Ti ricordi Renzo Villa?

25 Settembre 2013 di Indiscreto

Ti ricordi quella sera

Renzo Villa è stato uno dei padri della televisione privata italiana. Mancato nel dicembre 2010, ha lasciato ai posteri una interessante biografia, intitolata Ti ricordi quella sera?, scritta insieme alla figlia Roberta e arricchita da materiale iconografico, nella quale narra nel dettaglio diversi episodi di un’epoca irripetibile e lontana non solo anagraficamente da quelle successive. Qui di seguito ve ne riportiamo il prologo in cui Villa racconta la serata di inaugurazione di Antennatre Lombardia (diventata poi Antenna 3), la storica emittente da lui fondata con l’aiuto di Enzo Tortora, rivelatasi poi trampolino di lancio e rilancio per molti volti dello spettacolo italiano.

3 novembre 1977. Legnano, via per Busto 15, ore 20.30. Dalle regie video, audio e luci situate sotto agli spalti di quello che sarebbe diventato uno dei più famosi studi televisivi d’Italia, si levò ad un tratto il primo vagito. Non certo quello di un bimbo, al quale potremmo pensare, ma quello benaugurante e di vago sapore francese: “Meno tre, meno due, meno uno e – in un botto finale – merda!!!”. L’impianto audio dello Studio Uno non era ancora collegato, ma nessuna delle 1.300 persone che lo gremivano all’inverosimile se lo perse. Sono passati tanti anni e questo augurio viene tuttora usato all’inizio di ogni trasmissione. Io l’ho sempre considerato il coperchio messo sulla pentola che da un momento all’altro avrebbe cominciato a bollire.

Il lavoro di preparazione era stato lungo e febbrile. Nessuno dei massimi responsabili i quella che sarebbe stata l’emittente televisiva Antennatre era andato in vacanza. Enzo Tortora, che nei preparativi era coadiuvato dalla sua segretaria Gigliola Barbieri, nonché dalle segretarie Maurizia Castiglioni e Nunzia Scandaliato di Antennatre, usava una catinella rossa con l’acqua per rinfrescarsi i piedi durante il caldo estivo. In quel periodo Enzo era perplesso, per la grandezza dello Studio Uno. “Renzo – mi diceva spesso – davvero non hai dubbi circa la reale possibilità di riempirlo?”. Non so quanto le mie rassicurazioni in merito potessero tranquillizzarlo.

Avevamo scritto diverse lettere firmate da entrambi. Lui si rivolgeva a molti suoi amici artisti, e li invitava a far parte del “momento” forse irripetibile. Io, da parte mia, ero impegnatissimo per tutta l’attività inerente la parte tecnica, il mutuo e il leasing, concessoci tramite la Barclay, nonché con il disegno e la progettazione dei nuovi studi. Tutto questo lo facevo anche grazie all’aiuto di Gino Malferrari, un collaboratore dell’imprenditore Giuseppe Mancini di Busto Arsizio, e di Livia Marmonti. Con il grande amico Angelo Costanza – futuro responsabile della pubblicità – mi ero inoltre dedicato ai contratti pubblicitari per le prime tre serate, trascorrendo molto tempo in riunioni fiume incredibilmente onerose dal punto di vista dell’impegno. Ricordo un incontro con la maggiore organizzazione del settore pubblicitario, appartenente al gruppo Oscar Maestro, cominciato alle 7.00 e terminato alle 21.00.

Avevo conosciuto Costanza, allora operatore diplomato IBM, fondando una compagnia teatrale ENARS (Ente Nazionale Acli Ricreazione Sociale). Tra i tanti amici e collaboratori con i quali ho avuto modo di allacciare i rapporti per Angelo credo di dover spendere qualche parola in più: lui ha dato a me più di quanto io abbia dato a lui. Ma ho delle scusanti delle quali parlerò in seguito. Tutto questo era solo la centesima parte di quella che era stata la preparazione per il lancio di Antennatre. La prima immagine reale teletrasmessa, quella sera, fu invece la mia apparizione dal cancello dell’emittente: avanzavo verso l’entrata Studio, dove mi attendevano Enzo Tortora, il Sindaco di Legnano e la legnanese Monica Limido – che sarebbe poi stata la mia collaboratrice per diverse edizioni del Bingooo. In quell’occasione feci l’annuncio ufficiale della nascita dell’iniziativa, e presentai il contenuto delle tre serate inaugurali. Il lancio dell’emittente, infatti, era caratterizzato da “tanta carne al fuoco”: tre diverse serate con tre diversi registi (Davide Rampello, Cino Tortorella e Beppe Recchia) tre conduttori (Ettore Andenna, Lucio Flauto ed Enzo Tortora), musicisti e ospiti vari, il tutto coordinato da quel grandissimo genio che era un altro regista e capo-tecnico, Enzo Gatta.

Per quanto concerne la prima serata – grande, grande, grande idea di Enzo Tortora – il momento clou era rappresentato dal ritorno sul ring di un celeberrimo campione di boxe, dopo l’abbandono definitivo avvenuto sette anni prima: Sandro Mazzinghi. Ciò aveva creato una notevole curiosità, sia da parte di un pubblico “generico”, più interessato alla nascita di un’emittente e dalla possibilità di vedere dal vivo uno studio televisivo, ma anche di tanti e tanti sportivi italiani. L’effetto mediatico di questa notizia era visibile in prima pagina su ben 27 quotidiani dell’epoca. Io, da buon amministratore, cominciavo a fare i calcoli: sapevo che il contratto unico stipulato con la concessionaria di pubblicità avrebbe permesso, al massimo, di coprire la quinta parte delle spese previste per le tre serate. Mi ero chiesto quindi quanto mi sarebbe costato il lancio, così importante per noi, dell’emittente stessa. Sono certo che se avessimo dovuto pagare anche la pubblicità sui giornali, avrei speso dieci volte di più (benedetto Enzo!).

