La stagione dei Golden State Warriors

26 Dicembre 2020 di Indiscreto

I Golden State Warriors 2014-2019 sono stati la squadra di pallacanestro più bella da vedere di tutti i tempi, in attacco ed in difesa: anche noi nostalgici a volte ci arrendiamo all’evidenza del presente. Per questo la nostra mentalità italiana, quella che apprezza il sangue della lotta per la salvezza, non riesce ad accettare la logica NBA dell’anno di transizione, che dopo sole due partite è già chiara per una squadra che non avrà Klay Thompson fino al 2021-2022 ma che sulla carta non è così male e che va ovviamente rivista con il rientro di Draymond Green: con lui almeno il primo turno dei playoff dovrebbe essere garantito.

Certo è che non è un problema di stelle, ma soprattutto di comprimari: ci ha fatto male vedere Steph Curry che ieri, durante i time out nel massacro subito dai Bucks (prima c’era stato quello con i Nets), si batteva il cuore invitando a non sbracare gente con faccia scazzata. Come è possibile che Andrew Wiggins guadagni 30 milioni di dollari l’anno? E soprattutto, che Kelly Oubre non sappia giocare a pallacanestro, al di là di qualche salto ignorante? Non parliamo di oggetti misteriosi, ma di gente scelta molto in alto (Wiggins addirittura alla numero 1, nel 2014) e che è nella NBA da diversi anni. Siccome Kerr comprende la materia più di tutti noi messi insieme, è chiaro che in queste ex promesse ha visto il potenziale giusto per migliorare e saldarsi l’anno prossimo a Curry-Thompson-Green sani ma soprattutto a uno Wiseman che sembra abbia margini immensi, da David Robinson ma con il tiro da tre. Ma sì, esageriamo.

Insomma, a livello di primi quattro o cinque siamo sicuri che Golden State si riprenderà, ma vediamo un abisso fra i gregari di oggi ed i vari Barnes (Harrison e Matt), Livingston, Speights, Barbosa, Ezeli, Rush, Clark, Pachulia, West, McGee, Young e altri che dimentichiamo (non Iguodala, che gregario non è). Nessuno di loro un genio del basket, ma tutti con la testa giusta, in quel dato momento della loro vita, per fare le cose giuste. Fra le varie domande sulla NBA attuale (Nash è un maestro? È un predestinato?) dopo la maratona di Natale con partite a senso unico tranne quella di Miami, che concluderemo fra poco con Lakers-Mavs registrata, sapendo già il risultato, ci rimane giusto la speranza che Curry non concluda la sua carriera (ha 32 anni) in un contesto perdente.

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