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Calcio

La squadraccia di Di Gennaro

Stefano Olivari 30/11/2018

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Dovrebbe chiedere scusa, Antonio Di Gennaro: non per avere definito ‘squadraccia’ l’Inter in un fuori onda al termine del primo tempo della partita con il Tottenham, ma per non avere detto ai milioni di telespettatori, durante la telecronaca per così dire ufficiale, che la squadra di Spalletti stava giocando da cani, non riusciva a tenere un pallone e fino a quel momento nemmeno ad uscire dalla sua tre quarti di campo, mettendo Skriniar e De Vrij sempre uno contro uno contro attaccanti che per fortuna dell’Inter non erano Messi o Cristiano Ronaldo. La seconda voce RAI non è stata peggio di tanti suoi colleghi, comunque, limitandosi a seguire le solite due regole: 1) Bisogna sempre tifare o fingere di tifare per le squadre italiane; 2) Mai criticare in maniera diretta gli addetti ai lavori.

Entrambe le regole hanno l’obbiettivo del quieto vivere e della preservazione del posto di lavoro o della collaborazione, ma la prima è come marketing palesemente assurda perché i tifosi contro e gli indifferenti sono sempre di più dei tifosi pro. Vale per l’Inter e a maggior ragione per la Juventus, ma anche per squadre con un bacino di utenza quasi solo locale come Roma e Napoli: difficile che fuori dal loro circondario generino simpatia o antipatia, per questo telecronache culturalmente oneste sarebbero in questi casi ancora più gradite. La seconda regola è da puri uomini di calcio, perché il Di Gennaro della situazione essendo stato giocatore sa perfettamente cosa pensino dei commentatori i protagonisti del gioco. Senza contare il fatto che alcuni club possono fartela pagare, per il potere dei loro dirigenti o semplicemente per la capacità di mobilitare masse twittanti contro chi osa criticare. Personalmente, nel nostro piccolo, abbiamo avuto più problemi di lavoro le poche volte in cui abbiamo scritto un giudizio calcisticamente pesante (del tipo ‘Questo attaccante farebbe fatica in serie B’) ma sostenibile con argomentazioni rispetto alle tante volte in cui abbiamo prodotto notizie poi rivelatesi infondate. Dai e dai, una certa mentalità ti rimane dentro senza più bisogno di minacce.

Va detto che gli interisti che se la sono presa con Di Gennaro non sono stati tantissimi, ma comunque sufficienti a generare le sue ridicole scuse: “Il termine ‘squadraccia’ non era riferito all’Inter ma ad una precisa domanda che mi aveva fatto il collega. Prima di rientrare in collegamento, sulla squadra del mio ex allenatore Terim, ancora sconfitta in Russia. Mi dispiace per il disguido. Non mi permetterei mai. Soprattutto per i tanti tifosi nerazzurri”. Ma sì, gli abbonati RAI che tifano per il Galatasaray in fondo sono pochi… Conclusione? Ci sarebbero i numeri per avere commenti autorevoli e duri almeno sulle partite di calcio, ma inseguendo la tranquillità si continua a trattare il pubblico come una massa di deficienti. A volte a ragione, a volte no.

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