo di golf o dieci keniani scheletrici nei primi dieci posti dei 3000 siepi, ognuno ha i suoi gusti.

2. Le squadre B sono morte prima di nascere, non fosse altro che perché a questo mondo conta ancora di più la squadra A. Il Milan ha così salutato Marco Simone e la serie C prima ancora del via, lasciando alla sola Juventus l’onere di questa sperimentazione. Che ha secondo noi un senso, basti pensare alla tanta classe media che fatica nella fascia 19-23 anni, ma che è stata annunciata e programmata in maniera cialtrona, confidando in fallimenti e squalifiche.

3. Fra le sue tante bugie il caso Malcom contiene una grande verità: gli addetti ai lavori del calcio tengono prima di tutto ad essere considerati più furbi degli altri, per questo Monchi è impazzito quando il Barcellona ha messo le mani sul giocatore offrendo al Bordeaux 5 milioni in più rispetto alla Roma, arrivando a quota 41 (parentesi illuminante sulle dinamiche di mercato: conosciamo un intermediario che fino a poco tempo fa offriva il giocatore alla metà, con piena soddisfazione del Bordeaux). Non è nemmeno vero che Monchi non abbia partecipato ad aste, perché in una prima fase la Roma ha rilanciato e, come è ovvio, il giocatore è andato a chi ha offerto di più. Quanto al brasiliano, non è uno schiavo e fra le firme sul contratto c’è anche la sua. I tanti giuristi che hanno invocato la responsabilità precontrattuale se la prendano con Pallotta, che ha spiegato che la questione è etica, non legale. Insomma, come da tradizione stiamo parlando del nulla e di un giocatore che può esserci o non esserci, come tanti.

4. Giovedì prossimo nel Garage Italia messo in piedi da Lapo Elkann e Cracco in piazzale Accursio, a Milano, sarà presentata la stagione di DAZN e si dovrebbe quindi finalmente parlare degli altri contenuti, oltre alle 3 partite su 10 di A e alla serie B. La Liga era già quasi sicura, su Italia Oggi Claudio Plazzotta ha scritto anche di Ligue 1, Coppa di Lega inglese, Copa Libertadores, MLB ed NHL, solo per citare le cose più interessanti di un abbonamento che costerà 9,99 euro al mese. La nostra sensazione, visto che frequentiamo quasi soltanto persone interessate al calcio, è che ci sarà un grande ritorno dei gruppi di ascolto e delle partite al bar, come nell’Italia di ‘Lascia o raddoppia’.

5. Sempre in tema di stampamercato, interessante anche l’anticipazione di Francesco Velluzzi sulla Gazzetta: Paolo Rossi lascia Mediaset Premium, anche se in realtà è stata Mediaset Premium a lasciare il calcio (e a lasciare se stessa, visto che sarà inglobata da Sky), per firmare con la RAI ed essere l’opinionista di Champions League, nella trasmissione condotta da Paola Ferrari e Alberto Rimedio, visto che il mercoledì su Rai 1 ci sarà una partita in chiaro della competizione. La seconda voce per le partite della Nazionale sarà un altro fresco ex Mediaset, cioè Antonio Di Gennaro.

6. I criteri di selezione degli opinionisti sono spesso misteriosi, tranne quando un club indica espressamente chi vuole e soprattutto chi non vuole (funziona così, anche per le seconde voci delle telecronache), ma misteriosi sono anche certi addii come quello di Massimo Mauro a Sky. Poteva non essere simpatico, ma in una massa di ex più o meno grandi che non si espongono aveva il pregio di accendere le discussioni e soprattutto di non avere ambizioni da allenatore o dirigente. La linea è evidentemente quella di avere personaggi con la targa di un club (Del Piero, Vialli, Bergomi, Cambiasso, Costacurta, Ambrosini) ma non percepiti come fastidiosi dai tifosi delle altre squadre. Che poi dicano cose interessanti è un dettaglio.

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