La Virtus Bologna che nemmeno ci prova

23 Maggio 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla fossa delle Aleutine, confine fra placche, dove l’Ottobre Rosso del Sean Connery russificato, ma lituano nel personaggio, venne preso in consegna da mister Ryan e dagli Stati Uniti. Era un sottomarino ad azione silenziosa. Ecco, l’Emporio Armani è proprio questo sottomarino atomico per il campionato italiano: se può marciare silenziosamente, senza interventi esterni su chi e quanto gioca, su chi e quando deve lavorare in palestra, allora non esiste avversaria che possa spaventarla al meglio delle sette partite, quelle che si giocheranno in semifinale e finale. Ma non è di Milano che volete sentire gli elogi: era scritto, lo sanno i sassi, persino in Lega qualcuno ha capito che esiste davvero differenza se fai squadre con mezzo milione di euro e altre con venti milioni. Chiusa qui, anche se è curioso scoprire certe reazioni a pessimi arbitraggi accusando Milano di avere troppo potere come si faceva ieri con Siena. È storia dello sport professionistico moderno. Poche volte hanno vinto i meno ricchi, mai i più poveri. Nel calcio, nella NBA, nell’hockey, nello stesso rugby che non molto tempo fa viveva nel finto dilettantismo prima di pagare bene e giustamente tanti lividi.

Fuori una. La Virtus Bologna costruita con pochissimo, luce rinnovata in una città che ha fatto storia e vuole continuare a farla nello sport, cominciando dal basket. Ci siamo già tolti il cappello davanti a Villalta, Alessandro “Massimo” Quintiliano Crovetti, la Fondazione rinata con idee interessanti, il presidente è lo stesso della LNP dove davvero senti rinascere un certo tipo di basket e associazionismo, il Valli uscito da esperienze durissime con qualche gallone in più, la squadra tecnica, fortunatamente riconfermata, il giovane Fontecchio che il Gallo padre presenterà al draft NBA per ritirarlo, fortunatamente, subito dopo, il Ray che con lo zio di Modena sembra capire quello che gli sfuggiva magari a Roma o dove si presentava dicendo “io sono”. Complimenti a Cuccarolo perché è stato in campo in serie A, non lo pensavamo davvero. Buona scuola Treviso, bella testa, una compagna giusta, bellissime le sue borse create con tomaie di vecchi palloni da basket, volontà.

Detto questo ora alla Fondazione, a Villalta si chiede di alzare davvero l’asticella considerando che l’anno prossimo non ci sarà un meno due da rimontare, ma ci saranno comunque le ventimila leghe sotto il mare dell’atomica Armani. Raddoppiare almeno il budget e fare bene attenzione ai rinnovi. Ci vuole gente affamata e leggere che sarà difficile tenere Okaro White diventa sollievo: la Virtus la sposi, la vivi, la senti, oppure meglio cercare altrove. Esiste gente che può far diventare migliore questa Granarolo. Migliore nella testa. Già. Le partite contro Milano ci hanno lasciato perplessi, come del resto tutte quelle in cui le avversarie dei campioni vanno in campo divise a metà: il gruppo America con la faccia di chi è pronto alla sfida, anche se è meno bravo, più leggero, quindi poco disponibile a vivere nella trincea con i “compagni che sanno” e sono pronti a rinunciare alle cose che danno fama, per cercare quelle che posson farti sopravvivere. Una frattura che all’Emporio piace, che Banchi cavalca bene, perché lui ha dovuto pensarci molto mentre veniva eliminato dalle sedici di eurolega.

Ora non cerchiamo allenatori maghi, non vogliamo beatificare le trentasei difese del Dadone Lombardi, perché trentaquattro di quelle erano fumo negli occhi, ma almeno costringere i migliori a non vivere di logica. La Virtus era sotto in ogni confronto fra i quintetti, non parliamo dei cambi. Giocarla come ha fatto al Forum e a Casalecchio ha voluto dire spianare la strada al furore dei gatti di Armani. Siamo convinti, lo giurano tantissimi allenatori del passato, il Peterson della uno tre uno, tanto per fare un bell’esempio, che esistono trappole psicologiche capaci di mandare in tilt i più bravi. Chiedete a Cardaioli, se potesse Rubini vi racconterebbe delle madonne tirate contro i grandissimi Bonali, Formigli, Costanzo, Fava, insomma c’è stato un periodo in cui la tattica distingueva le squadre e spesso creava sorprese. Il Bariviera furioso di questa maturità piena di rancore e recriminazioni quando vuol parlare male di Rubini, chiodo fisso, di Gamba, chiodo che resta sulla sua croce per l’esclusione dalle Olimpiadi argentate di Mosca, spiega sempre che Nikolic e Primo erano dei veri maestri nel preparare una partita mentre il Principe cercava nella testa e nel cuore, ma non era così sprovveduto da non sapere e se capiva di essere inferiore come conoscenza allora dava tutto lo spazio al Gamba che studiava tanto per lui, le risposte che poi ebbe spesso con successo, molto spesso cari Barabba della storia.

Ora non se ne discute più. Bucci e le sue zone mascherate, Bianchini e le sue trappole piscologiche, ripetono in ogni convegno che questo basket superomologato è diventato scontato e spesso noioso. Esistono difese che fanno perdere il ritmo anche ai più bravi. Non le abbiamo viste applicate dalla Virtus. Certo è difficile convincere gente che si sente prestata a basket inferiori a pensare collettivo, a lavorare per migliorare, ma qualcosa andava fatto. Voi direte: e allora come è riuscita Sassari a sconfiggere Milano per tre volte in due anni quando c’era in palio una coppa? Chiedere a Banchi il motivo dei flop, ma non veniteci a dire che questa Sassari che abbiamo visto sbatacchiata in eurolega, spesso messa a nudo in campionato, è la stessa che ha cavalcato al Forum, a Desio. Ci sono passaggi misteriosi dove il super-io rompe tutto e la rivelazione Trento ha trovato queste debolezze in molte presunte grandi del campionato, cadendo nello stesso momento in cui i suoi MVP si sono guardati le piume. Quando Milano si è accorta che il bene personale era il male comune ha cercato di sterzare, un po’ tardi, ma ora è un lupo in mezzo a troppi agnelli. Vedremo cosa studierà Recalcati se dovesse eliminare prima Cantù e poi quello che resterà di Reggio-Brindisi le miss dalle unghie fragili. Al momento le avversarie dei detentori fanno tutte la figura di un peso leggero contro Dempsey e non sembra esserci un cavallo come Seabiscuit nel nostro basket per battere stalloni come gli Ammiragli della Guerra sportiva ingaggiati da Milano che può persino tenere in panchina Gigli, non utilizzare James, fingere di aver recuperato Kleiza.

Chiusura dalla fossa fra Alaska e Russia leggendo il nuovo numero di BASKET MAGAZINE. Bravo l’editore Galanda, avete presente Jack Frusciante di Azzurra, della grande EFFE, brava la redazione ed i collaboratori. Senza i soldi della Lega e la protezione dei potenti, state facendo un bel prodotto. Ai lettori l’ardua sentenza, ma in questo bosco mediatico senti subito la differenza passando alla pineta dei sogni alla foresta dei piccoli barbablu che al progresso preferiscono il ricatto e infatti in ogni palazzo si è prigionieri dell’esosità di chi organizza gli eventi senza garantire nulla. Sarà anche un basket visibile, cari legaioli, ma molto scivoloso. Qualcuno si è preoccupato, all’inizio dell’anno, di risolvere il problema condizionamento dell’aria visto che si giocherà almeno fino al 20 giugno? Figurarsi.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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