Ciò che poteva al momento considerarsi un Business Plan molto, ma molto, approssimativo, consisteva nel calcolo delle spese totali per terreno, studi, attrezzature tecniche, impianti di ripresa , regie audio e video, sistema antincendio, progettazione degli spazi ecc… Il tutto superava i 6 miliardi di lire! Noi avevamo a disposizione solo 700 milioni che però, non comprendevano le spese per il personale, per la pulizia, il riscaldamento… Insomma: bisognava trovare il modo di raccogliere molte risorse in più! Impresa certamente non facile. Mi vennero delle idee per il sostegno commerciale dell’iniziativa e, fortunatamente, funzionarono.

Sul fondo dello Studio Uno, alcune impalcature – simili ai ponteggi utilizzati per la costruzione delle case – erano l’unico e intelligente motivo scenografico. Sopra queste impalcature erano esposti dei semplici manifesti, quasi esclusivamente di importantissime marche di liquori e articoli sportivi. Non parlerò della mia emozione di quella sera, perché emozione sarebbe un termine inesatto. Chiamiamola più precisamente tensione, una tensione che ruppe ogni argine non appena Enzo Tortora, dopo il mio discorso introduttivo, ne fece un altro, augurando a questa nuova iniziativa il massimo successo possibile, e disse il fatidico “Signori, possiamo entrare!”. Ci accolse un’ovazione, e forse dire ovazione è dire poco.

A fare il successo di un’emittente concorrono tante cose: le idee ben realizzate, gli artisti, e, non ultimo, il pubblico. Ma queste sono solo le prime. Per una televisione commerciale a carattere locale come la nostra, molto importante era anche il collegamento con un territorio ricco di attività imprenditoriali in forte sviluppo e, quindi, molto interessate a dare visibilità ai propri prodotti . Il bacino d’utenza coperto dall’emittente produceva, allora, un terzo del PIL nazionale. In parole povere: una Antennatre a Roma non avrebbe funzionato altrettanto bene.

Inoltre avevamo la necessità oggettiva di godere di un ampio parcheggio. Ne aveva uno la maxi Standa situata davanti agli Studi. Strinsi pertanto un accordo per poterne usufruire la notte, quando il supermercato era chiuso. Per ottenere la licenza era stato anche fondamentale attestare la vicinanza dei principali servizi: ospedale, polizia, aeroporto… Insomma, sulla carta gli ingredienti c’erano tutti. Su un regolare ring posto davanti agli spalti, c’era il comitato sportivo (poiché si trattava di una vera gara, riconosciuta dagli organismi ufficiali) e anche tanti e tanti volti noti. Ne citerò qualcuno, chiedendo inevitabilmente scusa agli altri: Cochi e Renato, Amanda Lear, Loredana Bertè, Bruno Lauzi, Nino Benvenuti, Edy Campagnoli.

Non essendo sportivo, mi è estremamente difficile anche solo tentare una sorta di ricordo della competizione. Erano sette anni, ripeto, che il nostro “campionissimo” non si cimentava sul ring, quindi le probabilità di battere l’avversario Dave Adkins erano date al 50%. Per chi non lo ricordasse, il match fu vinto ai punti proprio da Mazzinghi. E, per onore di verità assoluta, in molti dissero che l’arbitro era stato leggermente parziale a suo favore. Prima dell’incontro vennero trasmesse le immagini della pesatura dei due campioni (effettuata al mattino): durante quei minuti, io coglievo, nelle occhiate che si lanciavano i contendenti da una parte all’altra dello Studio, la voglia di impressionare. Tra una ripresa e l’altra, la classica immagine americana di una bellissima ragazza in shorts e maglietta (Monica Limido), che mostrava il cartello con il numero della ripresa. E per i meno sportivi? In un locale notturno di Milano, situato in piazza Diaz, avevo conosciuto il ventriloquo René Luden, con il suo partner di pezza. Nacque così l’idea di introdurre subito un intermezzo comico: Edy Campagnoli – già annunciatrice di Lascia o Raddoppia – fu chiamata sul palcoscenico (il ring) insieme a un simpaticissimo Nino Benvenuti. René Luden si mise in mezzo ai due, e li prese per mano contemporaneamente, invitandoli a muovere la bocca ogni qualvolta avessero sentito stringere la propria mano. Chiaramente lui aveva preparato un dialogo comico tra i due, che risultava poi estremamente esilarante, dato che Edy Campagnoli parlava con un tono di voce maschile e bassissimo, mentre Nino Benvenuti parlava con voce altissima e femminile: era una risata unica a ogni battuta. Colsi in quel momento lo sguardo di Enzo Tortora entusiasta, che diceva: “Che bello!”.

Solo in quel momento ebbi la percezione che quell’“omnibus” avrebbe presto preso una velocità da direttissimo. Era fatta? Troppo presto per dirlo, ma tutto lo faceva pensare.

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